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Live Club più vuoto del consueto in questa umidiccia serata autunnale, e sì che il nome in cartellone è di quelli che incutono profondo rispetto e devozione a prescindere: sono i Therion, camaleontica creatura di Christofer Johnsson, pioniere del movimento death metal Made in Sweden, che alla fatidica soglia dei quarant’anni, 25 dei quali trascorsi al timone della band, del metallaro ha ormai ben poco: potrebbe sembrare un tranquillo e gentile impiegato comunale mentre è intento ad autografare le copie di Les Fleurs du Mal in vendita all’ingresso. Tale è il baudelairiano titolo dell’ultima fatica autoprodotta dei Therion, una raccolta di sensuali ed eleganti chansons francesi rivisitate in chiave di opera rock.
Altolà, fermi tutti: ma non si stava parlando di una band death metal?! Orbene, per quanti di voi fossero rimasti agli anni ’80, dovete sapere che, placata la fame giovanile di sound distorto e sanguinario, il buon Christofer si è reinventato folle, geniale e pirotecnico deus ex machina di un’entità, i Therion appunto, in grado di cambiare i propri connotati in modo così imprevedibile e inquietante da apparire dotata di una propria maligna intelligenza... oltre a far puntualmente impazzire fan e recensori, che ad ogni nuova uscita sul mercato si chiedono – per quanto mi riguarda, non senza una certa preoccupazione – a che cosa andranno incontro questa volta. Nulla da dire sulla qualità e sull’originalità delle proposte therioniane, che è sempre stratosferica; il problema è che, ad esempio, ti aspetti il blast beat, e rischi di ritrovarti in mano La Traviata, oppure gli Ensiferum, o viceversa, a seconda della piega che l’incontenibile creatività di Christofer ha preso questa volta. E così, dai luciferini esordi, passando per occultismo, rune celtiche, folk, simbolismi vari e imponenti orchestre, arriviamo al compimento del 25° anno della band svedese, che Johnsson festeggia ovviamente a modo suo, annunciando che prossimamente si dedicherà ad un suo progetto artistico ad ampio spettro, di cui Les Fleurs du Mal costituisce solamente la parte musicale. Per questo motivo, potrebbe essere difficile nei prossimi anni riuscire a vedere i Therion dal vivo ...
Ragione in più per non mancare stasera, e ben lo sanno i fortunati, anche se non numerosi presenti, che assistono ad un concerto memorabile, perfetto sotto tutti i punti di vista, tecnicamente impeccabile, stupefacente nella parte visiva, un’opera d’arte a 360 gradi. Dobbiamo sottolineare che l’attesa dei Therion è resa spasmodica dalle performance non proprio mirabolanti dei due opening act, gli sconosciuti Antalgia ed Elyose: non male, ma piuttosto ripetitivo il gothic metal dei primi, più astruso l’industrial-gothic-dance dei secondi, che non convince appieno.
Decisamente più godibili gli headliner della serata, il cui massiccio schieramento da palco attualmente comprende Christofer Johnsson e Christian Vidal alle chitarre, Nalle Pahlsson al basso, Johan Koleberg alla batteria, il pittoresco Stefan Jernstahl alle tastiere, e alla voce Thomas Vikstrom con bionda figliola Linnea al seguito, e Lori Lewis, prima donna a figurare ufficialmente come membro stabile nell’alquanto fluida line-up dei Therion, che da sempre si avvale di pregiate voci femminili come Martina Hornbacher e Sarah Jezebel Deva per valorizzare la parte propriamente artistica. Dal punto di vista strettamente iconografico, lo squadrone che sulle possenti note di O Fortuna prende possesso del palco sembra uscito da Hugo Cabret, o La Bussola d’Oro, o anche da un film di Tim Burton se vogliamo rimanere sul fantasy: variopinto, rètro, vagamente circense, come già era possibile intuire dalle foto promozionali. Fa eccezione un ineffabile Stefan Jernstahl, paludato in un’ampia toga nera, a metà tra il Gran Maestro di qualche setta arcana e tenebrosa e il mago Gandalf. Se l’impatto visivo e scenico è notevole, nella parte iniziale dello show viene un po’ a mancare quello sonoro, e il concerto finalmente decolla solo dopo l’esecuzione di The Flight Of The Lord Of Flies e Abraxas. Il gruppo è in splendida forma, le voci cristalline di Lori e Linnea volano tra Vanaheim, una superba Gothic Kabbalah e una struggente Lemuria in versione acustica. Thomas Vikstrom e Lori non cantano, recitano sulla loro personalissima interpretazione di The Siren Of The Woods, illustrando perfettamente quel concetto di spettacolo totale a cui Christofer Johnsson tanto aspira. Ginnungagap, The Rise Of Sodom And Gomorrah e Wine Of Aluqah sono tanto nerborute nelle ritmiche quanto intrise di una grazia arcana nella composizione.
Due ore di performance ai massimi livelli ci portano a una grandiosa The Blood Of Kingu e all’encore che si conclude con l’imprescindibile To Mega Therion: è il culmine di uno show in cui la Bellezza, nella sua forma più completa, è assoluta protagonista, che sia sotto forma di stravaganti costumi di scena, melodramma o vigoroso metal... Che, alla faccia dei detrattori, è sempre capace di regalare momenti di grande intensità estetica, artistica e emotiva come questo. Qualunque cosa facciano o decidano di fare i Therion in futuro, sta di fatto che la classe non è acqua.
SETLIST:
O Fortuna Poupée De Cire, Poupée De Son Son Of The Sun Via Nocturna The Flight Of The Lord Of Flies J’Ai Le Mal De Toi Abraxas Vanaheim Lemuria Gothic Kabbalah The Siren Of The Woods Ginnungagap Land Of Canaan Wine Of Aluqah The Rise Of Sodom And Gomorrah The Khlysti Evangelist Une Fleur Dans Le Coeur Son Of The Staves Of Time Encore: The Wondrous World Of Punt The Blood Of Kingu To Mega Therion
(La foto dei Therion dal vivo a Trezzo è di Arianna Mossali)
Articolo del
17/10/2012 -
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