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C’era molta attesa per il concerto di un ensemble davvero particolare, composto da musicisti di estrazione molto diversa fra loro, ai quali spettava il compito di aprire la nuova edizione del festival Chorde, Suoni fra Cielo e Terra. Il progetto nasce e si esaurisce all’interno di una sola serata e prende il nome di Unicum sia perché non sarà mai più riproposto altrove sia perché non si poggia su alcuna stesura musicale già esistente, rivisitata dal vivo. No, niente del genere. Questa sera è il trionfo dello sperimentalismo, dell’improvvisazione che per una volta prescinde dal jazz e si dipana lungo i sentieri di una musica moderna di avanguardia, che estende così all’improvviso i confini di quanto già sentito e già conosciuto.
Protagonisti di questo vero e proprio evento sono Thurston Moore, fra i più grandi esponenti delle musica psichedelica e del noise rock con i Sonic Youth, alla chitarra elettrica; Roy Paci, musicista siciliano, noto per le sue collaborazioni con Manu Chao, per la sua matrice soul, e per le sue incursioni nello ska e nel calipso, alla tromba; Andy Moor, dee-jay inglese, ex Tilt, produttore di house music, specializzato nelle sonorità trance e progressive, alla chitarra baritonale; Yannis Kyriakides, compositore cipriota, noto per le sue colonne sonore in spettacoli di danza contemporanea e per alcuni film presentati al festival di “anemic cinema”, alla strumentazione elettronica e al computer. Questo originale quartetto si propone di riprodurre in musica le note ed il senso della “mandorla mistica” che contiene a livello simbolico la fusione di due dimensioni dell’essere, l’hic et nunc che permettono il fluire delle cose, lo scorrere del tempo. Un percorso di natura mistica che ripercorre però il clangore dell’origine del mondo, che si affida a sonorità quanto mai esasperate e lancinanti per riprodurre il travaglio interiore che accompagna la ricerca, il grido che è difesa ultima nei confronti dell’incerto, dell’incommensurabile.
La chitarra elettrica di Thurston Moore giganteggia nel corso della serata, strofinata, maltrattata ed anche molto amata in un furore orgiastico, ad occhi chiusi, cercando un’intesa che non tarda ad arrivare con l’altra chitarra, quella di Andy Moor, e che alla fine si compie anche con la tromba di Roy Paci, in una alternanza di partiture soliste graffianti, che scuotono l’animo e con esso, le nostre certezze. Un diluvio di note filtrato con grande maestria da Yannis Kyriakides, che ora si inserisce, ora si sovrappone ai suoni dei singoli strumenti con delle soluzioni di derivazione ambient ma comunque molto estreme. Non resta molto spazio per le parole: quello che impressiona è l’impatto sonoro, il delirio di un vociare indistinto, il fragore di un cataclisma che si abbatte insensibile sul nostro debole apparato uditivo.
(La foto di Thurston Moore on stage alla Chiesa Evangelica Metodista di Roma è di Giancarlo De Chirico)
Articolo del
30/01/2014 -
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