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Il programma della serata prevedeva l’opening act di Troy “Trombone Shorty” Andrews che, con la sua band Orleans Avenue, per un’ora ha intrattenuto il pubblico che lentamente riempiva il parterre con una simpatica e ritmatissima session di ottimo jazz-funk, terminando in piedi sulle transenne sotto il palco con le braccia al cielo. Di li a poco, gli uomini del service, capitanati da un omino con barba modello ZZ Top, hanno velocemente smontato e riallestito la strumentazione e la scenografia black & white per Lenny Kravitz che alle 22.01 ha fatto il suo ingresso sul palco sulle note di un canto che ricordava i gospel nei campi di cotone.
Con i suoi occhialoni da sole neri, pantaloni succinti, canotta e gilet strappato, è partito carico da subito e non ha disatteso le aspettative delle sue fan e la sua fama di sex-symbol. Inizia con Come On Get It e Always On The Run e subito ringrazia il pubblico per essere li, con un “thank you so much – grazzii Roma” e ammette di essere molto felice di essere qui in questo “beautiful, gorgeus, historical place”. Ringrazia inoltre il “suo amico” Trombone Shorty per essere venuto fin da New Orleans e spera che il pubblico lo abbia gradito. Nel frattempo la schitarrata iniziale di American Woman sancisce l’inizio vero del concerto e fa scaldare il pubblico, al quale al termine dice “Questa notte è per voi, cantate questa con me” per annunciare la romantica It Ain’t Over ‘Til It’s Over seguita da Mr. Cab Driver, dove si esibisce in un balletto provocante prima davanti alle casse e poi in coppia con il trombettista. Segue un assolo strumentale che lui accompagna saltellando qua e là per il palco, passando da tutti i componenti della band, suonando il tamburello. La setlist prevede poi una serie di brani un po’ più soft (se così si può dire), con Black And White America, che dà il titolo all’ultimo album ed è decisamente una bella canzone eseguita con grande passione; Fields Of Joy, accompagnata dal flauto traverso, melodica e rock al tempo stesso; Stand By My Woman, ballad eseguita con un ottimo sax e il palco completamente blu, e Believe, con la chitarra acustica. Ora però è il momento di far risalire un po’ di ritmo e allora chiede a tutto il pubblico “Can you stand?” e parte (manco a dirlo) Stand. Ne approfitta per scendere le scalette ed andare a salutare il pubblico sotto il palco, guardando i cartelli qua e là e mostrando di apprezzare l’affetto che riceve. Il tempo di risalire e si va in crescendo con Rock Star City Life e Where Are We Running, dove ormai il pubblico salta senza tregua. A questo punto non ci sono più barriere, lui salta avanti e indietro e si muove come sa fare, carica tutto il pubblico e sfodera il massimo per gli ultimi brani in programma, Fly Away e Are You Gonna Go My Way. Anche nelle tribune non c’è rimasto proprio nessuno seduto e fermo, e in pochi si rendono conto che il concerto sta per finire sull’assolo del batterista che, seriamente, sembra posseduto e viene incitato da tutti, sopra e sotto il palco.
Lenny e la sua band lasciano il palco con grande sorpresa del pubblico che reagisce come ad un risveglio brusco da un sogno bellissimo: appena si riprendono, cominciano ad incitarlo e a chiamarlo fuori per un bis. Ci vogliono diversi minuti prima che lui e gli altri riappaiano da dietro le quinte. Lenny prende il microfono e saluta e ringrazia, nota uno striscione che cita la canzone I Belong To You (Ti appartengo, ndr) e alla ragazza che lo tiene chiede “davvero mi appartieni?” Così ne accenna qualche strofa. Poi scende di nuovo sotto il palco, stavolta seguito passo passo dagli uomini della security che vigilano sui fan che cercano di toccarlo, e quando torna su presenta ad uno ad uno i componenti della sua band. Finalmente invita il pubblico a cantare tutti insieme l’ultimo pezzo, Let Love Rule, perchè “il mondo ne ha bisogno”. Alla fine del pezzo, mentre canta, instancabile, prende la via delle scalette e, sempre seguito dalla security, comincia una lunghissima passeggiata per salutare da vicino tutto il pubblico, salendo sulle tribune, passando in mezzo ad alcuni settori a lato del parterre, stringendo mani e salutando mentre vocalizza con la collaborazione di tutti il ritornello “let love rule”. Prima di tornare sul palco passa anche dall’altro lato a salutare, stavolta da lontano, la piccola tribuna stampa. Si ricongiunge con la band e a fine canzone termina con i saluti e scappa via.
Davvero un concerto ad alti ritmi, con un’ottima alternanza di suoni prima melodici e poi rock. Lui non si è risparmiato e nonostante le quasi due ore di show alla fine sembrava che potesse continuare ancora a intrattenere (e intrattenersi) ballando e cantando. Alla bellezza di 48 anni compiuti, un fisico invidiabile (e molto apprezzato dalle fan), e una decina di album di successo sulle spalle, questo “ragazzo” ha ancora un sacco di strada davanti...
Articolo del
20/07/2012 -
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