|
A volte i miti ritornano, ma in condizioni pessime. Dopo una giornata passata a decidere se andare o no al concerto di Tricky, causa previsioni atmosferiche terrorizzanti poi risoltesi in un buffo soffio di vento senza la benché minima precipitazione, ci facciamo forza scegliendo la direzione per Villa Ada. Arrivati alle 22.30 troviamo anche il tempo per un kebab con una birra media, tanto di gruppi spalla non ne sono previsti e tutta l’attenzione è proiettata verso sua maestà Tricky.
Alle 22.57, tanto per essere precisi, partono le prime note di questo attesissimo live e (ci) si apre un mondo, di dubbi. Iniziamo dal solito problema dell’acustica che costringe i bassi al soffocamento più becero, l’impianto non ce la fa proprio a fare il suo dovere né a sostenere la mole di suono necessaria per far decollare il set. È come se tutto passasse attraverso le tanto osannate pentole vendute su uno di quei canali privati, una cosa veramente agghiacciante. Ma ciò che affossa davvero il live è proprio, l’ex ormai, enfant prodige che appare del tutto assente, fiacco, completamente dissociato dal concerto e senza energie. Se non ci fossero i giovani musicisti (molto accademici nell’esecuzione dei brani) e Francesca Belmont alla voce (che per altro perde clamorosamente la sfida con la corista precedente) sarebbe come assistere in diretta a un disastro preannunciato, contro cui ci si sente impotenti e con le mani legate. Dei primi quaranta minuti di live ricordiamo solo una sonnolenza impietosa, un concerto narcolettico e inattivo. Niente carne al fuoco, nessuna spinta emotiva, tanto che per destarsi da questo torpore l’unica soluzione è citare Aces Of Spades dei Motorhead (sigh!). Tricky(no), visto lo spessore assottigliato dell’artista, è praticamente inesistente. Quando canta pronuncia le parole a metà, non fa neanche lo sforzo di ripetere una strofa affidandosi ai vari loop e echi. Fa il piacione atteggiandosi a sciamano impegnato in una danza artritica, ma lo fa in modo svogliato e a metà concerto, cosa che si ripeterà più volte, invita una trentina di persone sul palco, che vanno avanti e indietro senza un vero motivo urlando abbracciando il loro idolo e fotografandolo. Un’operazione questa alquanto discutibile e paracula, che di questi tempi non farebbe neanche Anna Tatangelo.
A questo punto sprofondiamo nello sconforto più totale perchè erano anni che non assistevamo a un funerale in cui è lo stesso morituro a dirigere le danze. Per correttezza c’è da dire che il pubblico, forse per opera di autocovincimento a fronte dei 18 euro spesi, lo osanna ballando e battendo le mani, ma niente di ciò che lo rese grande è più presente, ormai è solo un ricordo avvolto in una cortina di fumo, forse lo stesso che gli ha fottuto il cervello. Dimenticatevi il singer dei Massive Attack, il produttore, l’uomo dietro Maxinquay e Blowback, ormai ciò che rimane della sua grandezza sono macerie e polvere che diventano una zavorra insostenibile.
È come se nel tempo Tricky avesse sviluppato una malattia autoimmune che lo sta divorando dall’interno e contro cui non c’è più niente da fare. La sua parabola ascendente, per quanto splendente, ha virato verso una rovinosa discesa che lo sta trascinando verso il momento più basso della sua carriera, forse toccato proprio stasera. Dimenticavamo, fra i vari brani spuntano Overcome, Vent, Dear God, Council Estate e qualche altra che il cervello ha già intelligentemente dimenticato per proteggersi da danni irreversibili. Ubi maior Tricky cessat.
Articolo del
03/08/2012 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|