Tocca al Rising Love di Roma ospitare la seconda tappa ufficiale del nuovo tour di Francesco Di Bella, accompagnato per l’occasione dallo stesso ensemble di musicisti con cui nella passata primavera ha inciso in soli tre giorni il suo incantevole disco solista d’esordio: i Ballads Cafè. La sala è abbastanza piena quando l’ex 24 Grana sale sul palco assieme ad Alfonso “Fofò” Bruno, Alessandro Innaro, Cristiano De Fabriitis e Andrea Pesce. Dagli sguardi dei presenti trapela tanta curiosità. Spetta allora ad Introdub aprire la serata. Rivisitata in maniera alquanto minimale ed elegante, la canzone risalente al 1997 convince fin dagli arpeggi iniziali di chitarra scanditi da “Fofò”. Brevissima a livello di minutaggio, anche se intensa ed emozionante: l’esecuzione è perfetta ed assolutamente in linea con la versione contenuta nell’album “Francesco Di Bella & Ballads Cafè”, nei negozi dallo scorso 19 novembre. Il fatto stesso che sottopalco incomba il silenzio in contemporanea con l’attacco la dice lunga circa l’attenzione generale delle persone appostate nelle primissime file. Terminata Introdub, Di Bella e soci vengono raggiunti da Marjorie Biondo (voce) e Daniele Sinigallia (chitarra elettrica). Ora i Ballads Cafè ci sono tutti e così L’Alba può essere proposta in chiave tutt’altro che scarna. Il pubblico pare gradire assai. Il coinvolgimento aumenta in modo tangibile quando è il turno de La Costanza, primo singolo estratto dal cd, nonché grande classico dei 24. Di Bella invita sul palco Maurizio Loffredo per suonare la lap steel guitar, strumento tanto affascinate quanto determinante per accentuare il carattere velatamente etereo di un pezzo che, tuttavia, non sembra comunque aver smarrito quella particolare connotazione ipnotica nonostante un arrangiamento più “autoriale” rispetto all’originale. Il quarto brano in scaletta è Vesto Sempre Uguale: qui è l’atmosfera sospesa ed ammaliante a stagliarsi e a dare la percezione che il lavoro fatto in studio da Di Bella e dai Ballads Cafè nei mesi passati sia stato non solo notevole, ma anche e soprattutto lungimirante, coerente. Quando partono i primi accordi di Napule Se Sceta, unico inedito presente in “Francesco Di Bella & Ballads Cafè”, gli spettatori rimangono visibilmente rapiti. Bellissimo l’inciso. Convincente l’intero sviluppo della canzone. Chapeau. “Cover time”: dal dialetto partenopeo si passa all’inglese e così ad essere eseguita è Sugar Man dell’immenso Sixto Rodríguez, tratta dal capolavoro “Cold Fact”, album di recente risuonato integralmente da Di Bella & Co. all’Angelo Mai Altrove di Roma. Subito dopo è la volta di un altro inedito che tuttavia non ha trovato posto all’interno del nuovo album del cantautore napoletano. Si tratta di un brano probabilmente “chiuso” da poco; un brano che magari necessiterà anche qualche ritocco in futuro, ma che in ogni caso dimostra di possedere già tanta efficacia. Non ha un titolo questa nuova canzone, tanto che Di Bella, che per eseguirlo imbraccia pure la chitarra acustica, parla di un «blues claudicante». Al di là di questo, il componimento non dispiace. Soprattutto non dispiace il bel giro di basso di Innaro, un po’ in stile Calibro 35. Insomma, chi è in sala contempla con estremo piacere.
Siamo già grosso modo a metà concerto quando la band suona in rapida sequenza altri tre brani del disco attualmente interessato da una discreta fase di promozione: Accireme, Luntano e Kevlar. A questo punto i musicisti sono visibilmente sciolti e allora c’è l’occasione per godersi una traccia un po’ datata quale Kanzone Doce (2001). Altro pezzo, altra cover. Ancora il Maestro Sixto. Ancora un gioiellino tratto da “Cold Fact”. Quale? Rich Folks Hoax. Meraviglia pura. Discorso identico per le successive Carcere e Canto Pe’ Nun Suffrì. Grandi applausi, e non potrebbe essere altrimenti di fronte a canzoni che nell’essere risentite dal vivo in una chiave del tutto nuova danno ulteriore conferma di quanta qualità pervada album come Ghostwriters e Underpop. Al termine di Canto Pe’ Nun Suffrì c’è il consueto e momentaneo abbandono del palco che precede i bis. Lu Cardillo e Tornammo A Casa vengono eseguite in duo: il grande “Fofò” accompagna Di Bella a suon di morbide pennate e di deliziosi fraseggi chitarristici. Pure ridotte all’osso entrambe le canzoni fanno la loro ottima figura. Tempo che il gruppo si riunisca al completo ed ecco serviti gli ultimi due brani della serata: Stai Mai ‘Cca (favolosa) e Resto Acciso, componimento scelto per chiudere anche un disco che, a quanto pare, sta iniziando a far parlare molto bene di sé sia tra gli esperti del settore sia tra gli addetti ai lavori. Al termine del concerto ci si dirige in camerino per congratularsi con i protagonisti della serata. Dai loro volti si scorge grande serenità. L’impressione soggettiva che abbiano tenuto una grande performance è forte, ma nel farglielo presente ognuno di loro ci va cauto. Francesco chiede con estrema umiltà di avanzare eventualmente qualche critica in fase di redazione del resoconto del live, se non altro perché, a detta sua, «le critiche fanno sempre bene». Che dire allora? Chiaramente siamo solo alla seconda uscita ufficiale. Ciò significa che un minimo di rodaggio deve ancora essere compiuto – e non potrebbe essere altrimenti. A parte ciò, non capita tutti i giorni di assistere ad esibizioni così coinvolgenti e ricche di magia. Una cosa è certa: continuando a lavorare con tale entusiasmo e professionalità, il 2014 sarà l’anno della consacrazione per questo progetto.
Articolo del
21/12/2013 -
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