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Tappa italiana del tour europeo di Daniel Johnston, all'Angelo Mai Altrove Occupato. A un anno di distanza dal concerto al Piper Club dello scorso aprile, il cantautore di Sacramento è tornato nella Capitale per un'unica data evento. L'occasione è l'uscita di Space Ducks, primo libro illustrato di Johnston, per il quale ha anche composto un'omonima colonna sonora che l'ha visto collaborare con Unknown Mortal Orchestra, Fruit Bats e Jack Bugg. A fare da spalla a Johnston durante il concerto, l'ottima Bluemotion Band. Il gruppo, composto da Fabio Rondanini (Calibro 35, Niccolò Fabi), Gabriele Lazzarotti (Daniele Silvestri, Niccolò Fabi), Lorenzo Corti (Cristina Donà, Cesare Basile), Rodrigo D’Erasmo (Afterhours, Cesare Basile), Enrico Gabrielli (Calibro 35, Mariposa), Andrea Pesce (Riccardo Sinigallia) e Cristiano De Fabritiis (Filippo Gatti), ha saputo accompagnare il cantautore californiano e le sue canzoni con eleganza e giusta potenza esecutiva, senza mai sovrastare Johnston e la sua voce.
Daniel sale sul palco intorno alle 22.30. Ha una maglia nera con la stampa delle celebre rana Jeremiah di Hi, How Are You?, che, come molti dei suoi disegni, ricorda quelli del suo idolo, John Lennon, pubblicati in A Spaniard in The Works e In His Own Write, ed è accompagnato dal suo inseparabile quaderno di fogli plastificati che contengono le sue canzoni. Quando inizia a cantare è impossibile non notare come le sue mani tremino incessantemente, il suo sguardo sia quasi sempre rivolto al pavimento e i flash delle macchine fotografiche lo imbarazzino. Torna così alla mente il documentario di Jeff Feuerzeig The Devil and Daniel Johnston in cui viene raccontato il percorso artistico del cantautore, ma anche la sua lotta contro bipolarismo e schizofrenia che l'hanno accompagnato tutta la vita, segnando profondamente la sua persona e le sue opere. Daniel, però, continua a cantare e dopo qualche brano inizia ad interagire, scherzando, con il pubblico che non smette mai di fargli sentire il suo calore e l'entusiasmo di vederlo su quel palco. Johnston alterna suoi brani celebri come Life in Vain con il bellissimo “assolo” di violino, The Beatles, dedicata al gruppo che l'ha maggiormente ispirato, o Rock'n'Roll Ega a composizioni più recenti come Mean Girls Give Pleasure contenuta in Space Ducks. Proprio i Beatles sono i protagonisti di tre cover: Get Back, The Fool On The Hill e I Am The Walrus. Quest'ultima non voleva essere eseguita da Johnston, convinto che lui e il gruppo non fossero pronti per suonarla insieme, ma l'incitamento del pubblico e della Bluemotion Band hanno avuto la meglio, creando uno dei momenti più magici dell'intero live.
Una volta sceso dal palco, Johnston è stato richiamato a gran voce dal pubblico che l'ha visto tornare per intonare le ultime due canzoni: una toccante versione a cappella di Deliv Town, con i musicisti in veste di coro, e la splendida True Love Will Found You In The End, per la quale Johnston è stato accompagnato dal canto pubblico, commosso e ed emozionato. Una volta riaccese le luci, sono tornate le note dei Beatles con I Want You (She So Heavy) a guidarci verso l'uscita, con la consapevolezza che poco importano le stonature e poco importa l'insicurezza. Johnston è un uomo fragile ma al tempo stesso potentissimo. Sul palco dell'Angelo Mai ci ha mostrato il suo mondo fatto di sofferenza e di rinascita, di delicatezza e fantasia, offrendoci il suo lato più vulnerabile e autentico.
Articolo del
02/06/2013 -
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