|
Ray Davies e Royal Albert Hall nella solita frase? Sinonimo un concerto insperatamente... perfetto! Certo gli anni passano sia per il leader dei Kinks che per il suo pubblico, che contrariamente a quello di altri mostri sacri suoi contemporanei (Rolling Stones, Paul McCarthey, Roger Daltrey and so on) è molto poco trasversale, ossia in larga parte, anzi nella quasi totalità, over cinquanta.
Il che, senza attirare le ire di nessun “giovanissimo” fan d’annata, è un vero peccato perché nelle due ore di concerto Mr Davies è stato un vero e proprio rock and roll hero, ripercorrendo gran parte della sua avventura con i Kinks, a partire da un’esaltate You really Got Me passando per All Day And All Of The Night e I’m Not Like Everybody Else, con momenti più intimi come Muswell Hillbilly, Oklahoma U.S.A, e l’attesa per brani storici come See My Friends (che da anche il titolo all’album di collaborazioni di Davies uscito nel 2011), Lola, e una Waterloo Sunset visibilmente improvvisata sul palco con una fuggevole apparizione di Paul Weller, che come un fantasma si è dileguato subito dopo la fine le pezzo. Insomma Ray Davies – abbondantemente over 60 – sul palco nella sua Londra ci sta bene, interagisce col pubblico, scherza, gioca, imita Johnny Cash, e soprattutto canta, con quella sua voce tutta particolare che intonata non è stata mai, ma che è il tocco di classe di ogni canzone dei Kinks (tralasciando ovviamente quelle cantate dal fratello Dave … ma questa come si suol dire è un’altra storia!). Il pubblico sembra ringiovanire e trovare grinta man mano che la serata va avanti, mettendo in seria agitazione gli uomini della security costretti a richiamare più volte all’ordine una folla troppo elettrizzata per stare semplicemente seduta al suo posto, ma anzi quasi costretta ad alzarsi in piedi e ballare dalla musica. Ray Davies è proprio un vero signore, e lo dimostra con impeccabili cambi di camicia (anche se qualcosa si potrebbe ridire sulla scarpa da ginnastica bianca che poco dopo l’inizio rimpiazza delle eleganti scarpe nere) ma d’altro canto si dimostra anche un vero rocker d.o.c. con salti e grida. Affianco a lui sul palco una band perfettamente addestrata per lanciarsi in riprese, voli pindarici e pezzi fuori scaletta senza battere ciglio. Però per il mio momento di estasi ho dovuto attendere fino all’ultimo dei tre bis finali, quando finalmente è arrivata una delle mie canzoni preferite, perché ammettiamolo sono un’anima romantica, ma Days, da The Kinks Are The Village Green Preservation Society è proprio una di quelle canzoni che ti entrano sotto pelle e non se ne vanno più, soprattutto non dopo averla sentita anche dal vivo...
Insomma se non c’eravate, beh, avreste fatto molto meglio ad esserci e se non conoscete i Kinks cosa ci fate ancora davanti al computer? Andate a prendervi un disco. Se invece non vi piacciono i Kinks o li ritenete un gruppo minore rispetto ai loro colleghi della British Invasion, probabilmente non parliamo la stessa lingua, e se credete che Ray Davies sia troppo vecchio per il riff graffiante di You Really Got Me (versione originale ovviamente, non quella dei Van Halen!), siate pronti a rimangiarvi quello che avete detto!
(la foto di Ray Davies in concerto è di Francesca Ferrari)
Articolo del
06/10/2012 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|