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Non era lì ad attenderci la solita tranquilla serata estiva: c’era molta elettricità nell’aria. Il nubifragio pomeridiano aveva impedito lo svolgersi del soundcheck e l’entrata del pubblico all’interno della Cavea viene ritardata oltre modo. Sono quasi le 22,00 infatti quando riusciamo ad entrare e Scott Matthew inizia il suo opening act mentre ancora cerchiamo il nostro posto a sedere. Belle canzoni, tutte cover di brani molto noti riproposti in versione acustica proprio come su Unlearned, il suo nuovo album, che è appena stato pubblicato. Le note di To Love Somebody dei Bee Gees, di I Wanna Dance With Somebody di Whitney Houston, di Smile scritta da Charlie Chaplin e una bellissima versione di No Surprises dei Radiohead, intrattengono un pubblico che diventa sempre più numeroso, malgrado la pioggia che ha lasciato in dote una umidità fastidiosa.
Sono tutti qui per lei, per il ritorno live di Chan Marshall, in arte Cat Power, artista americana di 41 anni, con una vita molto sofferta alle spalle, ma anche con un grande passato. Artista inquieta, con un carattere fragile che le procura rapidi sbalzi di umore e un atteggiamento talvolta insofferente, Cat Power ci presenta dal vivo brani tratti da Sun, il suo ultimo album, un disco controverso, ma molto interessante, che segna il suo passaggio dal country folk, dal blues e dalla musica soul delle origini all’elettronica. Infatti dopo l’esecuzione di The Greatest, una slow ballad molto intensa, per piano e voce, che dà il titolo all’album omonimo del 2006, si abbassano le luci sulla scena e cala un’atmosfere oscura sul palco. Un grosso faro spara un fascio di luce forte, fisso e ossessivo proprio come il suono prodotto dai quattro musicisti che compongono la sua tour band. Brani nuovi come Cherokee, Silent Machine, Manhattan e Human Being trasmettono dal vivo tutta l’inquietudine che ha caratterizzato fin qui il percorso sia personale che artistico di Chan Marshall.
Reduce da un esaurimento nervoso, che l’aveva portata alle soglie del suicidio, troppo dipendente dall’alcool e dai farmaci antidepressivi che assume, Cat Power ha dovuto superare anche una separazione drammatica, un fallimento sentimentale, l’ennesimo, dopo il quale si è tagliata i capelli molto corti, ha preso un volo e ha ricominciato daccapo, finendo di registrare Sun in Francia. Le parole di Cherokee “Never knew a love like this / never knew a pain like this” sono quanto mai autobiografiche e ci raccontano di una donna che non ha vergogna di mettersi a nudo, che non nasconde le sue emozioni, ma al contrario le trasmette nella sua interezza grazie a doti canore fuori dal comune, ad una capacità espressiva oltre la norma, elementi che fanno di lei una grandissima interprete. Una sezione ritmica percussiva, chitarre corrosive che sembrano ereditate dal punk, la tristezza dell’impianto blues di ballate preziose come Always On My Own e la più datata ma stupenda King Rides By fanno procedere il concerto su una linea ben bilanciata, quella di un impatto sonoro molto duro, ammorbidito dal suo talento vocale, Ad un tratto però, dopo l’esecuzione di Nothing But Time, Cat comincia a dare segni di insofferenza e a lamentarsi con i tecnici e con gli addetti all’impianto sonoro. L’avevamo vista confabulare più volte con un addetto al palco, ma le soluzioni proposte non costituivano un rimedio. Aveva un forte riverbero sul microfono, il suono era pessimo e lei è insoddisfatta. Ci teneva molto a questa serata qui a Roma e non vuole offrire uno show imperfetto, canzoni rovinate in quel modo. C’è una pausa, anche piuttosto lunga, si cerca di risolvere complicazioni connesse alla strumentazione di palco, ma senza risultato. Il pubblico le chiede di riprendere a cantare, lei sembra non sentire e alla fine insoddisfatta abbandona la scena, non prima di aver comunicato praticamente se stessa davanti ai microfoni: “Il suono è inaccettabile, non ce la faccio a proseguire, anche se me lo chiedete. Scusatemi, ma io non sono qui per darvi ragione”.
Passa una buona mezz’ora, durante la quale la band continua a suonare e molti abbandonano la Cavea insoddisfatti e arrabbiati (pensavano forse ad un rimborso?). Quando ormai si era persa ogni speranza Cat Power, convinta dallo staff della DNA, l’organizzazione che la porta in tour, torna sul palco ed esegue la seconda parte dello show, porta a termine la scaletta prevista per questa sera e allunga provocatoriamente la durata di certi brani, forse proprio per andare oltre gli orari imposti dall’Auditorium che vogliono la fine di ogni concerto entro la mezzanotte. E’ triste per le complicazioni, ma anche molto arrabbiata e reagisce offrendosi totalmente al suo pubblico, regalando a quanti sono qui solo per lei delle toccanti versioni di Metal Heart, di Shivers, un brano del 1979 scritto da Roland S. Howard e dai Boys Next Door, band australiana in cui all’epoca militava Nick Cave. Dopo l’esecuzione corale di Peace And Love, Cat Power torna a sorridere: si fa consegnare dalla sua tour manager un gruppo di magliette con il suo logo (una C e una P sistemate su un unico asse, simbolo del vero potere, quello di Cat Power) e le regala al pubblico che affolla il parterre. Pochi minuti dopo distribuisce anche i fiori che le erano stati offerti e dedica frasi d’amore per la città di Roma e la sua gente (non certo per i responsabili del supporto tecnico al suo concerto).
Un concerto tormentato e difficile, ma comunque molto bello. Una nuova Cat Power, più oscura e ribelle, ma anche più determinata. Non dimentichiamo che si è trascinata la gamba sinistra per tutta la durata dello show, conseguenze di un intervento chirurgico subito non molto tempo fa per rimuovere un angiodema che le dava molti problemi. Le canzoni di Sun ci regalano una Cat Power che si reinventa anche come songwriter e dimostra ancora una volta di essere all’altezza della situazione. Una serata emozionante insieme alla voce potente, appassionata e drammatica di Cat Power, che è ancora capace di toccare l’anima.
SETLIST: The Greatest Cherokee Silent Machine Manhattan Human Being King Rides By Bully Angelitos Negros Always On My Own 369 Nothing But Time I Don’t Blame You Metal Heart Shivers Peace And Love Ruin
Articolo del
09/07/2013 -
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