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Luci basse ed una atmosfera davvero molto intima e rilassata accolgono il primo dei tre concerti di Patti Smith che ritorna all’Auditorium Parco della Musica di Roma per presentare al pubblico quel My Festival la cui organizzazione le è stata interamente affidata per circa due settimane. La Sala Petrassi non è molto grande, ma si presta bene al live act acustico previsto per questo Family Concert che vede Patti insieme ai suoi due figli: Jesse Smith, al pianoforte e Jackson Smith, alla chitarra acustica, con il contributo di Tony Shanahan, al basso.
Si comincia con Wing una delle sue prime poesie, a cui è stata data in seguito una forma-canzone: una ballata delicata e sognante che Patti dedica a sua figlia Jesse, che la ringrazia con un semplice sguardo. L’ala di cui parla il brano è in realtà un anelito verso il trascendente, una forma di libertà assoluta, che prevede anche la possibilità di un distacco, il rischio di una perdita. Le note reggate di Redondo Beach, atmosfere tipiche del calypso proprio delle isole dei Caraibi, sembrano offrirci una brezza leggera, malgrado il testo sia quanto mai drammatico e racconti di una ragazza che si suicida in mare dopo un litigio con il suo amore. Tanto bello quanto inaspettato il recupero di Grateful, un brano che raramente Patti esegue dal vivo, una ballata acustica ispirata ad un sogno in cui le compare Jerry Garcia, il chitarrista dei Grateful Dead, che la invita a trascurare le cose materiali, ad aprire gli occhi e a puntarli dritti verso di lui, in Cielo. In mattinata Patti si era recata a San Pietro, in occasione dell’udienza del nuovo Papa e cambia le parole introduttive di My Blakean Year per mettere in musica la descrizione di quell’incontro: ”I met a Man with a smile like the Sun”, racconta Patti e riesce poi mirabilmente a far confluire nella figura di Papa Francesco, così attento agli ultimi, che mette sempre l’amore davanti alla paura, il ricordo letterario delle poesie di William Blake, un altro visionario, poeta inglese dei primi del Settecento che raccontava il rischio di chi intraprende ogni volta un nuovo viaggio, di quanti vogliono sempre lasciarsi sorprendere dalla vita e non hanno paura dell’ignoto.
Le note delicate di This Is The Girl, tratta da Banga il suo ultimo album, segnano il ricordo di Amy Winehouse, interprete inglese che Patti non conosceva di persona, ma che ammirava moltissimo. Non poteva mancare in una serata del genere Dancing Barefoot, una delle canzoni simbolo del repertorio di Patti Smith, una ballata molto bella ed intrigante, un inno alla trasfigurazione attraverso l’amore, la perdita di sé per abbracciare interamente l’altro, che si realizza sia all’interno di una relazione umana (per lei quella con Fred Sonic Smith, il chitarrista degli Mc5, suo marito, nonché padre di entrambi i suoi figli) sia in una interazione religiosa, altamente spirituale, come quella con Dio. L’elogio della poesia e dell’arte in genere è contenuto invece su Beneath The Southern Cross altro brano che non si ascolta frequentemente dal vivo e che fu scritto da Patti pochi giorni dopo la morte del suo amico, fratello, amante di sempre Robert Mapplethorpe, il noto fotografo americano che morì di AIDS. a soli 42 anni d’età. Questa sera però la dedica viene estesa a tutti quelli che fanno poesia, che lottano per trasformare il linguaggio in un qualcosa di significativo, di bello.
Tempo fa Patti Smith ha aperto a New York il concerto di Neil Young & Crazy Horse: "una meraviglia” sorride Patti “sono stata molto onorata di aver diviso il palco con loro”; ed esegue It’s A Dream, l’unica cover della serata, un brano di Neil Young che compare su Prairie Wind un suo disco del 2005. La versione acustica di Pissing In The River, introdotta dalle note di piano della figlia Jesse, è un altro momento topico del concerto: l’inizio decisamente malinconico è ben presto contraddetto da un crescendo struggente, in cui Patti regala il meglio di se stessa. La sua vocalità è intensa, straripante, talvolta perfino rabbiosa, in quel suo chiedere al destino di riportarle indietro un amore perduto. Si torna a parlare di Papa Francesco, al quale viene dedicata Peaceable Kingdom come augurio di un papato che operi per la Pace fra i popoli, che possa dare nuova linfa ad una speranza che è ancora viva, che non esce mai sconfitta, anche quando sembra vero il contrario, e ricorda la sua ostilità alle scelte in politica estera nei confronti di George W. Bush, l’ex Presidente americano che decise di invadere l’Iraq. Nuova dedica, che accomuna questa volta sia Jesse che Jackson, che ricordano il loro padre attraverso le note di Frederick (Fred Sonic Smith), il brano guida di Wave, una rock ballad energetica e sognante che vede l’ingresso a sorpresa sul palco di Lenny Kaye, lo storico chitarrista di Patti Smith, che non era inizialmente previsto in questa serata.
Ormai la Sala Petrassi è nel delirio totale: Patti invita il pubblico ad avvicinarsi sotto palco, a superare la freddezza della struttura in sé, e ci riesce in un momento. Al momento dell’esecuzione di Because The Night, il brano scritto da Springsteen ma che conobbe il successo internazionale soltanto grazie alla sua interpretazione, sono tutti a fare festa. L’assoluto in Amore, cantato prendendo in prestito versi tratti da Il Cantico dei Cantici. Ancora una volta sacro e profano che si incontrano, la Bibbia e il Demone del Rock’n’Roll che convivono, una rara sensazione di coralità in quel canto che si sprigiona inesorabile e forte. Il concerto, dopo una breve pausa, si chiude con Banga, dal nome del cane presente su Il Maestro e Margherita di Bulgakov e con l’immancabile People Have The Power, un brano che riassume tutta la carica sociale e la dimensione politica del messaggio trasmesso da Patti Smith, una canzone che nasce da un passaggio della Bibbia, quello che profetizza come saranno “i miti ad ereditare il mondo” ma che si estende poi in una dimensione più politica e che arriva fino alle proteste antimilitariste del movimento pacifista americano.
Una serata da ricordare, sia per l’atmosfera che si è venuta a creare, sia per la scelta mirata di un repertorio più insolito eseguito accanto ai brani più conosciuti del Patti Smith Group.
SETLIST:
Wing Redondo Beach Grateful My Blakean Year This Is The Girl Dancing Barefoot Beneath The Southern Cross It’s A Dream (Neil Young) Pissing In The River Peaceable Kingdoim Frederick Because The Night
Encore: Banga People Have The Power
Articolo del
15/04/2013 -
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