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Foo Fighters
Foo Fighters live @ Villa Manin - Codroipo (Udine), 13 agosto 2012
Codroipo (Udine)
13/08/2012
di
Fabrizio Biffi
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Arrivi a Villa Manin attraverso paesi del Nord Est con la doppia dicitura, non per un vezzo leghista, ma perchè qui siamo in quella zona di confine che prima di essere italiana è stata spartita da eserciti ed imperi. Lo stesso meraviglioso scenario di una delle tante Ville Reali di asburgica memoria dove suoneranno i Foo Fighters di Dave Grohl è già stato teatro di altri grandi eventi rock nel recente passato (Bruce Springsteen e Iron Maiden su tutti). Tra vigneti e casette degne del Midwest americano, procedono ordinatamente i dannati del ferragosto che da tempo hanno messo il circoletto rosso sull’unica data del 2012 di quel fenomeno chiamato Foo Fighters che mette d’accordo rockettari e nostalgici dei Nirvana, metallari e appassionati del grande evento stile concerto di Vasco.
Questa trasferta sulla punta quasi estrema dell’Italia ordinata che produce, è un debito che pago al mancato concerto dei Nirvana nel 1991 a Roma e la pigrizia che mi ha bloccato in quelle altre rare occasioni in cui negli ultimi anni Dave, il supersonico, è sceso in Italia. Glielo devo perché Grohl e i suoi globetrotters sono una specie di cerniera tra i miei gusti musicali del Ventesimo Secolo. E arrivo fino a qua su già sapendo che non troverò sorprese, il copione studiato e ripassato nel corso di anni di ascolti e di sbirciate delle loro esibizioni su video, rende questo appuntamento una specie di consacrazione e di sigillo per avere la conferma di come si può distillare il rock puro nella terra della grappa e del buon vino.
L’importante è piazzarsi appena di lato dal palco, impossibile superare la barriera umana dei fedelissimi incollati alla pedana centrale dove il supersonico Dave scorrazzerà a pochi passi da orde di fan super carenati. Eppure, quando si spengono le luci e Villa Manin cala nelle tenebre di una aspettativa densa di facili presagi, l’entrata in scena di Dave e dei suoi combattenti è una specie di onda improvvisa a cui non sei preparato. Spesso si parla della carica di energia che si crea durante un grande concerto con una specie di effetto bilaterale tra chi suona e le grandi folle che rispondono istintivamente alle sollecitazioni e alle vibrazioni di chi è sul palco. Questo succede al big show dei Foo Fighters. Dave Grohl e i suoi gladiatori scaricano watt e onde sonore sul pubblico di Villa Manin, e sistematicamente questa energia torna indietro generando un effetto potente ed elettrico che ti obbliga a sollevarti e ad agitarti per due ore e mezza come se ci fosse un’alta tensione permanente.
Ci vuole poco ad accendere una miccia in questa polveriera, bastano le note di White Limo a scatenare il pandemonio, e poi la macchina delle meraviglie è già avviata a pieno ritmo secondo uno schema che, da oltre sedici anni, vede Dave Grohl in costante crescita nonostante il suo stile sia sostanzialmente ancorato alla vecchia mitologia dei gruppi rock e hard rock degli anni settanta. Villa Manin sobbalza sulle note di All My Life, The Pretender, Learn To Fly, My Hero, Monkey Wrench e Generator come in altri centinaia di concerti che i Foo Fighters celebrano negli stadi di mezzo mondo. Ma Dave Grohl è tutt’altro che cerimonioso, va a cercare e a raccogliere l’energia e la passione dei suoi fedelissimi italiani e di oltre frontiera con arroganza e convinzione come se si dovesse ogni volta ricaricare per mantenere la promessa di un big show senza lesinare una goccia di energia. E senza neanche dimenticare il suo passato, come nella lunga intro di These Days, quando tra le ombre del porticato della Villa Reale aleggia l’ombra di Kurt Cobain, mai nominato espressamente, ma evocato da Grohl come uno dei vecchi amici con cui per la prima volta scoprì l’Italia e che ora non ci sono più.
Solo un momento di diversa intensità che prepara la tempesta finale del lungo live di questo quasi-Ferragosto ai confini tra passato e futuro. L’omaggio ai primi Foo Fighters è il loro brano numero uno, This Is A Call e poi una cover inattesa dei Pink Floyd (In The Flesh) per poi ridare corrente ad alto voltaggio con Best Of You e Times Like These.
Come non approfittare della presenza di Bob Mould (ex Husker Du) che ha preceduto l’esibizione dei Foos con un’ora di grande power rock? Dave Grohl rientra sulla scena per coinvolgere Mould in un inedito medley tra Dear Rosemary e Breakdown, cover di Tom Petty.
Il grande show dei combattenti di Dave ha quasi esaurito tutta la sua potenza elettromagnetica manca solo il sigillo finale. Partono le prime note di Everlong e le anime eccitate di Villa Manin si placano con fatica domate dalla forza e dall’energia di uno degli ultimi guerrieri dell’epica rock. Chissà quante volte lo avrà ripetuto davanti ad altre platee, ma tra una forzatura in italiano e qualche parolaccia di ordinanza Dave promette... “We’ll come back soon”... E la prossima volta sarà sicuramente diverso...
Articolo del
17/08/2012 -
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