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Dopo la pubblicazione di Lulu, album doppio firmato da Lou Reed e dai Metallica, c’era molta attesa per la performance teatrale della stessa opera, che si basa su un capolavoro assoluto della Germania espressionista. Il testo originale nasce dall’unione di due opere: Lo Spirito della Terra del 1895 e Il vaso di Pandora del 1904, entrambe scritte da Benjamin Franklin Wedekind, uno scrittore anti-borghese, acerrimo nemico di quel particolare aspetto dell’ipocrisia sociale che metteva al bando qualsiasi riferimento esplicito alla sessualità. All’epoca della sua prima pubblicazione infatti Lulu non ottenne il visto della censura e il testo sarà diffuso molto più tardi.
Arriva qui a Spoleto una rivisitazione dell’opera ideata da Robert Wilson, geniale regista americano che - dopo aver affidato a Lou Reed la stesura dei brani e delle musiche dell’opera - si avvale dei Berliner Ensemble per la messa in scena della stessa. La compagnia teatrale fondata da Bertolt Brecht aveva già collaborato con Bob Wilson in occasione delle rappresentazioni de L’opera da tre soldi di Bertolt Brecht e dei Sonetti di William Shakespeare, adesso si è dedicata interamente a questo nuovo lavoro, un’opera gigantesca che racconta la drammatica ascesa sociale di Lulu, una creatura nata per “provocare sventura per sedurre, per adescare e per uccidere, senza traccia lasciare”. L’eroina femminile messa in musica da Lou Reed non si discosta poi molto da quella Femme Fatale cantata dai Velvet Underground e ben rappresentata dalla bravissima Angela Winkler che interpreta Lulu. L’opera è recitata in tedesco, ma non mancano parti in inglese o citazioni in italiano, affidate ad uno dei tanti amanti di Lulu, destinato ad una brutta fine. Il teatro prevede dei sopratitoli in italiano che aiutano a decifrare i dialoghi, serrati, drammatici, talvolta grotteschi, mai banali. Le musiche vengono eseguite dal vivo da cinque componenti dei Berliner Ensemble e accompagnano i momenti più salienti dell’opera. Per chi ha già ascoltato il disco, la versione teatrale di composizioni come Fustration, Dragon, The View, Mistress Dread e Junior Dad manca dell’impatto metallico assicurato dalle chitarre elettriche dei Metallica. Ciò nonostante frammenti di un heavy metal di avanguardia, essenziale e scarno, perennemente distorto, infiammano i singoli momenti della rappresentazione e danno linfa vitale ai dialoghi sulla scena: “Vorrei ucciderti puttana senza sentimenti / ma anche io adoro i tuoi occhi/ Vorrei farti del male/ Ma tu sei più di quanto io possa permettermi / Sposami, voglio che tu diventi mia moglie”. Desiderio sessuale e morte, amore insoddisfatto e voglia di possedere, comunque pressati dalla fine, che è ineluttabile, come la libertà di Lulu, giovane fioraia che “rovina il sistema nervoso di un giovane sano”. Schwarz, il pittore, dice di lei: “Da quando ho te, non ho più niente. Ho perso del tutto il senso di me stesso”. Gli uomini, i tanti uomini di Lulu: Goll, un medico, Schon, il marito, Alwa, il figlio del marito sono degli “animali addomesticati” in confronto a lei, Lulu, la serpe che umilia le fantasie più audaci. “Hai un’anima?” Non lo so” “Hai già amato?” Non lo so”. E’ sempre Lulu che comanda il gioco, sferzate metalliche accompagnano la disperazione di uomini deboli, fragili, che non sanno, non possono fare a meno di lei. Frustrazione, rabbia, senso di impotenza affliggono i personaggi maschili dell’opera: "Perchè mi inganni?/ Perché io inganno te? Perchè inganno me stesso?” Neanche la vendetta è possibile “Voglio vedere il tuo suicidio / Voglio vedere il fallimento della tua vita dominata dalla razionalità”. Vince sempre Lulu: “Non ho morale/ adoro il giovane angelo che presiede al desiderio/ Tutto il resto mi annoia".
Ci sono molte altre composizioni scritte da Lou Reed all’interno della rappresentazione teatrale di Bob Wilson. A sorpresa riconosciamo A Gift, Sunday Morning, Leave Me Alone, Vicious Circle e City Lights, brani di repertorio che comunque si adattano a perfezione ai dialoghi sulla scena. In particolare ci soffermiamo su I Remember You, un rock and roll che spezza la drammaticità dell’opera, che guarda con una certa autoironia certi aspetti della passione amorosa e che ricorda molto The Time Warp del Rocky Horror Picture Show. Dura poco però: tornano le allucinazioni di Dragon che qui diventa Caring: "Non te ne importa niente/ L’amore per te non esiste/ Credevo mi stessi ascoltando/ Era solo una allucinazione/ Siamo dei peoni/ siamo come dei servi/ oggetti di poco conto con cui scopare di tanto in tanto/ Le mie attenzioni per te sono l’idiozia di un idiota/ Non esiste nessuno per te/ Aspettarti ancora / pensare a te/ è soltanto un altro modo per morire”. Ma si avvicina la fine e con essa la morte di Lulu che diventerà vittima delle stesse forze che suscita. Dopo aver vissuto a Parigi, si trasferisce a Londra e viene uccisa da Jack lo Squartatore in uno slum dell’East End.
La forza espressiva dei personaggi disegnati da Bob Wilson , la luce bianca accecante e la scenografia essenziale delle scene, fanno in modo che Lulu conservi una sua dimensione melodrammatica e al tempo stesso rinasca sotto una forma minimale, decisamente più moderna. Costumi, musiche e scene - insieme alla bravura dei Berliner - contribuiscono nel dare ritmo alla storia, senso ai dialoghi, voce all’anelito di libertà di Lulu che si avvale delle stesse armi con cui gli uomini hanno disegnato il mondo per corromperli e portarli alla disperazione. Una geisha giapponese, dalla pelle bianca, così sensuale e al tempo stesso fredda e distante. Tanto Lulu appare cinica e determinata quanto gli uomini che le ruotano intorno appaiono consapevoli del loro triste destino: “Essere ingannato da una ragazza come te, mi rende dieci volte più felice che essere sinceramente amato da un’altra donna”.
Da sottolineare infine l’interpretazione di Iced Honey, affidata ad una bravissima Anke Engelsmann, attrice che interpreta Martha, una contessa che ha una relazione piuttosto ambigua con Lulu. Ebbene, la sua voce ricorda molto da vicino quella di Nico, la compianta vocalist dei Velvet Underground. Il cerchio si chiude, la magia si è compiuta: ogni singolo momento di Lulu scava nell’animo dei presenti e si ritaglia uno spazio indelebile.
Articolo del
07/07/2012 -
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