Sharon Jones & The Dap-Kings Sharon Jones & The Dap-Kings live @ SuperSanto's a San Lorenzo Estate - Roma, 13 luglio 2012 Roma  13/07/2012 di Fabrizio Biffi

Confesso la mia ignoranza. La scoperta di Sharon Jones è per me piuttosto recente, merito di uno zapping serale invernale e annoiato quando l’ho pizzicata in un fortunato Dave Letterman Show esibirsi sulle note di The Game Gets Old. In realtà, Sharon Jones e i Dap-Kings sono un patrimonio acquisito della musica da molti anni, anche se sotto questo binomio sono usciti cinque album dal 2002 all’ultimo Soul Time! del 2011.
L’occasione di vederli dal vivo a due passi da casa è da circoletto rosso sul calendario, nonostante la feroce concomitanza dei tanti concerti che stanno riempiendo un’estate romana di tutto rispetto.

La cornice dell’apparizione romana della cantante americana e del suo raffinatissimo ensamble (i Dap-Kings vantano nella loro bacheca la registrazione in studio di 6/11 dei pezzi di Back To Black insieme alla compianta Amy Winehouse più svariate collaborazioni trasversali) è quella Piazza del Verano che non esita a ondeggiare istintivamente sotto le sollecitazioni di un soul furioso e disciplinato che ha incantato i vivi (e i morti).
Il clichè su cui si muove lo show della Jones è solo apparentemente legato a quella tradizione dei grandi cantanti americani a cui verrebbe naturale il richiamo. Troppo facile relegare Sharon Jones e i Dap-Kings alla naturale tradizione del Rhythm & Blues e del Soul targato USA; o meglio, la sua esibizione dal vivo è stata l’occasione per apprezzare come nel piatto panorama dei revival ci sia ancora la possibilità di trovare degli spazi per rivitalizzare ed entusiasmare formule musicali per troppo tempo monopolizzate dai miti storici (vedi Tina Turner, Aretha Franklin, James Brown).
Perché Sharon Jones non sarà una velina ma è potente e divertente, vitale e trascinante. Introdotta da un abile crescendo dei Dap-Kings e delle due coriste che individualmente potrebbero dare la pista a tante mezze voci dell’hit parade patinata, la Jones è salita sul palco consapevole di avere davanti un pubblico vergine, una platea estiva pronta per essere fomentata da cento minuti di Northern Soul versione ventunesimo secolo.

Quando c’è il cuore e la tecnica ogni commento potrebbe diventare superfluo. Basterebbero due righe per sancire il piacere di aver ballato senza sosta al cospetto di una band e di una cantante da cinque stelle su cinque. Ritmica, fiati e chitarre si sono alternati senza sbavature, non ricordo un solo o una ridondanza per l’intera durata dell’esibizione. Una volta tanto, anche grazie a Dave Letterman, ho colto l’attimo e mi sono gustato una good thing al momento giusto.
Grazie Sharon e onore ai Dap-Kings.