|
A volte ti chiedi come mai i momenti vissuti da solo siano più intensi di quelli vissuti in coppia, come mai un volto che vedi per la prima volta diventa familiare nel giro di pochi secondi e del perché in serate come questa, Roma sembra avere una luce talmente accogliente da avvolgere tutti i pensieri in un unico stato d’animo. E di colpo, le domande apparse nella mente sotto forma di parole trovano risposta nella durata di un suono. Sono sicura di non esagerare se dico che quello a cui ho appena assistito è stato, per gli amanti del folk-rock, l’appuntamento più importante della stagione.
Tanto per cominciare un incipit dalla semplicità narrativa perfetta: entra Mike Scott, solo, con la sua chitarra, poi, nell’ordine, il violinista Steve Wickham, il sassofonista Anthony Thistlewaith, il bassista Trevor Hutchinson e infine Ralph Salmins il batterista dal sorriso contagioso. Sul palco la band si ricompone ed è la metafora visiva di quello che accade in realtà, la reunion in occasione del Fisherman Blues Tour.
Pezzi che avvolgono il cuore in una coperta calda ma che allo stesso tempo lo scoprono nudo al ricordo di emozioni che credevi ormai perdute. When Ye Go Away è una magnifica ballad country dai fraseggi leggeri che immerge lo sguardo nel verde di terre misteriose e incantate. Le linee di basso portano con semplicità un groove affidabile e costante che sostiene il mood per tutto il brano. Non importa il look, né la coreografia, non siamo qui per questo. Quando arriva il turno di When Will We Be Married vien voglia di alzarsi in piedi per ballare sulle arcate celtiche di Wickham. Siamo nel pieno degli anni irlandesi della band, in cui blues, celtic sound e folk si fondono nel marchio inconfondibile della band di Edimburgo.
Oltre a Fisherman's Blues vengono presentati due inediti che il gruppo, secondo le parole del loro frontman scarruffato, vuole testare su noi spettatori. Scott parla al pubblico in inglese, intervallando i racconti con inquisitori ‘Understand?’ e rivelando aneddoti preziosi ai seguaci più ghiotti. Toccante la storia del pezzo Come Live With Me, nato dopo che il sassofonista della band decise di acquistare al Village Music Shop di San Francisco il disco di Ray Charles contente l’originale ispiratore del brano. A quel tempo Mike era molto innamorato di una donna e il giorno dopo aver inciso il pezzo, volò a New York per farle sentire la registrazione e conquistarla. “E la donna che fine ha fatto?” grida qualcuno non appena Mike smette di cantare. “Vedete, io volevo la donna” risponde “ma sapete come vanno a finire queste cose” e subito, saltellando sulle gambe sottili, inizia a cantare The Raggle Taggle Gypsy, canzone tradizionale scozzese ispirata alla tragedia amorosa di uno zingaro di bell’aspetto che viene impiccato per essere fuggito con la moglie del Conte di Cassilis dopo averla sedotta.
Insieme a Fisherman's Blues, We Will Not Be Lovers è sicuramente uno dei momenti più incredibili del concerto. Prima di iniziare a suonare i quattro si chiudono in un cerchio magico come una squadra di rugby prima di un incontro. Rimanendo in questa posizione con Mike di schiena al pubblico, danno il via all’intro della canzone, un incalzante ostinato guidato dal violino stridente di WIckam. Si va avanti con il romanticismo selvatico di Sweet Thing e con la bella Whole Of The Moon, cantata a squarciagola da un gruppo di ragazze in prima fila, finchè Mike al pianoforte annuncia un altro inedito: Tenderfoot, classico blues metropolitano, canto ruvido su una base tradizionale, sia nell’esecuzione che nell’effetto.
Quando il gruppo ritorna sul palco per regalare gli ultimi pezzi, il pubblico non resiste, si alza in piedi per correre verso il palco, a vedere e sentire da vicino quel che resta di una performance incredibile, come se le emozioni possano crescere stando più vicino a chi le crea. Ma lontani o vicini ci siamo stati, noi, i Waterboys, la loro musica e tutto il mondo presente e passato che ci viene restituito in quello che più che country-folk o qualsiasi altro nome sarete bravi a dare è poesia allo stato puro. Difficile scrivere una recensione quando quello che vedi ha una carica emozionale così forte da annullare ogni pensiero critico.
Articolo del
28/11/2013 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|