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Volete farvi una cavalcata musicale tra gli stereotipi musicali anglosassoni degli ultimi quarant’anni? Allora non dovete assolutamente perdervi un concerto dei Kasabian! Dico questo perché ieri sera è apparso chiaro sin dall’inizio che la banda di Tom Meighan e Sergio Pizzorno, tanto per fare i nomi dei due personaggi più rappresentativi della band a ben vedere dall’abbigliamento e dalle acconciature dei fan presenti al concerto, aveva intenzione di proporre nell’ora e mezza di esibizione.
Forti di quattro album alle spalle prodotti negli ultimi dieci anni, hanno interpretato al meglio quello che i circa 13mila fan si aspettavano questa sera, una sequenza ben ordinata con tutti i loro successi che alla fine accontentano gran parte del pubblico proprio in virtù del saper pescare bene nella storia del rock britannico e tutto sommato lo sanno fare bene perché hanno presenza scenica e musicalmente sono ben supportati. Voglio tentare un paragone azzardato, i Kasabian stanno alla musica come Tarantino al cinema, tutti e due hanno creato un proprio stile ma hanno saccheggiato gli archivi a più non posso e la conferma l’ho avuta implicitamente quando è partita la cover di Misrilou di Dick Dale And His Del-Tones guarda caso contenuta proprio in Pulp Fiction, un pezzo anni ’60 con origini greche, forti influenze arabeggianti e considerato una delle pietre miliari per la nascita del surf rock. E in effetti la serata è un continuo ‘surfare’ tra canzoni e stili musicali diversi ma con una forte linea comune, la forma canzone segue un refrain classico e viene data in pasto alla platea che apprezza e partecipa calorosamente.
La partenza è al fulmicotone con in sequenza Days Are Forgotten, Shoot The Runner e Velociraptor! eseguite con forte impatto musicale e visivo, le luci sono di un monocolore acceso per ogni brano alternate da strobo sulla platea e fasci di luce puntati verso il cielo a cui ogni tanto volge lo sguardo l’istrionico Meighan facendosi il segno della croce come in una sorta di fusione estatica-psichedelica. La sensazione è di un set ben rodato e in effetti ricalca quasi del tutto la registrazione del "Kasabian Live!" da poco uscito e registrato in un esibizione londinese con il supporto onstage di Jay Mehler alla chitarra, Gary Alesbrook alla tromba e Ben Kealey alle tastiere e sintetizzatore. Scorrono fluide, tra l’entusiasmo dei presenti, Underdog, la celebrativa Where Did All The Love Go?, la cinematica Let’s Roll Just Like We Used To, Man Of Simple Pleasure, l’elogio alla psichedelia ID e la spaziale Take Aim con Tom Meighan che la fa da protagonista, saltando da una parte all’altra del palco, dialogando con i suoi musicisti e con il pubblico e mettendo in luce le sue ottime qualità vocali oltre che sceniche, prima di sparire e lasciare la scena all’amico Sergio che si esibisce in una cover dei Korgis Everybody’s Got To Learn Sometime pezzone pop dei primi anni ’80 che mette in luce le non eccelse qualità vocali del chitarrista ma permette al frontman di ricaricarsi e tornare più agguerrito di prima.
La temperatura all’interno del ‘sambodromo’ delle Capannelle è al punto giusto e allora si ricomincia con Club Foot, Re-Wired e Fast Fuse dove emergono i chiari influssi degli Zeppelin periodo orientale, i riverberi degli Stone Roses e la psichedelia degli Happy Mondays, un trittico tirato e ben suonato dove si fanno valere anche i poco citati Chris Edwards al basso e Ian Matthews alla batteria.Ormai nelle prime file si poga allegramente e la band capisce che è il momento di colpire al cuore i fan, così dopo l’omaggio citato all’inizio con la cover di Misrilou partono la ballad romantica Goodbye Kiss e la trascinante L.S.F., il parterre benché sudato e coperto di polvere salta a comando ed è in totale adorazione di Tom Meighan che alla fine del brano si inginocchia, saluta e sparisce dietro le quinte assieme alla band.
Passano alcuni minuti e come previsto i Kasabian tornano sul palco per la chiusura del set e come d’incanto si materializza il fantasma del produttore hip hop e genio dell’elettronica pura Dan The Automator, che ha collaborato con la band nel 2009 per la produzione di West Ryder Pauper Lunatic Asylum e il concerto si trasforma in un rave party psichedelico. Tra un'esplosione di luci e suoni si susseguono Switchblade Smile, Vlad The Impaler e Fire allungata a dovere per coinvolgere il pubblico nell’ultimo sforzo celebrativo collettivo. Le luci improvvisamente si ammorbidiscono, la band saluta ed esce di scena ma non è così per il vero protagonista della serata, Tom Meighan, che di fronte al suo pubblico intona acapella il ritornello di She Loves You, omaggio definitivo alla band da cui tutto partì.
Articolo del
23/07/2012 -
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