Mac DeMarco Il mondo parallelo di Mac DeMarco, cantautore-rivelazione dell'anno appena trascorso 7/01/2013 di Andrea Belcastro

I regali più belli e graditi, si sa, sono quelli che arrivano in maniera inaspettata. Dunque, se era lecito attendersi grandi cose da nomi più o meno noti come Beach House, Grizzly Bear e Tame Impala (giusto per citare quelli meno stagionati) non si può dire altrettanto di Mac DeMarco: sgangherato e sconosciuto (almeno fino a pochi mesi fa) cantautore della provincia canadese; un tipo al quale, guardandolo in foto, non gli si darebbe neanche 1 euro sulla fiducia.
Invece, se non abbiamo ancora archiviato definitivamente il 2012 è solo merito di 2, il secondo album pubblicato da DeMarco nel corso dell'anno ma, a conti fatti visto la pochezza del quasi sperimentale Rock And Roll Nightclub, il suo vero e proprio esordio.

Il sound proposto da DeMarco, a sostegno dei suoi piccoli ritratti di vita di quartiere, è un curioso miscuglio tra i Velvet Underground meno estremi (dalle parti di Loaded o dell'omonimo, per intenderci) ed una sorta di meta-parodia degli anni '50 realizzata però negli anni '80. Detto così sembra una follia, ma è sufficiente ascoltare i primi tre brani dell'album per immergersi con totale sintonia nel mondo parallelo disegnato dalla bizzarra e quasi stonata chitarra di DeMarco. Al di là di tutto a fare la differenza è, come sempre, l'estrema qualità di scrittura che caratterizza più della metà dei brani che compongono l'album: dalla struggente dichiarazione d'amore di My Kind Of Woman – un capolavoro assoluto dove ogni singola nota e vibrazione vocale si muove all'unisono verso un pathos all'apparenza dimesso ma in realtà straordinariamente emozionante – agli accordi sospesi dell'affascinante Ode To Viceroy, passando per il ritmo seducente di Dreaming.

Senza dover necessariamente citare tutte le perle della collana, sappiate che Mac DeMarco dimostra di saper come si scrive una canzone e, pur nella limitazione di una strumentazione scarna con relativi arrangiamenti al limite del ripetitivo, riesce a far emergere sprazzi di pura e geniale autorialità pop. Questa considerazione, sommata all'evidente sicurezza acquisita rispetto ai precedenti lavori (comprendendo tra questi anche i quattro dischi autoprodotti quando ancora si faceva chiamare Makeout Videotape), fa sperare in un futuro luminoso. Non ci resta che aspettare.