|
A distanza di cinque anni dalla prima data romana, la seconda visita in Italia della band di Kevin Barnes suona come una festa di vernice psichedelica, coriandoli sparsi un po’ ovunque nel proseguo della serata che ha visto gli Of Montreal protagonisti di uno tra i migliori concerti organizzati sul palco del Circolo. Abituati come sono a far capolinea nei festival internazionali di mezzo mondo, vederli suonare in un club più o meno stretto la metà della loro intera strumentazione ha dello stupefacente, se non altro per il modo che la band di Athens ha di pilotare lo spettacolo al quale, volenti o nolenti, c’è da soccombere comunque a partire dalle prime note.
Ad ammirarli sul palco sempre loro, in otto, sprigionano un’autorevolezza, con quel codice psycho-glam ormai insito nel loro suono, davvero inimmaginabile e provocatoriamente non-sense. Canzoni che si piegano, arzigogolano e si assemblano in elementi neo-prog decostruiti in mille direzioni diverse, e Kevin che fa il guitto assecondato da una band compatta e da un chitarrista perfetto per la sua parte, Bryan Pool Helium. La confusione da intonare e le armonie da rumoreggiare sembrano non essere ancora finite per un gruppo di matrice sostanzialmente alt-pop che negli anni ha saputo trovare nel songwriting e nell’impostazione degli arrangiamenti una connotazione stilistica più che personale e identificativa. Le idee presenti nei brani, infatti, non solo sono molte a livello quantitativo ma soprattutto godono di una grande ricchezza nel senso della qualità e dell’efficacia.
Non stupisce, quindi, che proprio nella totalità della performance, i live degli Of Montreal recuperano la loro espressione artistica più importante. Evocazione, nostalgia, bellezza e gioia: in due semplici parole, il visivo e il verbale si stringono la mano nei novanta minuti di concerto. L’eccentricità dei costumi frantuma la disposizione morale (che pur c’è) dei pezzi, le figure del teatro kabuki sono il sollievo a “mezzo tempo” di una ribellione psicologica, una bizzarria autorizzata, un carnevale di tutti i giorni che simula le stranezze dell’umanità raccontate nel linguaggio di Barnes medesimo. L’elaborazione delle strutture mitiche, gli ‘onnegata’ uomo-donna, la danza e gli effetti psichedelici delle proiezioni sincronizzate allo stage-set sono la perfetta riproposizione visiva dei pezzi in scaletta, dai classici che movimentano il pubblico a quelli più riusciti e funky dell’ultimo Paralytic Stalks. Azzeccate sono le scelte che portano a recuperare i migliori brani di Hissing Fauna, Are You The Destroyer? e Skeletal Lamping. Una vera e propria ovazione segue a pezzi come Heimdalsgate Like A Promethean Curse, Requiem For O.M.M.2, Nonpareil Of Favor, She’s A Rejector e Gronlandic Edit. Spogliarello e falsetti omo-erotici completati su Id Engager, il tutto con grande carica ed entusiasmo. Mitologie pop e overdrive in odor di Sixties, Bowie e il glamrock tirato all’ennesima potenza nella plasticità del rituale avventista delle ultime produzioni. I freschi rifacimenti di Gelid Ascent, Spiteful Intervention, Slave Translator, Ye Renew The Plaintiff vengono riesaminati in chiave più sperimentale e diventano la dimostrazione su campo di una squadra che ha superato il rischio di trasformarsi in cliché costruendo una propria specifica e solida identità.
L’unico rammarico potrebbe ricadere sulla scelta della location per una band che, oramai, necessita per inventiva, rappresentazione e strumentazione di palchi più “ariosi”, ma che soprattutto dovrebbero essere proporzionati alla spettacolarità proposta nei loro live. Indubbia è però la consapevolezza di aver assistito a un concerto ben organizzato, più che rodato, strumentalmente impeccabile e adeguatamente dadaista nei limiti dello spazio. Questione di professionalità, originalità e competenza tecnica ovviamente rinviabili ai componenti tutti degli Of Montreal.
SETLIST:
Gelid Ascent Spiteful Intervention Requiem for O.M.M.2 Wintered Debts Ye, Renew The Plaintiff Malefic Dowery Dour Percantage We Will Commit Wolf Murder She’s A Rejector Nonpareil Of Favor Suffer For Fashion Heimdalsgate Like A Promethean Curse Bunny Ain’t No Kind Of Rider Slave Translator Authentic Pyrrhic Remission II A Sentence Of Sorts In Kongsvinger
ENCORE:
Gallery Piece WIcked Wisdon Id Engager Gronlandic Edit
Articolo del
07/05/2012 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|