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Qualcuno potrebbe chiedersi come può un gruppo che ha pubblicato solo due dischi ufficiali avere lasciato un segno così indelebile da aver influenzato la musica degli anni successivi al suo scioglimento dovuto alla morte suicida del cantante tanto da essere ricordato a distanza di più di trent’anni. La risposta sta nelle persone accorse ieri sera all’Atlantico Live di Roma per una delle tre serate italiane del nuovo tour di Peter Hook & The Light, che sta portando sul palco un set composto da alcuni tra i più grandi successi dei Joy Division e i primi due album dei New Order, ramificazione più synth-pop dei primi dopo la scomparsa di Ian Curtis.
Si inizia presto anche perché la scaletta, che è stata rivista e modificata rispetto allo spettacolo di Milano del giorno precedente, è abbastanza corposa: contiene una trentina di pezzi, ed è divisa in quattro parti. L’apertura è consegnata ai Joy Division, l’inizio della storia, prendendo brani dal primo EP An Ideal For Living, Closer, Unknown Pleasures e Substance, disco postumo contenente pezzi inediti. Si stacca un attimo. La band lascia il palco per qualche istante per poi tornare e dare inizio alla seconda parte dedicata ai New Order e al suo primo disco Movement pubblicato nel 1981. Tutta la tracklist, in rigoroso ordine. Un’altra breve pausa prima di passare a Power, Corruption & Lies, secondo album pubblicato nel 1983. Anche qui si segue la tracklist ma si aggiungono due singoli usciti successivamente. E’ in questa parte del live che il secondo bassista Jack Bates (figlio di Hooky) ha la sua opportunità di assolo. E non c’è che dire, ha appreso bene dal padre ed è bello vederli duettare sul palco con grande complicità. Ci vuole un altro respiro prima di attaccare col finale. E stavolta la pausa in backstage è sottolineata da un “interlude”, il lato B di Blue Monday, The Beach. Alla fine di questo intermezzo siamo ormai preparati alla volata finale affidata a Temptation (New Order), Transmission, Ceremony e Shadowplay (della quale Hooky dice che è Jack a volerla suonare).
Ed è così, in maniera molto repentina, che finisce il concerto, non senza un simpatico momento in cui Hooky è sceso dal palco ed ha passeggiato suonando il basso davanti alle transenne, per la gioia di chi era in prima fila, ed il lancio della sua maglietta prima di uscire di scena. Non c’è soluzione di continuità. Si è passati dai Joy Division ai New Order senza quasi accorgersene, del resto i componenti allora erano gli stessi. Ma hanno saputo reinventarsi e adeguarsi ai tempi che stavano cambiando (musicalmente parlando). E hanno saputo creare pezzi che oggi, nel 2014, sono ancora nelle playlist da ballo.
Forse l’ho già detto in passato, ma chissà cosa avrebbe potuto darci oggi Ian Curtis se avesse superato quella crisi e fosse rimasto a portare avanti la band negli anni a venire. Questo ruolo però l’ha assunto di diritto Peter Hook che, dopo aver lasciato i New Order perché non c’era più sintonia nelle decisioni, ha saputo mantenere vivo il ricordo di quel periodo. Stiamo parlando di dischi e canzoni usciti nell’arco di pochissimi anni e a vedere la partecipazione del pubblico si intuisce che non erano poi cosette da poco. Lui, che in un’altra occasione mi ha confessato di divertirsi ancora tanto a suonare, nel 2010 ha riaperto un capitolo di storia mettendo insieme la sua attuale band, The Light, affidando a suo figlio Jack il basso per potersi dedicare di più al canto, con David Potts alla chitarra, Andy Poole alle tastiere e Paul Kehoe alla batteria. La cosa doveva essere un tributo unico per il trentennale della morte dell’amico Ian, ma si è tramutato in un evento di proporzioni mondiali e lo ha portato da allora a girare tutta Europa, poi USA e Australia per riproporre i due dischi ormai divenuti storici dei Joy Division. Fino ad arrivare al 2013 quando ha deciso di riaprire il capitolo New Order con i primi due album in cui anche lui ha preso parte. Ora c’è solo da aspettare cosa si inventerà la prossima volta, perché di certo non finisce qui.
(La foto e il video di Peter Hook all'Atlantico sono di MG Umbro)
Articolo del
20/02/2014 -
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