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Doveva venire tre anni fa insieme a Keith Emerson (in un inedito duetto E&L) ma il tour europeo fu cancellato per via di problemi alla schiena del tastierista e mai più rischedulato. E così, erano circa 15 anni che Greg Lake non metteva piede nella Capitale, ed esattamente dal 21 luglio 1997, quando si esibì al Centralino del Foro Italico insieme a EL&P. Cinque anni prima, il 20 novembre 1992 al Palaghiaccio di Marino, c’era stata una data della prima reunion del trio nell’ambito del Black Moon Tour. Senza dimenticare, poi, i due storici concerti del ’72 e ’73, rispettivamente al PalaEur e allo Stadio Flaminio durante l’epoca d’oro di Trilogy e Brain Salad Surgery: quelli, però – per motivi anagrafici – se li erano goduti solo i nostri antenati...
C’era, pertanto, una certa attesa per la (quinta) venuta di Lake dalle nostre parti con il suo nuovo spettacolo, fatto in egual misura di musica – quella storica, degli EL&P e dei King Crimson – ma anche di racconti e aneddoti, che il bassista/ cantante/ chitarrista ha iniziato ad assemblare in vista della prossima pubblicazione nel giro di un anno della sua biografia Lucky Man (che, presumibilmente, gli fornirà il destro per rispondere a tono al libro uscito qualche anno fa Pictures Of An Exhibitionist, in cui Keith Emerson gli lanciò diverse freccie intrise nel veleno). Il teatro scelto per l’occasione, l’Ambra Garbatella, è accogliente ma probabilmente troppo piccolo per accogliere tutti gli estimatori di un personaggio che in Italia resta stra-amato, in virtù dei suoi nobili trascorsi. Scontato quindi il sold-out (nonostante il prezzo elevato dei biglietti) come anche la necessità di dover disporre delle seggiole supplementari per poter accontentare tutti.
Le luci si spengono sulle note di Moonchild dei King Crimson che funge da sigla iniziale. L’atmosfera cambia radicalmente con l’arrivo di una versione rap preregistrata di 21st Century Schizoid Man su cui Lake fa finalmente il suo ingresso in scena imbracciando una chitarra elettrica: vistosamente ingrassato (ma in fondo quando mai è stato magro? Solo a vent’anni...) e un po’ stempiato ma sempre dotato di una potente voce baritonale. Si sente, però, la mancanza di una band: 21st Century Schizoid Man, più aggressiva dell’originale, risulta penalizzata dai suoni sintetici delle basi. Non un grande inizio, insomma, anche perché la successiva Lend Your Love To Me Tonight (che apriva la facciata “di Lake” di Works Vol.1 del 1977) è a parere di chi scrive uno dei brani peggiori del bassista/cantante, uno di quelli in cui il suo tendenziale romanticismo veniva espresso nelle forme più fruste e banali. Il primo brivido arriva con l’esecuzione – essenzialmente per voce e chitarra, il che vorrà pur dire qualcosa – di From The Beginning, la ballata presente su Trilogy, l’album di EL&P del ’72 che Greg Lake a tutt’oggi – trovandoci d’accordo - considera il migliore di tutta la discografia del trio.
Fa una strana impressione vedere Greg Lake sul palco da solo. E’ praticamente la certificazione della fine di un’epoca (anche perché un’ora prima, in privato nei camerini, ci ha fatto capire che in futuro sarà difficile rivedere nuovamente insieme su un palco EL&P). Tra l’altro Lake non è propriamente uno showman – appartiene piuttosto alla categoria dei “sensibili musicisti” – e si rivela un po’ ingessato quando si tratta di interloquire con il pubblico e raccontare le sue storie di vita vissuta nel cuore della scena musicale degli anni Sessanta e Settanta. Aneddoti che, comunque, risultano tutti oltremodo piacevoli e istruttivi: ad esempio, la cover di Heartbreak Hotel di Elvis è introdotta dai suoi ricordi di ragazzino in quel di Bournemouth, quando restò folgorato dai suoni allora inediti del rock and roll; e, quindi, dalla rievocazione di quella volta, nei primi anni Settanta, quando EL&P in tour negli USA si recarono a Las Vegas per vedere lo spettacolo di un Elvis ancora nel pieno della sua magnificenza. Tra i tributi di Lake agli artisti che lo hanno influenzato, uno è riservato a Johnny Kidd & The Pirates (Shakin’ All Over, storicamente il primo pezzo di rock and roll britannico in grado di competere con gli americani), e un altro, quasi scontato, ai Beatles, con una (un po’ scolastica) You’ve Got To Hide Your Love Away che viene utilizzata per coinvolgere il pubblico e farlo cantare in singalong: il tutto, però, senza troppo successo, nonostante Lake si prodighi a elogiare le “notorie” (su quali basi non si sa...) qualità canterine dei romani. Largo spazio quindi alla fase King Crimson, la prima band di rilievo in cui Lake abbia militato, con un medley – reputato poco convincente dai “crimsoniani” in platea - di Epitaph e In The Court Of The Crimson King, e quell’imperituro gioiello che risponde al titolo di I Talk To The Wind, talmente bella che nessuna base da pianobar potrà mai riuscire a intaccarne lo splendore. Anche perché Lake avrà anche subito un declino fisico, nel frattempo, ma la sua voce resta sempre profonda ed emozionante. Se Touch & Go (da quel sottovalutato LP che fu l’estemporaneo Emerson Lake & Powell dell’86) risulta un po’ pacchiana nella versione base&voce, Trilogy e Still...You Turn Me On confermano la bellezza delle ballads lakiane eseguite alla sei corde acustica. Trilogy, in particolare, è la rilettura forse più interessante della serata, qui spogliata dell’apporto emerson/palmeriano ma ugualmente capace di provocare ripetuti brividi lungo la schiena. Arrivano anche C’est La Vie, romanticissima chanson composta a Parigi che – ricorda Lake con non celato orgoglio – fu portata al n.1 delle classifiche francesi nientemeno che dal campione transalpino Johnny Hallyday; Lucky Man, uno dei grandi classici del primo album di EL&P (quello della “colomba”) che Lake compose addirittura a 12 anni con i pochi accordi che conosceva all’epoca; e – attesa da tutti in questi giorni prenatalizi – I Believe In Father Christmas, il suo più grande hit solistico datato 1976 che fu poi inserito nella raccolta di EL&P Works Vol. 2. Spostatosi alle tastiere, Lake propone anche una cover di People Get Ready, l’inno soul di Curtis Mayfield & The Impressions; il motivo di questo inserimento in scaletta risulta tuttavia incomprensibile, vista, per una volta, l’assenza di aneddoti e di spiegazioni al riguardo. Quindi, dopo un breve intervallo, arriva l’unica encore, l’impetuosa Karn Evil 9 1st Impression, Part II (più nota come Welcome Back My friends To The Show That Never Ends) con la quale negli anni Settanta Emerson Lake & Palmer erano soliti aprire i concerti, ma che stavolta chiude con fragore la serata. L’uso di basi preregistrate, criticato da taluni dei presenti, in realtà è giustificato dalle caratteristiche della maggioranza dei brani (sarebbe mai possibile immaginare una Lucky Man che non si concluda con quelle tipiche ondate di moog emersoniano?) ma anche con il fatto che, storicamente, Greg Lake è sempre stato abituato ad avere una band di accompagnatori al suo fianco sul palco. Bisogna poi considerare che il bassista/vocalist negli ultimi tempi ha sofferto qualche problemino di salute: a scanso di equivoci, affidarsi a una setlist prestabilita e codificata nei minimi dettagli risulta quasi una necessità che, a questo punto della sua carriera (e a 65 anni suonati), gli dà la giusta “sicurezza” nell’afffontare, sera dopo sera, un pubblico diverso ed esigente. Detto questo, Songs Of A Lifetime è indubbiamente uno spettacolo da vedere. Se non altro per sentire cantate e suonate direttamente da Greg Lake, in un’atmosfera (per una volta) raccolta, una sequenza di brani che hanno fatto la storia della musica. Oltreché – last but not least - per approfondire, grazie ai racconti che sono parte integrante dello show, la conoscenza di un periodo storico eccezionale sia dal punto di vista del costume che da quello della produzione artistica. Un’epoca probabilmente irripetibile, di cui Greg Lake, i King Crimson e EL&P, sono stati tra i massimi protagonisti.
SETLIST:
21st Century Schizoid Man Lend Your Love To Me Tonight From The Beginning Heartbreak Hotel Epitaph / In The Court Of The Crimson King I Talk To The Wind You’ve Got To Hide Your Love Away Touch & Go Trilogy Still…You Turn Me On Shaking All Over C’est la Vie I Believe In Father Christmas Lucky Man People Get Ready
Encore: Karn Evil 9: 1st Impression, Part II
(Si ringraziano Donato Zoppo ed Eleonora Biscardi per l'ottima colaborazione e Giancarlo De Chirico per il video)
Articolo del
12/12/2012 -
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