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Noa ha un fisico esile, un’eleganza semplice ed innata, una grazia innocente e potente, e un sorriso e uno sguardo che sono pieni di entusiasmo e di vita. Mentre canta trasmette tutto questo con uno slancio sincero e travolgente che comunica attraverso una gestualità e una voce che hanno il calore profondo di un abbraccio.
‘In Israele la situazione non è buona. Quando sono triste e infelice chiudo gli occhi e penso all'Italia’ confida Noa al pubblico del Filarmonico, ‘e penso al bello, alla musica e all’arte’. Poi continua ‘So che voi che siete qui non vedete tutto questo, ma io ringrazio il Fondo per l’Ambiente che la protegge’. Si esprime in modo incisivo, Noa, come se volesse imprimere in ogni parola che pronuncia, in un italiano fluente e ricco di sfumature, il sincero e accorato omaggio all’Italia, che sente come seconda casa. Per tale ragione si presta entusiasta a cantare all’evento del Fai per la tutela e promozione dell’immenso patrimonio artistico della nostra penisola. Il suo essere artista è la conseguenza di una profonda urgenza delle persone dall’indole passionale, di chi vive profondamente la dimensione dell’incontro e dello scambio e la sua musica diventa strumento di esperienza e di avvicinamento che coinvolge profondamente. Nella sua musica ritroviamo il lato leggero e spensierato della vita e dell’amore assieme a quello drammatico della separazione e della morte, uniti in un tessuto artistico estremamente omogeneo. Narra la vita, in ogni sua declinazione, la condivide e cerca di sfruttare la musica come catalizzatore di energie positive e volano di riflessione. Soprattutto per la promozione della pace tra i popoli, della promozione della dignità umana e del rispetto della natura. La sua musica racchiude in sé l’esperienza dei migranti che per tre volte ha vissuto la sua famiglia in fuga prima dallo Yemen ad Israele, poi da Israele agli Usa e infine dagli Usa ad Israele. Di queste continue partenze, fatte di lacerazioni e nuove scoperte, troviamo un ricco intreccio di generi musicali e lingue, che nei live rendono il concerto un vero e proprio spettacolo.
Al Filarmonico propone una scaletta molto ricca per quasi due ore di concerto no-stop seguito da due toccanti bis. E’ accompagnata musicalmente da Gil Dor, virtuoso della chitarra col quale condivide un ventennale sodalizio artistico, e dal partenopeo Solis String Quartet che aggiungono alla sua performance calda ed emozionante, la rotondità della grande tecnica. Dagli archetti degli strumenti a corde si vede in controluce la pece che vola nell’aria; Noa in una semplice eleganza, vestita di nero, tra le prime canzoni propone una bellissima Child Of Man, nella quale la chitarra di Gil Dor offre un concerto nel concerto. ‘Siamo molto onorati di essere qui stasera in questa bellissima città’ dice introducendo Shalom shalom al cui augurio di pace si unisce il pubblico cantando il ritornello e battendo le mani. Dopo le note vivaci propone alcuni brani tratti dall’ultimo album Noapolis. In particolare resta alla mente la potenza dell’arrangiamento di Era de maggio, Fenesta Vascia, I te vurria vasà, Alla fiera di Mastro Andrè. In particolare Santa Lucia luntana, di grande impatto perché ricorda la sua famiglia, e nella quale molti possono ritrovare le proprie famiglie migranti del secolo scorso. Il momento più lirico e profondo, però, lo regala con una canzone tradizionale yemenita che le cantava sua nonna; parla drammaticamente di una donna che vuole rompere le catene della tradizione e della società per essere libera. La dedica a tutte le donne ‘che anche oggi devono lottare per difendere i loro diritti’. Non è accompagnata qui da musicisti: canta, danza, suona le percussioni e il suo stesso corpo diventa strumento. Le percussioni sul petto, dalla parte del cuore, fanno vibrare la voce in gola facendole assumere un colore particolare che rende il brano, se possibile, ancora più intenso. Tutto il pubblico si immerge in quel clima con la cantautrice che danza accompagnandosi con percussioni, tamburelli, piccoli strumenti a fiato. Qui davvero Noa offre il meglio di sé. Forse in questo momento si coglie più profondamente che, nella sua narrazione musicale, c’è un qualcosa che viene da lontano, una nostalgia, un anelito che affascina e accomuna tutto il genere umano. Per questo con la sua musica, nei numerosi generi che tocca, dal jazz alla canzone della tradizione popolare e nei numerosi idiomi che usa, canta il ritmo e il dramma della vita, la malinconia e la poesia, la purezza e il dolore, la diversità e la bellezza, il sarcasmo e la profondità della gente.
Il tempo a disposizione scorre via veloce; nei due lunghi bis regala Beautiful That Way tratto dal film La vita è bella e l’Ave Maria di Gounod che interpreta raccolta in sé, ad occhi chiusi, dondolandosi avanti indietro, concludendo in un amen ad libitum emozionante. Un concerto pieno di sfumature artistiche, culturali, linguistiche e religione dove non si avverte alcuna differenza ma che esalta la vita. Il Fai non poteva pensare ad un migliore omaggio per la promozione del nostro patrimonio.
Articolo del
13/05/2012 -
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