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La magia del Circolo degli Artisti in determinate serate si manifesta in tanti piccoli dettagli. “Chissà chi se lo andrà a vedere il gruppo di stasera – uno pensa prima di arrivare - “certe cose in Italia ed a Roma non se le fila nessuno, figurati poi di lunedì...” Invece basta varcare il cancello per entrare in un’altra dimensione, riscoprendo persone che hai già visto in altre occasioni tipo questa, con indosso la maglietta dei Dead Skeletons o dei The Brianjonestown Massacre, allora c’è vita nell’universo. Le locandine appese con del debole scotch si estinguono velocemente, per gli altri ci sarà modo di rifarsi al banco del merch, perché tutti vogliono portarsi via un ricordo del concerto dei Black Angels, punto esclamativo della recente direzione artistica.
La formazione texana (alla terza apparizione al Circolo e a Roma in generale) ormai può essere annoverata nella cerchia dei portabandiera della nuova leva psichedelica, non solo per l’unanimità degli apprezzamenti sul loro conto, ma anche per l’impegno riversato nell’organizzazione dell’Austin Psych Festival, divenuto il traguardo più importante e la realtà di riferimento della scena. Il Groove è quello che accomuna la compagine statunitense con diverse altre band in circolazione, fatto sostanzialmente da un muro di suono effettato, tipicamente garage e con le distorsioni a farla da padrone, su cui si poggiano riff e melodie di tastiere ed organo che rimandano ad influenze di disparate provenienze, dai classici 13th Floor Elevator e Velvet Underground ai più recenti Black Rebel Motorcycle Club e Black Mountain. Ci sono anche momenti, nei pezzi più tosti, che ricordano i primi Black Sabbath, come ad esempio in Missing District o in particolar modo Evil Things, quest’ultima estratta dall’ultimo lavoro Indigo Meadow.
L’acidità dei suoni, mista alla voce artificiale ed eterea di Alex Mass, rende la resa musicale complessiva ammaliante ed allo stesso tempo sostenuta, grazie anche al vigore che Stephanie Bailey imprime sulle sue rullate. L’apparentemente graziosa e minuta batterista è impressionante in particolare nell’esecuzione degli ultimi pezzi, nei quali anziché calare per la stanchezza sale spaventosamente di intensità, Bad Vibrations in chiusura su tutti. Il nutritissimo pubblico sembra apprezzare maggiormente i brani estratti dal secondo lavoro, Phosphene Dream, il più eterogeneo probabilmente, all’interno del quale c’è anche la spassosa Telephone che fa scatenare le danze. L’aspetto scenografico è abbastanza essenziale e limitato, un proiettore manda immagini ipnotiche su un telone bianco, mentre di fumo (dalle fragranze variegate) ne arriva più dalla platea che dal palco...
In compenso on stage c’è tanto “arrosto” e i cinque elementi della band (i quattro “titolari” più il preziosissimo Jake Garcia dei The Ripe, altra band garage di Austin) hanno più volte modo di mettersi in evidenza anche per la loro poliedricità strumentale, scambiandosi molto spesso i ruoli tra basso, chitarra e tastiera, specialmente per quanto riguarda Kyle Hunt. Al contrario rispetto a Hunt e Garcia, dalla parte opposta del palco, l’altro guru della band Christian Bland (sebbene in studio registri anche le parti di organo) durante il live rimane sempre “fedele” alle sue chitarre, imbracciando per un paio di brani anche una dodici corde.
Il risultato è un concerto divertente, per quanto magari non memorabile se paragonato ad un altro illustre precedente come quello dei Dead Skeletons dello scorso maggio. Probabilmente l’assenza di quel misticismo, all’interno del quale la band islandese invece gozzoviglia, sottrae un componente che sarebbe senza dubbio un valore aggiunto viste le peculiarità del genere in questione e le sensazioni che esso evoca. Dalla parte dei Black Angels, sempre rispetto ai “colleghi” islandesi, in compenso c’è sicuramente una maggior varietà di soluzioni a livello stilistico e musicale. Considerazioni che in realtà equivalgono alla ricerca del pelo nell’uovo, perché quest’ondata di band (per scoprire altri nomi basta guardare la line-up dell’Austin Psych Festival) rappresenta una delle migliori pagine del panorama musicale contemporaneo. Nel dispersivo e sconfinato universo underground, si sono create una propria galassia che splende nell’oscurità, all’interno della quale il tempo non esiste ed ogni volta che, come alieni, atterrano nel nostro mondo riescono a farci riassaporare atmosfere dimenticate o mai vissute.
Twitter: @MrNickMatt
Articolo del
03/10/2013 -
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