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Ha lavorato sodo Londra per potersi vestire a festa in occasione delle Olimpiadi. Ha tentato ancora di più di inquadrarsi, di non lasciare niente al caso perché sì, gli inglesi sono così, hanno bisogno di regole per non doversi ritrovare mai nella spiacevole situazione di dover decidere secondo la propria personale logica. Le iniziative che hanno anticipato i giochi olimpici sono state molteplici e sicuramente la rassegna del BT River Of Music Festival è stata una delle più apprezzabili e meglio organizzate. L'idea di base è stata quella di sviluppare, nell'arco di due giornate, una serie di concerti che si sarebbero tenuti lungo diversi punti del corso del Tamigi. I sei cerchi olimpici diventano sei palchi che abbracciano Londra da Battersea Park fino alla parte est dove si sviluppano le Docklands, passando per la centralissima Trafalgar Square e l'imprescindibile Somerset House; trattandosi di Tamigi non si poteva omettere un palco nella zona della Tower Of London, così come nella verde e spensierata Greenwich!
Nelle due zone più centrali della città, Trafalgar Square e Somerset House, vengono allestiti i palchi dedicati alla “musica europea”. Visto e considerato che il dono dell'ubiquità non l'abbiamo ancora fatto nostro, per ogni artista scelto se ne perderà un altro altrettanto interessante. Chi scrive ha deciso di optare per i due palchi europei, così avrebbe finalmente potuto vedere ed ascoltare per la prima volta, la tanto amata Penguin Café di Arthur Jeffes, fermamente convinta che non sarebbe rimasta delusa. Il giorno successivo si sarebbe spostata nell'altro palco in Trafalgar Square, per poter assistere al concerto di Ludovico Einaudi, scelto a causa di un giudizio ancora in bilico riguardo la musica del pianista italiano. Sfortunatamente Einaudi non ha lasciato un segno indelebile nella memoria: Trafalgar Square in quella domenica di luglio sembrava la piazza di una piccola città del Bel Paese, gli italiani erano tutti lì; e tutti pendevano dalle dita di Einaudi. Tutti tranne la sottoscritta che, dal terzo brano in poi, ha iniziato a sviluppare una teoria che l'avrebbe accompagnata per tutta la serata: Einaudi ha trovato il suo leitmotiv e lo sta riproponendo a ciclo continuo! Intendiamoci, tutti i musicisti (o quasi) cercano una chiave interpretativa, un sound, qualcosa che possa renderli unici e riconoscibili, e questo non è sempre negativo, ma lo diventa nel momento in cui non ci si sposta nemmeno di mezzo millimetro da ciò che si è appena fatto proprio.
Non si poteva fare a meno di giungere a questa conclusione, soprattutto se la sera prima si era al concerto della Penguin Café alla Somerset House. La tradizione della Penguin Café Orchestra è una delle più ammirevoli in ambito musicale, nata dalla creatività di Simon Jeffes e adesso nelle mani del figlio Arthur. Le architetture musicali costruite da questo ensemble – per tornare al discorso riconoscibilità – sono altamente riconoscibili, uniche nel loro genere, ma la varietà di approccio alla composizione cambia di volta in volta e la sensazione che si ha, ascoltando un loro disco (o concerto) è quella di assistere ad una lunghissima carrellata di quadri, un quadro per ogni stanza; un universo per ogni stanza.
Altro confronto: sia la Penguin Café che Ludovico Einaudi compongono musica esclusivamente strumentale. Entrambi, in occasione del festival, hanno spezzato questa convenzione, anzi, per essere precisi, Einaudi lo aveva già fatto in occasione della Notte della Taranta. La Penguin Café ha chiamato sul palco il fondatore dei Guillemots, Fyfe Dangerfiel, dando vita ad un tentativo molto ben riuscito: accompagnare Dangerfiel in due delle sue canzoni. A Trafalgar Square Einaudi chiama la cantante Alessia Tondo per eseguire Nuvole bianche con testo; sembra di cadere, di precipitare improvvisamente da quelle nuvole che un tempo suggerivano alla nostra mente l'idea del continuo planare. Nuvole bianche è sicuramente una delle composizioni meglio riuscite di Einaudi e l'aggiunta delle parole alla musica è come se avesse reso quest'ultima tristemente tangibile, a questo va aggiunto che il testo scritto è molto debole, sicuramente non all'altezza della musica. Purtroppo il confronto tra Penguin Café e Ludovico Einaudi è stato inevitabile e in entrambi i casi, chi scrive ha avuto le conferme che andava cercando.
(la foto di Arthur Jeffes è di Chiara Felice)
Articolo del
24/07/2012 -
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