Jefferson Starship Jefferson Starship live @ XS Live – Roma, 12 settembre 2012 Roma  12/09/2012 di Nicholas Matteucci

“Old but gold”. Il motto (per rimanere sempre in tema di colori) è un evergreen che non sbiadisce mai. Lo sanno le band, lo sanno i promoter... a volte gli spettacoli revival fanno rimpiangere i tempi che furono, riuscendo tuttavia a dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, grazie al peso specifico degli interpreti, più o meno brillanti misto alla voglia di “vederli almeno una volta nella vita” o di “rivederli prima che sia troppo tardi”. Non è questo il caso, o meglio, non si riduce a questo. Il sapiente reimpasto dei leggendari Jefferson Starship (già in origine reimpasto a loro volta dei Jefferson Airplane) è infatti una di quelle esperienze dalle quali un giovane appassionato di rock’n’roll, allo stesso modo di un adulto nostalgico, non possono prescindere.

Oltre ai due “originali” Paul Kantner (folkloristicamente “sul pezzo” con una coloratissima bandana che grida ancora peace & love) e David Freiberg, l’innesto che suscita più curiosità è senza dubbio quello di Cathy Richardson, cui spetta l’onere e l’onore di far vibrare le anime dei presenti come una volta era solita fare Grace Slick. Per quanto in questi casi, quelli in cui un membro fondamentale viene sostituito, chi sostituisce abbia tutto (o quasi) da perdere nel confronto, la Richardson si destreggia egregiamente, senza far rimpiangere l’illustre predecessora dei tempi della Season of Love. Non è sicuramente un caso che la bionda cantante classe ’69 (toh!) non sia nuova al calarsi in parti vocali importanti, come infatti le era già successo ai tempi del musical dedicato alla memoria dell’icona Janis Joplin Love Janis! nel quale interpretava proprio la parte della protagonista e successivamente unendosi in tour addirittura con la Big Brother And The Holding Company.

Per mettere subito le cose in chiaro e fugare ogni dubbio, la partenza è inaspettatamente affidata a Somebody To Love... pezzo caldo, pezzo noto, per far calare tutti nel mood, sì, ma anche scelta coraggiosa ed ardita, al contrario di una prevedibilissima esecuzione del cavallo di battaglia tra i bis. Cathy Richardson è già promossa a pieni voti ed una volta sfatato il tabù la strada è tutta in discesa. La performance generale è pregevole, impreziosita da una scaletta che comprende grandi classici del repertorio sia Starship che Airplane, più un paio di cover-chicca di livello altissimo come Fresh Air dei Quicksilver Messenger Service e Let’s Get Together degli Young Bloods, ma il finale è tutto targato Airplane-era, con le immortali White Rabbit e Volunteers.

(Nella foto: Cathy Richardson e Nicholas Matteucci)