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Il rock’n’roll chiama e Roma risponde “Presente”. Jon Spencer manda sold out il Circolo degli Artisti. Non è sabato, in cui è facile fare i botti, bensì un mercoledì. Una simile risposta di pubblico, con la venue piena come un uovo ed almeno un centinaio di altre persone rimaste fuori sperando di accaparrarsi qualche accredito lasciato scoperto, hanno una valenza speciale, questi e molti altri indizi danno l’idea che quello di stasera sia giustamente da considerare un vero e proprio evento.
C’è una sana eccitazione nell’aria, JSBE non è certo una band hype o inflazionata nelle radio, va da sé quindi che la caratura degli spettatori sia da considerarsi di livello decisamente alto, di questi tempi mi sarei aspettato poco più che quattro gatti, invece sono piacevolmente sorpreso nel riscontrare questa risposta in termini di affluenza. Non è un caso nemmeno che l’approccio e lo stile di questo power-trio siano a dir poco “d’altri tempi”, pochissimi fronzoli, una concretezza ed un impatto spaventosi. L’arcinota Sweet ‘N’ Sour, giocata come carta d’apertura, da già l’idea di quanto alla band interessi molto poco dei cliché. Non esiste scaletta, tuttavia si percepisce anche che non tutto è improvvisato, ma la Blues Explosion suona a memoria, come mi dirà il chitarrista Judah Bauer dopo il concerto: “Non è tutto totalmente selvaggio ed affidato al caso, ci sarebbero più di settanta pezzi che potremmo fare, però facciamo i più spinti, perché è giusto così...” Il concetto di “tutto quello che è giusto fare” è rappresentato in ogni sua forma da questa band, che con un semplice cenno di intesa con lo sguardo, un riff o un cambio di tempo della batteria, sa già cosa fare e dove andare a parare, frutto della grande esperienza, intesa e preparazione che contraddistingue il trio, prima ancora del loro approccio imprevedibile al palco. Non che servisse appurarsene, ma la conferma che quelli che sono sul palco non sono certo tre scapestrati qualunque si ha anche da una serie di chicche stilistiche e strumentali, Jon Spencer fa rievocazioni zeppeliniane con un theremin che, insieme alla sua voce “megafonata” e compressa, dà un tocco ancora più acido alla miscela esplosiva somministrata dal trio. Bauer invece si presenta con una coppia di amplificatori messa in stereo, nella quale il Fender è destinato ai suoni puliti, mentre il Vox da vita a quelli distorti, suonando all’unisono, una tecnica che si permettono solo i grandi.
Poche chiacchiere tra un pezzo e l’altro, anche perché come già detto molti sono legati tra loro, oppure inframezzati da improvvisazioni blues gradevolissime. Nonostante lo stato di trance che rapisce Jon Spencer e i suoi Blues Explosion, l’interazione col pubblico non lascia a desiderare, Jon chiama cori in stile “botta e risposta”, alla “ariariarioh” in Blues Brothers per capirci ed invoca a gran voce ripetute ovazioni per i suoi due amici e colleghi.
Tre tipi alla mano, nonostante siano gente che ha fatto la storia e magari non se ne è nemmeno resa conto, tra un drink e l’altro, molti dei quali trangugiati proprio insieme ai fan. Oppure a non essersi resa conto del potenziale dei JSBE è la maggior parte della gente, esclusi i presenti al Circolo degli Artisti che, finita l’esibizione durata una concretissima novantina di minuti, lascia la sala col sorriso stampato in faccia, come se avesse visto una rock band di punta degli anni 70.
Articolo del
17/05/2012 -
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