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Vinicio Capossela ha ormai preso la via del mare e non ha alcuna intenzione di abbandonarla. Dopo Marinai, profeti e balene del 2011, Rebetiko Gymnastas ne è l’ideale seguito. Lo scorso 26 luglio, accompagnato dai suoi “kubari” (l’aggettivo con cui Vinicio chiama, dolcemente, la sua band) è approdato al porto dell’Auditorium di Roma. La scenografia è scarna ed essenziale mentre l’atmosfera è meno elettrificata del solito per lasciare il proscenio al bouzouki ed, appunto, al rebetico, un genere musicale nato a Salonicco negli anni 30: ovvero l'ultima passione etnomusicale del gitano di Hannover.
L’intero concerto è stato, non solo, un atto di amore nei confronti della terra che "ha donato al mondo la civiltà”, ma, soprattutto, è stata l’occasione per una rivendicazione di un’identità culturale di un popolo che attualmente viene associato, tra apprensione e superficiale ironia, solamente a lugubri vocaboli come spread, default e spending rewiew. La band italo-greca che lo accompagna in questo viaggio è la stessa con cui ha inciso il suo ultimo lavoro e comprende il bravissimo Alessandro Stefana alle chitarre, Glauco Zuppiroli al contrabbasso, Vincenzo Vasi al theremin, ed al campionatore, il Gran Maestro Manolis Pappos al bouzouki, Ntinos Chatziiordanou all’accordeòn, Vassilis Massalas al baglamas e Dimitrios Emmanouil alla batteria.
Vinicio dedica la prima parte dello spettacolo al nuovo lavoro, per poi lasciarsi andare ai grandi classici reinterpretati in chiave rigorosamente rebetika. A conti fatti, però, posso dire che questo eccessivo ellenismo, alla lunga, ha provocato un’ubriacatura a base di ouzo. Mi ritrovo, così, a rivivere “le idi dei Madredeus” scolandomi, uno dopo l’altro, brani come Abbandonato, Rebetico, Misirlou, Gimnastica, Karelias, Maraja e Non trattare. Dopo ben 50 minuti di rebetico stretto e di tematiche che parlavano delle sofferenze della vita dei bassifondi, sono andato in crisi mistica ed ho pensato che si trattasse del nuovo inno della Lazio!
La cosa è andata progressivamente meglio con l’esecuzione dei suoi cavalli di battaglia del calibro di Non è l'amore che va via (da Camera a Sud), Scivola vai via (da All'una e 35 circa), Con una rosa (da Canzoni a manovella). Ma non rimango convinto come in altre occasioni principalmente per due motivi: il pianoforte, uno dei componenti fondamentali del sound caposselliano, si sente a malapena ed anche gli scambi di battute a quattro mani con il pubblico, alla Tom Waits, con cui l’artista riesce a creare un’atmosfera veramente unica, sono ridotti all’osso. Una magistrale esecuzione di Signora Luna, anch’esso tratto da Canzoni a manovella, e del brano che precede i bis, Hei Kubare, in cui Vinicio, da autentico fuoriclasse, si diverte a presentare ogni membro della sua band con geniale allegria, sono, a mio avviso, i momenti migliori del concerto.
Si riprende con i ritual caposselliani: il punk cavernicolo di Brucia Troia (con immancabile trasformazione di Vinicio in Minotauro) seguita dal Ballo di San Vito (con le groupies che, al passo della Taranta, rompono gli indugi e, finalmente, possono scatenarsi sotto il palco). Sembra di essere tornati ad una festa di paese. Vinicio assiste divertito ben sapendo di esercitare nei confronti del fido pubblico un’onnipotenza ben più forte di quella del Minotauro. E così trova anche il tempo di piazzare una versione trash del brano Come prima di Tony Dallara in un inedito duetto italo-ellenico con la cantante Kaiti Ntali. Il pubblico canta a gran voce il ritornello, stavolta in schema Buona Domenica, e credo proprio che avrebbe fatto la stessa cosa anche se si fosse trattato di Viva la pappa col pomodoro. Si chiude con Ultimo amore tra le ovazioni dei numerosissimi fans.
Vinicio Capossela come artista non si discute e ha un carisma da palco come pochi in Italia. Forse stavolta ha un po' esagerato con l'ouzo a discapito del vino rosso.
SETLIST:
Abbandonato Rebetico Misirlou Gimnastica Chiavicone Con una rosa Non è l’amore che va via Morna Corre il soldato Signora Luna Karelias Maraja To Minore Tou Tekes Non trattare Aedo Tiresia Brucia Troia Il Ballo di San Vito Hei Kubare
Bis: Come prima Scivola vai via Atakti Ultimo amore
Articolo del
09/08/2012 -
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