Urban Folk Quartet Urban Folk Quartet live @ King's Place - Londra (Regno Unito), 30 novembre 2012 Londra (Regno Unito)  30/11/2012 di Chiara Felice

Sono un vortice di sonorità che attingono dalle radici della propria nazione di origine plasmandole e personalizzandole grazie alla propria preparazione musicale e si fa davvero molta fatica a restare inchiodati alle proprie sedie durante un concerto dei giovani Urban Folk Quartet.

Se si attraversa in lungo e in largo l'affascinante terra di Albione, saranno infinite le formazioni che si incontreranno, band che tentano di portare avanti la tradizione musicale di questa terra: a volte saranno estremamente fedeli alle origini, altre volte porteranno quelle stesse radici verso altri orizzonti, contaminandole con sonorità nuove, con altre radici. È il caso di questo eterogeneo quartetto che raggiunge la sua massima espressione proprio nella veste live. Gli Urban Folk Quartet ruotano attorno alla figura del violinista Joe Broughton, direttore – tra le sue molteplici attività – del “Conservatoire Folk Ensemble”, un ensemble di cinquanta elementi che sta diventando sempre più influente in Inghilterra. La tradizione musicale inglese viene ampliata grazie alla presenza della violinista galiziana Paloma Trigas che renderà possibile la commistione tra musica folk inglese e elementi tipici della musica galiziana (Polca De Areeiras). Tom Chapman è assolutamente formidabile nell'uso del suo cajon e la sua formazione di stampo jazz gli permette di tessere strutture ben articolate. Il quartetto si chiude con l'imprescindibile figura di Frank Moon, che alternerà la chitarra allo oud, portando all'interno della composizione del gruppo sonorità più vicine al mediterraneo orientale - Turchia su tutte - come dimostra l'eccellente Zephyr o Kiz Kulesi del loro ultimo lavoro Off Beaten Tracks.

Se il punto di partenza è molto spesso quello del folk inglese, quest'ultimo sembra a tratti scomparire - per un istante - a vantaggio di sonorità di più ampio respiro (Dink' Song). Ritmi caraibici, violini che si trascinano verso melodie medio-orientali, il blues che pervade alcuni testi ed anche alcune composizioni musicali, i reel e la forte predisposizione verso l'improvvisazione fanno degli Urban Folk Quartet una delle formazioni più interessanti dell'attuale scena folk inglese. Ed è proprio questa eterogeneità, il continuo arrivo dell'inaspettato a collocarli un gradino sopra l'infinita varietà di gruppi che popolano questo scenario.

Sicuramente c'è bisogno di incrementare e coltivare ulteriormente questa ricca diversità musicale che gli ha permesso di guadagnare una propria identità; ma ad oggi, la risposta dal vivo di questo quartetto appare più che ottima e il siparietto messo su da Chapman durante il concerto – una grande attesa verso l'apertura di una valigetta che sembrava contenere un elemento elettronico di ultimissima generazione, mentre invece conteneva un piccolo triangolo in metallo – la dice davvero lunga su quanto a volte basti pochissimo a livello di strumentazione. Pochissimo se il resto lo riescono a fare l'ingegno, la profonda conoscenza e l'impellente necessità di dover comunicare attraverso l'arte.