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La première di Kraftwerk Uncovered: A Future Past non poteva che avere luogo allo Science Museum di Londra, il quale si è adoperato nell'organizzazione di una serata eterogenea ed affascinante. Il programma è stato incentrato per lo più sulla performance degli Icebreakers – ensemble che comprende archi, fiati e strumenti elettronici - tornati nuovamente allo Science Museum dopo la loro prima apparizione nel 2009, quando portarono sul palco Apollo di Brian Eno. In questa occasione gli Icebreakers eseguono musiche dei Kraftwerk arrangiate da J Peter Schwalm (compositore di musica elettronica che più volte ha collaborato con Brian Eno), ed accompagnate dalle immagini di Sophie Clements, le quali ci hanno riportano alle origini dei Kraftwerk, nella regione della Reno-Ruhr.
Immagini e musica sono in completa sintonia, creando una sensazione di continuo “movimento statico”, di completa alienazione: enormi e deserte autostrade, freddi centri industriali, anonime aree di sosta ci scorrono davanti, accompagnate da musiche i cui spartiti sono caratterizzati in gran parte dalla ripetizione della stessa nota, costruendo perfettamente l'idea di un eterno movimento immobile. Le esecuzioni vanno da Modul 6, ispirata a Radioactivity, a musiche da Computerwelt, Autobahn e Trans Europe Express.
L'eccellente lavoro prodotto da Schwalm e Sophie Clements è solo la chiusura di una serata ricca di spunti e interessanti teorie: da quella del professore David Toop che in poco meno di trenta minuti tenta di spiegare quanto i Kraftwerk siano, in fondo, un perfetto gruppo R&B - avallando la sua coraggiosa teoria con affronti musicali che senza dubbio accendono la curiosità - a Richard Witts che rimane su una zona molto più sicura, analizzando l'accoglienza inglese al primo tour dei Kraftwerk in Inghilterra.
Al centro di questi tre estremi, troviamo i Bălănescu Quartet, il vero motivo iniziale della mia presenza alla rassegna. Li avevo scoperti – ammetterò la mia vergognosa ignoranza – solo una settimana prima, durante un pomeriggio di ascolti musicali a casa di un amico. Tornata a casa sperai di poter trovare una loro data a Londra perché volevo un riscontro dal vivo a quanto avevo appena ascoltato su disco. I Bălănescu sono un ensemble che vantano una lista molto lunga di collaborazioni: da Nyman a Glsss, passano Byrne o i Pet Shop Boys. Questa sera portano in scena una delle loro punte di diamante: la riproposizione di brani dei Kraftwerk arrangiati per violini, viola e violoncello. Il risultato è un vero spettacolo per gli occhi e le orecchie, i brani della band tedesca sembrano incorporare calore, plasmarsi a nuova vita ed è affascinante assistere ai vari metodi esecutivi utilizzati al fine di ottenere determinati suoni. Impresa anomala e non facile quella dei Bălănescu, ma riuscita in pieno, proprio come questa serata organizzata dallo Science Museum.
Articolo del
06/02/2014 -
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