Justin Currie Justin Currie live @ Union Chapel - Londra (Regno Unito), 10 settembre 2013 Londra (Regno Unito)  10/09/2013 di Francesca Ferrari

In una fredda e umida serata londinese di metà settembre probabilmente non c’è posto migliore per finire la giornata di una calda, affollata e accogliente ... chiesa. La Union Chapel è uno dei posto migliori dove andare a sentire un concerto, sia per l’ambiente sia per la selezione musicale. Nell’aria c’è un’atmosfera casalinga, sottolineata da allegre chiacchiere e tazze di tè fumanti che viaggiano tra le spartane panche di legno. Ogni serata perde quel sapore di evento unico, per diventare un rifugio dove sottrarsi per un paio d’ore a una giornata che volge ormai al termine.
Come dicevo anche la selezione musicale tende a enfatizzere più la musica che lo spettacolo, non c’e’ molto, solo uno sfondo di stoffa che rappresenta la copertina dell’ultimo album di Justin Currie - che è ormai un abituè della venue – un pianoforte elettronico, qualche chitarra e un paio di microfoni che si perdono tra le arcate gotiche della chiesa e il rosone di vetro appena intuibile nel buio del soffitto.
E’ appunto Justin Currie a esibirsi stasera e la sala è piena di allegri cinquantenni che non aspettano altro se non di sentire il cantautore scozzese che presenta in questo tour la sua ultima fatica, ”Lower Reaches” uscito lo scorso 19 agosto. Sul piccolo palco della Union Chapel c’è per lo più solo Currie che si alterna tra chitarra e pianoforte. Ma la cosa che stupisce è l’accompagnamento, più questo si fa scarno e essenziale, fino a diventare a volte una semplice sequenza di accordi (soprattutto nelle pallate al pianoforte) più la voce di Currie riempie la sala, non c’è il minimo sforzo nel cantanto, non ci sono esitazioni; chiudendo gli occhi sembra di ascoltare la stessa qualità sonora del disco, se non meglio. Anche sui pezzi in falsetto - che come Currie stesso ammette nella canzone omonima tratta dal suo ultimo disco, non fa per uomini veri - si sente risuonare ogni sfumatura.

La serata si snoda sinuosa tra i suoi tre lavori solisti. Curiosamente in scaletta non c’è Bend to My Will, primo singolo estratto da “Lower Reaches” a neppure A Man With Nothing to Do, singolo dal precendete “The Great War”, probabilmente per problemi di arrangiamento, ma a dire il vero non se ne snete la mancanza.
Currie è un simpatico burlone dal pesante accento scozzese che scherza tra una canzone e l’altra seguito a ruota da un gruppo di instancabili che urlano e applaudono in risposta ad ogni canzone dalla balconata. La sensazione è quella di stare stare nel bel mezzo di un pub con un po’ di amici intorno, certo un pub un po’ gotico e senza birre, ma l’idea che la Union Chapel riesce sempre a dare con l’aiuto dei giusti artisti è proprio di una sorta di inaspettata condivisione. Comunque Justin Currie vuol dire due ore di musica ben composta, ben eseguita, niente passi falsi, niente fuori tono, neppure niente di azzardato – a parte qualche f**k usato come intercalare.
Il tocco finale? Un ultimo pezzo, The Fight to Be Human, cantato – perfettamente - senza microfono con un educato coro del pubblico come unico sostegno. C’è solo una parola per descrivere una serata del genere, e i miei vicini di panca continuavano a ripeterla: awesome!
Articolo del  12/09/2013 -  ©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati