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dEUS
dEUS live @ "Roma Vintage", Parco San Sebastiano - Roma, 05 luglio 2012
Roma
05/07/2012
di
Claudio Biffi
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Era uno dei concerti più attesi nel cartellone della rassegna estiva “Roma vintage” e di fatto non ha tradito le aspettative dei tanti estimatori della band belga che sanno di come nelle performance live sia capace di tirare fuori il meglio dal suo repertorio ormai ventennale. Serata calda al punto giusto da tutti i punti di vista, a Roma non ci facciamo mancare niente in questo periodo, e in effetti l’appuntamento richiama molti cultori della buona musica rock a riempire il parco San Sebastiano. Ai Masoko, band romana del circuito indie, tocca il compito di aprire la serata e con l’occasione presentano il loro nuovo lavoro “Le Vostre Speranze non Saranno Deluse”, una miscela di pop ben calibrato con spiccate tendenze alla elettro wave anni ’80 a cui la band ha sempre fatto riferimento, un set preciso e diretto che dimostra l’abitudine di Davide De Leonardis e soci di avere una buona esperienza live alle spalle.
Alle 22.30 in punto parte la cavalcata rock dei dEUS sulle note di The Architect un brano electro funk dichiaratamente retrò che però serve a Tom Barman, vero mattatore della serata, per far capire al pubblico che il concerto sarà ben più caldo della temperatura afosa di questo luglio romano. Insieme alla formazione rinnovata che dal 2005 lo accompagna, Klaas Janzoons (polistrumentista), Stéphane Misseghers (batteria), Alan Gevaert (basso) e Mauro Pawlowski (chitarra solista), l’eclettico frontman prende subito possesso del palco e della platea e come si suol dire ‘piazza la botta’ con l’epica Constant Now dal controverso ‘Keep You Close’ dello scorso anno per poi cavalcare le onde della west coast con Sirens e qui siamo già all’attuale ‘Following Sea’ da poco pubblicato e che la farà, assieme al precedente disco, da padrone per l’intera set list del concerto. Non mancano i richiami al passato più acid rock di quella che fu definita una delle migliori sorprese non anglosassoni degli anni ’90, una versione europea alla stregua del fenomeno delle band canadesi del nuovo millennio che con l’introduzione di strumenti più consoni alla musica sinfonica sono riusciti a rinvigorire lo stereotipo classico del rock di matrice americana.
E allora non c’è esempio migliore di Instant Street che con una partenza melodica e con in sottofondo l’ukulele elettrico di Klaas Janzoons, ci culla fino all’esplosione in crescendo che lo stridore delle chitarre avvolge e impatta la platea creando un muro di suono che solo la scarsezza dell’impianto acustico, ahimè, non rende merito alla bravura dei musicisti. Mi piacerebbe prima o poi assistere ad un concerto in cui si riescano a sentire in maniera limpida i suoni distinti delle chitarre e non un melting pot di rumori che sembrano provenire dai macchinari di un acciaieria. E allora via, si prosegue sulle note di If You Don’t Get What You Want da ‘Pocket Revolution’, siamo sulla stessa lunghezza d’onda dei Jane’s Addiction e degli Afghan Whigs, questi sono i dEUS che ci aspettavamo e Tom Barman con sapiente lucidità tira fuori dal cilindro i suoi cavalli di battaglia fatti di puro rock’n’roll. Ma sul più bello torna l’onda lunga del nuovo corso cinematico della band con il nuovissimo Quatre Mains, che mi fa rivivere la visione del film “Viaggio Allucinante” dove una micro astronave viaggia all’interno del corpo umano sballottata a destra e sinistra dai globuli rossi, un plot perfetto come colonna sonora, insistente e circolare con narrazione in francese a fare da base narrante. Sulla stessa onda musicale si alternano Hidden Wounds, Ghost e Keep You Close dove sono i toni melodici e la voce di Barman a farla da padrone supportati da Klaas Janzoons con archi e xilofono e dalla vena rock della chitarra di Mauro Pawlowski. Le emozioni si accavallano sulle note orchestrali del nuovo corso della band ma rimango dell’idea che i dEUS funzionino meglio quando si avvicinano ai Nine Inch Nails (Sun Ra) più che ai Prefab Sprout (Sister Dew) o ai Red Hot Chilli Peppers (Girls Keep Drinking) e alla fine non possiamo che esultare alla calata d’assi che Barman e soci fanno per noi con in sequenza la citata Sun Ra ipnotica e inquieta e questa sì un viaggio allucinante nei paradisi sintetici del rock e a seguire Suds and Soda che manda letteralmente in delirio il pubblico alzando di parecchio la temperatura per poi portarla alla ‘lacrimuccia’ con la ballad malinconica Hotellounge (“E’ così difficile tenere il sogno vivo”) fatta apposta per lo scoccare della mezzanotte e per i saluti finali della band: “Ci hanno detto che dobbiamo finire qui” e tante grazie al Comune e alle sue regole d’altri tempi.
Set List The Architect (VantagePoint) Constant Now (Keep You Close) Sirens (Following Sea) Instant Street (The Ideal Crash) If You Don’t Get What You Want (Pocket Revolution) Quatre Mains (Following Sea) Hidden Wounds (Following Sea) Ghost (Keep You Close) Keep You Close (Keep You Close) Sister Dew (The Ideal Crash) Little Arithmetics (In A Bar Under The Sea) Girls Keep Drinking (Following Sea) Sun Ra (Pocket Revolution) Suds & Soda (Worst Case Scenario) Encore: Hotellounge (Worst Case Scenario)
Articolo del
08/07/2012 -
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