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Il freddo pungente non ferma i temerari che sono tuttora affascinati dalle sonorità martellanti ed oscure degli Ulan Bator, gruppo francese che si è formato a Parigi nel lontano 1993 e tuttora guidato dalla genialità lucida e folle di Amaury Cambuzat, chitarra e voce, autore di tutte le musiche della band. Insieme a lui sul palco dell’Init Club troviamo Nathalie Forget all’onde Martenot, una sorta di tastiera elettronica, antesignana del sintetizzatore, Diego Vinciarelli, al basso elettrico e Luca Andriola, alla batteria.
Una cascata di suoni apocalittici, violenti ed estremi per natura, si abbatte ben presto sui nostri apparati uditivi, ma non ci sottraiamo all’evento. Percussioni tribali, grida sciamaniche - non c’è posto alcuno per una sezione vocale articolata e formale - e loop elettronici danno il senso di quello che è il verbo degli Ulan Bator, dal nome della capitale della Mongolia, gruppo oltranzista e feroce, conseguenza diretta del Kraut Rock dei primi anni Settanta, mescolato poi con il Post Rock e l’elettronica. Il gruppo presenta dal vivo brani come Regicide, Speakerine e Missy & The Saviour tratti da Touh-bouh, il disco di due anni fa, un titolo che tradotto in italiano significa “Gran Confusione”. E’ il trionfo del rumore assordante, ripetuto, ossessivo, agghiacciante. La chitarra elettrica di Amaury, strofinata a dovere, dialoga continuamente con le interferenze ed i riverberi della tastiera di Nathalie, capace di trasformare suoni, voci ed armonie in una sorta di magma primordiale. C’è anche spazio per un brano nuovo, intitolato We Are You e per un’altra composizione spettrale ed oscura dedicata a Bugarach, la città francese sui Monti Pirenei, che sembrava fosse l’unico posto al mondo che si sarebbe salvato dalla Fine del Mondo, prevista per il 21 dicembre scorso. “Non è successo niente” ammette quasi dispiaciuto Amaury “Ma l’appuntamento è solo rimandato...” E via con un nuovo diluvio di note viscerali e potenti, figlie non soltanto dell’elettronica tedesca dei Faust e dei Can, ma anche di influenze Stooges, Sonic Youth e Swans. Non è infatti un caso se Amaury ha collaborato recentemente anche con Michael Gira, che degli Swans è il deus ex machina.
Gli Ulan Bator sono dei veri e propri terroristi prestati al mondo dell’Arte: visionari ed estremi, molto spesso violenti ma dotati anche di grande tecnica e talento compositivo. Un appuntamento con quanto si agita all’interno dei nostri corpi, così come nelle viscere della Terra, un incontro con il fuoco, una data che non potevamo mancare.
Articolo del
18/01/2013 -
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