No-Man No-Man Live @ Islington Assembly Hall – Londra (Regno Unito), 2 settembre 2012 Londra (Regno Unito)  02/09/2012 di Chiara Felice

Dopo la folgorazione avuta al Pistoia Blues di due anni fa, vedere Steven Wilson live in tutte le sue diverse sfumature è diventata una volontà assoluta. I suoi molteplici progetti sarebbero da analizzare in dettaglio e in maniera molto accurata, poiché non mancano le inflessioni verso il basso, ma la resa live di Wilson continua ad essere coinvolgente e affascinante, indipendentemente dal gruppo di musicisti con i quali sale sul palco.

Dopo averlo visto con i Porcupine e da solista, questa è la volta di un'altra ramificazione importante, che affonda le sue radici proprio alla fine degli anni Ottanta, nello stesso periodo in cui il progetto Porcupine Tree era alla sua fase embrionale; in quel 1987 i No-Man iniziavano a muovere i primi passi all'interno di un ambito che attingeva da ambiti completamente diversi da quelli dei Porcupine Tree.
Il concerto alla Assembly Hall di Londra riserva anche la piacevole sorpresa di un piccolo set acustico del leader degli Anathema, Danny Cavanagh, che anticipa l'entrata in scena dei No-Man. Cavanagh spoglia di ogni orpello i suoi brani, da Dreaming Lights a Are you there?, tutto è eseguito con chitarra e voce; concedendosi solo qualche effetto alla chitarra, soprattutto nella riproposizione della Floydiana High Hopes, emblema delle intenzioni sonore intraprese dagli Anathema a partire dall'album “We're here because we're here”.
L'entrata in scena di Wilson a piedi scalzi ormai ci è familiare tanto quanto il suo senso dell'ironia e il suo non prendersi troppo sul serio. Tim Bowness - l'altra metà dei No-Man – aspetto più formale e espressione di chi è continuamente proiettato verso altri universi, continua ad affascinare anche dal vivo con la sua voce volutamente soffusa. Ogni canzone è un sussurro e a volte si è portati a pensare che tutto sia costruito in funzione della sua voce. Together We're Stranger e All The Blue Changes sono il punto di partenza perfetto, un inizio che permette di immergersi nelle mutevoli atmosfere di un duo che nel corso degli anni ha mostrato più di un'inclinazione, pur mantenendo fermi alcuni punti cardine.
Il concerto abbraccia quasi tutta la discografia dei No-Man: dalla Days In The Trees degli esordi, fino ad arrivare alla splendida Wherever There Is Light di “Schoolyard Ghosts”, e qui ancora di più sentiamo la mancanza di un elemento fondamentale: Theo Travis, che proprio su questo brano aveva tracciato uno splendido sentiero melodico. Il suo flauto traverso è qui sostituito con il violino di Steve Bingham, il quale fa un ottimo lavoro su tutti i brani del concerto, ma su Wherever There Is Light, si ha come la sensazione che non ci abbia provato abbastanza e in questo modo ha tagliato fuori ogni possibilità di crescendo emotivo. Anche Carolina Skeletons non appare coinvolgente come nella versione in studio e sembra faccia fatica a decollare: è come aver avuto a disposizione tutti i pezzi ma non essere riusciti ad amalgamarli tra loro. Un velo di eccessiva staticità aleggia su alcuni brani del concerto, forse dovuto alla mancanza – alla base – di un vero lavoro di squadra.

Tutti ottimi musicisti, ma la tecnica non basta, da sola; ed ecco allora che molti brani funzionano perfettamente, mentre altri – quelli che richiedono un maggior pathos – mettono in luce delle piccole crepe.
Sicuramente per Wilson non è facile stare al passo con tutti i suoi molteplici progetti e questo fa sì che non sempre i risultati siano all'altezza delle aspettative; discorso che vale anche per questo live, che ha visto ottimi musicisti sul palco ma che non è stato in grado di coinvolgere tanto quanto ci si aspettava.

La foto di Wilson e Bowness è di Chiara Felice