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I Subsonica sono tra le creature più esplorate e vivisezionate del panorama musicale italiano. Da quindici anni si muovono in lungo e in largo producendo musica tagliente, reinventando il loro repertorio e, da qualche anno, sono anche usciti dai confini nazionali ricevendo il giusto tributo in Europa. Il loro ritorno a Roma è l’ennesima occasione per richiamare a raccolta il fedele pubblico che in questi tre lustri, oltre ad aver ingrossato notevolmente le fila, si aspetta sempre da un loro concerto di poter vibrare tra il vecchio e il nuovo repertorio del gruppo torinese.
Fatta la premessa, mi avvio verso l’Ippodromo delle Capannelle dopo che per tutta la giornata mi è ronzata in testa una sola canzone dei subsonici: Ratto. Una volta tanto Facebook può essere una prova valida a sostegno di quelli che nei libri dell’orrore e di fantascienza vengono definiti oscuri presagi: a futura memoria prima di uscire mi posto la versione live di Ratto sul profilo. E appena si spengono le luci, partono le note di Ratto... Il tour estivo dei Subsonica è diverso, nella scaletta, dalle ultime ripetute apparizioni dal vivo del gruppo che quest’anno è passato per Roma già tre volte, inclusa l’apparizione al Concerto del Primo Maggio. E’ proprio Samuel, il cantante, a sottolineare la voglia di celebrare questo quindicennio di storia riesumando, almeno nella prima parte del concerto, pezzi che raramente il gruppo ha suonato dal vivo. Per gli amanti fedeli del quintetto, è una ghiotta occasione. Dopo il presagio di Ratto, scorrono tra le luci e le suggestioni di inizio concerto, Veleno, Corpo a corpo, Perfezioni, Il diluvio. Una menzione speciale al primo singolo Istantanee che più di ogni altro evidenzia il contrasto tra i Subsonica prima maniera e quello che oggi è il nuovo corso più votato ad una elettronica tagliente ed incalzante.
Dopo aver rimescolato le carte con un inizio a sorpresa, i Subsonica cedono alla tentazione estiva di tornare sui binari più tradizionali, quelli dei pezzi storici, dando in pasto alle migliaia di mani sempre alzate del pubblico di Capannelle una serie finale di hit storiche che sono il loro patrimonio genetico. Si succedono in rapida serie Nuova ossessione, Up Patriots To Arms (la cover di Franco Battiato)Discolabirinto, Strade, Tutti i miei sbagli e, a chiudere, Aurora sogna.
Ormai si dà per scontato il tasso tecnico e la grande adattabilità compositiva ed artistica di questo gruppo che, in quindici anni, ha spesso tracciato ed anticipato alcuni confini del mondo musicale nostrano troppo spesso ancorato ai vecchi schemi di un dualismo tra la tradizione dei cantautori e i tentativi di affermare un modo tutto italiano di fare musica rock. I Subsonica sono altro. E, nonostante, li si possa criticare per una eccessiva deriva technocratica, rimane intatta da quindici anni quell’energia che riescono a trasmettere dal momento che si accendono le luci su un palco di un loro concerto.
Articolo del
04/08/2012 -
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