|
Tornati in Italia per riproporre il tour 5X5 ovvero 5 brani dai loro primi 5 dischi, i Simple Minds hanno infiammato l’Ippodromo di Capannelle con due ore di spettacolo senza sosta e senza neanche un momento di calo. Una scaletta leggermente modificata rispetto alle date invernali del tour ha permesso di riascoltare anche qualche brano degli album successivi e forse di maggiore successo.
Cominciamo a raccontare il concerto dall’inizio, ovvero dall’opening lasciato nelle mani dei The Rainband, band di Manchester che già in passato aveva aperto i live dei Simple Minds, e che dichiarano subito di esserne “tifosi” incitando il pubblico ad applaudirli. Oltre a questo il cantante afferma, in un italiano strano, che sono tifosi della “grande Roma” e del Manchester City (e ci ringraziano per Mario Balotelli). Un ottimo intrattenimento che il pubblico ha largamente apprezzato, battendo le mani e saltellando su un sound molto vicino a quello dei SM. Da annotare un duetto con Rowetta degli Happy Mondays, e la chiusura con una canzone dedicata a Marco Simoncelli, dal titolo Rise Again, il cui provento andrà interamente devoluto all’associazione omonima dedita al sociale.
Ma è alle 21.45 che inizia davvero l’evento. Si perché, a dispetto delle solite malignità sulle “operazioni commerciali” che vedono “riesumare” band che ormai appartengono al passato perché nulla di nuovo portano al panorama musicale, quello di venerdi è stato un evento. E’ un fatto che la loro musica, soprattutto agli inizi, è stata di forte impatto e che molte band della scena new wave degli anni ’80 hanno fatto riferimento a loro confermando così oggi che hanno scritto un pezzo di storia del rock degli ultimi 35 anni. E lo dicono i fatti. Chi c’era, e si è guardato intorno, potrà confermarlo. Come già detto, la scaletta è stata modificata e tranne per l’apertura con I Travel, del primo album Life In A Day, e l’incursione sul terzo Empires And Dance con Celebrate, “l’esplorazione” dei primi cinque album si è concentrata principalmente su Sons And Fascination / Sister Feelings Call (del 1981) e New Gold Dream 81-82-83-84 (del 1982). Ma è con brani come Waterfront, quarto in scaletta, che accalappiano il pubblico e lo fanno cantare.
Scenografia semplice, luci quasi sempre bianche, alternate a qualche tonalità ora più calda ora più fredda, due palchetti sollevati per ospitare Mel Gaynor alla batteria e Andy Gillespie alle tastiere, e molto fumo di scena che spesso nasconde Charlie Burchill (alla chitarra), Ged Grimes (al basso) e lo stesso Jim Kerr, che si è presentato in ottima forma, con pantaloni stretch neri avvolti in basso agli stivaletti sempre neri (che forse vorrebbero richiamare gli anfibi di una volta) e l’immancabile camicia bianca (ma non quella a pipistrello) stavolta accompagnata da una elegante giacca (nera). Nero anche l’outfit del resto della band, tutto a richiamare le cupe atmosfere dark-new wave di fine anni ’70-inizio anni ’80 (anche la poca musica di sottofondo a inizio e fine concerto comprendeva tra gli altri un brano dei Joy Division e uno di Brian Ferry). Si fa un solo salto in avanti, nel 1991, con See The Lights. Ma è con brani come Don’t You, Someone Somewhere In The Summertime, New Gold Dream, Alive And Kicking e Ghostdancing che i fan sotto il palco si ritrovano felicemente sbalzati indietro, contenti di saltare e cantarle a memoria, con le braccia alzate e gli occhi al cielo, mentre Jim Kerr non si risparmia sul palco, inginocchiandosi quasi ad ogni canzone, arrivando anche a sdraiarsi completamente sulla schiena e rialzandosi agilmente come se nulla fosse, incurante delle sue 53 lune. Mai un calo di energia, mai un indebolimento di voce o un affaticamento, una stonatura o un virtuosismo di troppo. Solo un lungo e travolgente viaggio nel tempo, dove tutto è come è stato. Usando le parole di Jim Kerr, suonare dal vivo per i Simple Minds “è l’occasione per trovarsi davanti alle nuove generazioni e dimostrare che la loro musica è senza tempo ed ha qualcosa per ogni età, e che la potenza e l’autenticità delle loro canzoni possono fare breccia anche su persone che non li hanno vissuti e che non sanno nulla di loro”.
Ho visto centinaia di 40enni saltare sotto il palco, padri 50enni accompagnati dalle figlie, e addirittura coppie con figli in carrozzina cantare a squarciagola. Parterre pieno come per i Doors. Tribune affollatissime e grande presenza di stampa e TV. Allora mi chiedo, operazione commerciale o no, voi non lo definireste un evento? Saranno pure vintage, superati, “vecchi”, ma quando ci saremo stufati di sentirli, quelli di oggi forse non ci saranno neanche più.
SETLIST:
I Travel Love Song Celebrate Waterfront In Trance As Mission This Fear Of Gods Hunter And The Hunted The American Big Sleep See The Lights 70 Cities As Love Brings The Fall Don’t You (Forget About Me) Someone Somewhere In The Summertime New Gold Dream 81-82-83-84 Theme For Great Cities Sanctify Yourself Glittering Prize Alive And Kicking Ghostdancing
Articolo del
07/08/2012 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|