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L’appuntamento con il ritorno all’Auditorium di Patti Smith è di quelli da non mancare. Eravamo qui cinque anni fa nel 2007, l’abbiamo riascoltata poi a Firenze, nel trentennale dello storico concerto del 1979, e in tante altre occasioni ancora, perché lei, Patti, è innamorata dell’Italia da sempre. Un amore ricambiato che ci procura sempre nuove ragioni per far rivivere un rito che non stanca mai, per soddisfare la nostra sete di rock and roll. Dobbiamo proprio a lei, Patti Smith la prima straordinaria fusione fra la poesia della “beat generation” e il rock elettrico. Patti da giovane a New York si è nutrita dei libri di Rimbaud e dell’amicizia di poeti quali Allen Ginsberg e Gregory Corso, ha infarcito i suoi reading letterari con le note della chitarra di Lenny Kaye, che ancora oggi è parte della tour band che l’accompagna sul palco. Patti oggi ha 65 anni, ma non se ne accorge nessuno: si muove con agilità e naturalezza sulla scena, asseconda con la sua danza l’onda delle sue creazioni poetiche e musicali. In tour c’è Jackson Smith, suo figlio, seconda chitarra, ma ci sono anche Tony Shanahan, che si alterna al basso e alle tastiere e ritroviamo come sempre Jay Dee Daugherty. alla batteria.
L’occasione è la presentazione dal vivo dei brani tratti da Banga, il nuovo album, uscito ai primi di giugno, ma in realtà ogni esibizione di Patti Smith è una celebrazione di quella poetica di pace, musica e amore che si fece strada in U.S.A. sul finire degli anni Sessanta e che trova ancora in lei una testimone entusiasta, incurante delle nuove tendenze e delle mode. Si comincia con una rock ballad piacevolmente andante e influenzata dal reggae intitolata Redondo Beach, inserita su Horses, lo storico album d’esordio di Patti, nel 1975. Seguono le note incalzanti del basso elettrico di Dancing Barefoot ed è allora che Patti si accorge della distanza che la separa dal suo pubblico. Cerca di estendere al massimo il filo del microfono, approfitta dei passaggi solo strumentali per raggiungere le prime file, vuole annullare qualsiasi separazione fra pubblico e artista, vuole stringere tutti in un abbraccio. This Is The Girl è una slow ballad inserita sul nuovo album scritta per ricordare Amy Winehouse, che lei non conosceva personalmente, ma di cui aveva una grande considerazione come interprete di musica soul. Seguono April Fool, il nuovo singolo, e Fuji-san, un brano dedicato al popolo giapponese sconvolto dallo tsunami. Ecco che arriva una splendida versione, volutamente intima, scarna ed essenziale di Free Money, il cui crescendo elettrico, così serrato e sferzante, ci ricorda l’anima Punk della Sacerdotessa del Rock. Segue, a sorpresa, Distant Fingers, una ballata lenta e sognante, tratta da Radio Ethiopia, un pezzo che quasi mai viene eseguito dal vivo. Patti spiega che “questa è la serata giusta per recuperare questo brano” e noi ci sentiamo tutti più giovani di trenta anni.
Il crescendo ritmico di My Blakean Year ci riporta alla Patti Smith visionaria, artista estrema e carica di un’energia vitale. La stessa forza che la spinge a scagliarsi a gran voce contro l’orrendo crimine commesso in un cinema di Denver, un massacro di innocenti reso possibile dal semplice fatto che è ancora possibile per chiunque in America comprare armi. Ritroviamo in questo frangente una Patti Smith profetica che grida contro la mancanza di leggi che possano mettere fine a tanta violenza. Il diluvio psichedelico delle chitarre di Nine ha un valore catartico, un pezzo lunghissimo con una intensa sezione strumentale che permette a Patti - piegata sulla sua chitarra elettrica - di dare sfogo alla sua rabbia. Una ragazza balla solitaria sotto il palco, mentre tutto il resto del pubblico resta seduto. Patti Smith la vede, lascia Lenny Kaye e la band sulle note di citazione garage punk che vanno da Born To Lose a Pushing Too Hard, la raggiunge, si siede accanto a lei e poi danza tra la folla che li ha in parte raggiunti. Impossibile restare seduti: si rompono gli equilibri, la struttura rigida dell’Auditorium a volte sembra inadatta a fronteggiare emergenze connesse al furore del rock and roll, che male sopporta limitazioni e confini di ogni ordine e grado. Arriva Maria, tratta da Banga, una canzone dedicata a Maria Schneider, che fu attrice di Michelangelo Antonioni su Professione Reporter.
Il concerto raggiunge il suo climax con le esecuzioni in rapida successione di Pissing In The River e Because The Night, il pezzo scritto insieme a Bruce Springsteen, che ha avuto così tanto successo in Italia. Lei stessa, Patti sembra sorpresa dell’affetto del pubblico che canta con lei il ritornello della canzone. Negli Stati Uniti per lei non è la stessa cosa, è stata in fretta dimenticata dai mass media, messa da parte, come figura appartenente ad un’epoca superata, che non esiste più. Qui in Europa fortunatamente non è così ed è ancora un piacere sentirla citare Emergency, l’organizzazione umanitaria guidata da Gino Strada e dedicare all’impegno di tutti quei volontari Peaceable Kingdom, una bellissima slow ballad, delicata e sognante, tratta da Trampin’, un disco del 2004. Ma è di nuovo tempo di rock and roll ed eccolo che arriva con una trascinante interpretazione di Gloria, un brano che coinvolge tutto il pubblico, numeroso e festante, impegnato a scandire a gran voce il titolo della ben nota canzone. In un frastuono assordante di chitarre lei si inginocchia verso la platea, prega il Signore, ringrazia, si dona interamente alla sua gente.
Dopo una breve pausa, Patti Smith torna sul palco per eseguire Banga, la title track del nuovo album, un brano semplice, ma al tempo stesso potente, una canzone ispirata al nome del cane di Ponzio Pilato su Il Maestro e Margherita di Bulgakov, un pezzo che gira intorno ad un solo accordo di chitarra, alla portata di tutti quindi, l’ideale per codificare il linguaggio universale del Rock And Roll. La serata si conclude con People Have The Power, un brano che non manca mai nella set list di Patti, il pezzo che racchiude la sua poetica che è insieme rivoluzionaria ed ascetica, ribelle e fortemente spirituale.
Un concerto che ti regala una sensazione di pienezza, che accende la speranza, per merito di una giovane donna che non ha mai smesso di credere e di sognare e che - attraverso la sua stessa vita - ci ha mostrato che è possibile realizzare i nostri sogni. Basta volerlo per davvero e soprattutto essere liberi dentro, unico e solo baluardo contro le sciagure che il mondo non smette di consegnarci. Un anelito di libertà e di un rock and roll alto e sublime, gridato verso il Cielo.
SET LIST
Redondo Beach Dancing Barefoot This Is The Girl April Fool Fuji-san Free Money Distant Fingers My Blakean Year Nine Maria Pissing In The River Because The Night Peaceable Kingdom Gloria
Encore
Banga People Have The Power
Articolo del
26/07/2012 -
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