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Era uso comune, prima dell’avvento del sonoro nel 1927, che nei cinema il musicista si esibisse accompagnando il film, creando un commento sonoro, un sottofondo per sovrastare il rumore del nastro nel proiettore, una colonna sonora a immagini che si susseguivano senza nessun tipo di sonoro. Una volta era un pianista squattrinato a farlo in sale fumose e buie, oggi sono i Mogwai a esibirsi dal vivo eseguendo la colonna sonora da loro composta per “Zidane: a 21st Century Portrait” nella quiete confortevole ed elegante del Barbiacan Center di Londra. “Zidane: a 21st Century Portrait” è un documentario uscito nel 2006 incentrato sulla figura del calciatore francese - che noi tutti ricordiamo benissimo non tanto per il suo stile calcistico, ma bensì per la testata in pieno petto a Materazzi durante la finale dei mondiali del 2006 che gli è valsa un cartellino rosso proprio durante la sua ultima partita da professionista – che viene definito nelle note di presentazione come “il più elegante e probabilmente più carismatico dei calciatori”. Lo scopo di questo lavoro diretto da Duglas Gordon e Philippe Parreno era quello di creare un ritratto che rispecchiasse nella tecnica usata la contemporaneità, e quindi via tela e pennelli per lasciare spazio a 17 telecamere sincronizzate pronte a catturare ogni singolo movimento di Zinedine Zidane durante la partita della lega spagnola che ha visto il Real Madrid scontrarsi con il Villarreal CF allo stadio Santiago Bernabéu il 23 aprile 2005. Ora,in quanto non appassionata di calcio, e in quanto a interessarmi siano più la musica che le immagini, preferisco non dare aperte opinioni riguardo al documentario stesso, di cui probabilmente mi sfugge il punto focale. Ma la domanda viene spontanea, perché i Mogwai? Béh a quanto sembra perché così ha voluto il regista per dare un tono “epico” a un’accozzaglia di immagini calcistiche.
E arriviamo finalmente all’esibizione dei Mogwai che si è svolta lo scorso 26 luglio al Barbican, è la seconda volta che il gruppo di Glasgow si esibisce suonando dal vivo la colonna sonora del film francese, la prima volta era stato nel 2006 per la premiere del film a Manchester. E in effetti sono loro a dare un senso alle immagini, sono loro che nascosti nella penombra sotto lo schermo sottolineano alcuni passaggi, sono loro a dare dignità a gesti e azioni, sono sempre loro a attirare l’attenzione più che il documentario stesso, con distorsioni, suoni talmente saturi da essere al limite del rumore e della sopportazione, sono loop e semplici note che si dissolvono piano piano nel silenzio della sala a affascinare. Azioni, rigori, risse in campo, primi piani, attese e un cartellino rosso all’ultimo minuto di gioco si susseguono sullo schermo ripetitivamente ripresi da ogni singola angolazione, ma è sempre la musica a raccontare qualcosa che sfugge alle immagini. Sono i Mogwai a tenere il pubblico che ha gremito ogni possibile posto del Barbican ben ancorato alla propria sedia, e vedere il film è il “prezzo da pagare”. Le 12 tracce della colonna sonora si snodano sinuose dai titoli di testa con Black Spider ai titoli di coda con Untitled 2 intervallate da commenti alla partita in francese e in spagnolo. E dopo? Che sia già tutto finito? No i Mogwai tornano sul palco a ringraziare della pazienza il loro pubblico, finalmente senza immagini da stadio alle loro spalle, e ora sono semplicemente loro, il gruppo post-rock scozzese che ha fatto del proprio suono malinconico e distorto un marchio di fabbrica. Tre pezzi soli, Secret Pint dall’album “Rock Action” del 2001, Ex Cowboy da Come on Die Young del 1999 e infine, Helicon1 dalla raccolta “TenRapid” (1997). Un’esibizione che lascia un po’ di amaro in bocca, qualcosa di meno di un concerto, ovviamente molto di più di una semplice colonna sonora. Alla fine la domanda che resta è una, e potete interpretarla come meglio volete, è un semplice: perché?
(La foto dei Mogway al Barbican Theatre è di Francesca Ferrari)
Articolo del
27/07/2013 -
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