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C’è la crisi (dice). E così la nuova data romana dei riuniti Skunk Anansie - a distanza di due anni circa dall'ultima apparizione all'Ippodromo di Capannelle - in origine prevista allo spazioso Palalottomatica, è stata spostata al più intimo Tendastrisce, causa quantità di biglietti venduti inferiore alle attese. Ed è meglio così, tutto sommato, perché a differenza di quanto sarebbe accaduto all’ex-Palasport, al Tendastrisce stasera non ci sono spazi vuoti, a testimonianza del fatto che la band londinese fronteggiata dalla carismatica Skin è ancora molto amata dal pubblico, in special modo da quella generazione di ultratrentenni allevata, negli anni Novanta, con una ferrea dieta musicale fatta di “noisy-rock” post-nirvanico (e non per niente il 95% per cento - ad occhio - dei presenti rientra in quella fascia di età).
Che poi gli Skunk Anansie sono sempre stati un gruppo anomalo. Come i coevi Placebo, videro la luce in quella terra di nessuno che fu, in definitiva, la seconda metà degli anni Novanta (ossia in pieno declino di grunge, brit-pop e hip-hop e prima del Rinascimento Indie ed Electro del Duemila). Incisero tre album di grande successo commerciale (Paranoid And Sunburnt del ’95, Stoosh del ’96 e Post-Orgasmic Chill del ’99) ma in realtà – come i Placebo – non convinsero mai la critica più seria e d’opinione, che fin da subito deprecò la loro fin troppo palese inclinazione verso il passaggio radiofonico e televisivo. Anch’io, personalmente, non li ho mai amati molto: forse perché troppo levigati, quasi dei travet, in un certo senso, della scena musicale. Ma in fondo, l’originalità degli Skunk Anansie risiedeva nell’immagine più che nella musica, e quindi nella strabordante personalità della cantante Skin, una sorta di versione neomillenaria della divina Grace Jones, ultrasaffica e infinitamente più vigorosa e assertiva, sebbene con minor classe dell’originale. Nel frattempo c’è stato un buco di dieci anni, durante i quali Skin ha perseguito una propria (poco fortunata) carriera solista; e nel 2010 è arrivata l’immancabile reunion con la pubblicazione, finora, di due ulteriori album (Wonderlustre del 2010 e il recente Black Traffic), come di consueto massacrati dalla critica ma amati dallo zoccolo duro dei fans, soprattutto da quelli di Germania e Italia (i due principali Paesi in cui continuano a essere oggetto di culto – esattamente come i Placebo, per proseguire questo intrigante parallelo che va avanti fin dagli anni Novanta).
Il set di stasera, come ci si poteva attendere, è il solito ben alternato mix di dinamici pezzoni hard-rock e ballate radiofoniche. La parte del leone la fa Post-Orgasmic Chill, forse in assoluto il disco più amato degli (e dagli) Skunk Anansie: fin dall’entrata in scena, con l’assalto di The Skank Heads, e quindi, più in là con la scaletta, con classici del tempo che fu quali Charlie Big Potato, Secretly e You’ll Follow Me Down. Ma largo spazio è dedicato anche agli album della reunion (spicca in particolare la ballata I Believed In You, che causa passaggi in radio a iosa, è marchiata a fuoco nella mente di tutti, anche dei miscredenti). Peccato davvero per l’acustica notoriamente cavernosa del Tendastrisce in cui i suoni rimbombano indistinti. Peccato, perché Cass, Ace e Mark Richardson sono il professionismo fatto band e non fanno trapelare alcuna sbavatura. E grazie a questa backbone impeccabile, Skin è libera di vocalizzare e urlare in totale libertà e di coinvolgere il pubblico in tutte le maniere che – da performer navigata qual è – conosce. Non si limita, Skin, a saltare e spaziare per il palco come una pantera in gabbia, ma si immerge, appena se ne presenta la possibilità, in mezzo al pubblico, camminando sulle mani protese della gente: trucchi già visti e risaputi (Iggy Pop, per dire, lo faceva già alla fine degli anni Sessanta) ma lei, bisogna dirlo, li sa sfruttare con gran bravura e (apparente) spontaneità. Il meglio, dopo forse troppi brani tratti dagli ultimi due album, è riservato ai bis: la tripletta Tear The Place Down / Secretly / Little Baby Swastikka è decisamente il clou della serata, con Skin ormai impiantata fissa in mezzo al (suo) pubblico, che viene trascinato ad inginocchiarsi intorno a lei come in un rituale pagano (o ad un concerto dei Fleshtones...). E nel secondo bis arriva anche You’ll Follow Me Down da Post-Orgasmic Chill, ballata elettrica che conoscono anche i sassi, prima della definitiva chiusura con la recente muscolare Satisfied?.
Professionali, “radiofonici” e coreograficamente inappuntabili: questi sono oggi gli Skunk Anansie, un gruppo che ha smesso da lungo tempo di essere rilevante (ammesso lo sia mai stato) e che punta ora, soprattutto, sulla mai sopita nostalgia di tanti (ex)giovani per i ruggenti anni Novanta. E già: allora non c’era né l’euro né la “crisi”, e di concerti “retrocessi” in location meno capienti non si aveva alcun sentore. Ma purtroppo l’impressione è che in futuro possa ricapitare. Magari già al prossimo concerto dei Placebo...
SETLIST:
1. The Skank Heads 2. I Will Break You 3. I Believed In You 4. God Loves Only You 5. I Hope You Get To Meet Your Hero 6. Twisted (Everyday Hurts) 7. I've Had Enough 8. My Ugly Boy 9. Weak 10. Hedonism (Just Because You Feel Good) 11. Our Summer Kills The Sun 12. This Is Not A Game 13. I Can Dream 14. Spit You Out 15. Over The Love 16. Because Of You 17. Sad Sad Sad 18. Charlie Big Potato
Encore: 19. Tear The Place Up 20. Secretly 21. Little Baby Swastikkka
Encore 2: 22. You'll Follow Me Down 23. Satisfied?
(La foto di Skin al Tendastrisce è di Luigi Orru)
Articolo del
22/11/2012 -
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