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Non c’è due senza tre ed infatti questa è la terza volta che mi appresto ad assistere ad un concerto di Anna Calvi. Cambia la location, che non è più l’underground Circolo degli Artisti, l’artista inglese approda infatti all’elegante Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica.
Pur non facendo di mestiere il promoter, mentre percorro il viale che porta all’entrata mi pongo dei quesiti su che tipo di risposta avrà questo concerto. Il pubblico “indie” la seguirà ancora? Il fatto che sia lunedì le remerà contro? L’eventuale scarsezza di pubblico la influenzerà nella performance? Non lo saprò mai, perché la Sala Sinopoli non è gremita, ma quasi e gli elementi che compongono l’audience sono un curioso mix di ragazzi e ragazze (soprattutto ragazze) da Circolo e over 40 da Auditorium. Le luci calano e la minuta artista fa il suo ingresso accolta da un composto applauso di benvenuto. La situazione non si scalda mai, perché Anna non è certo quel tipo di entertainer che aizza le folle, anzi, la sua interazione con il pubblico per più di metà concerto si limita a due timidi “Thank you”. La strategia in realtà è un’altra, un’ammaliante ipnosi che strega il pubblico, per niente indispettito dall’apparente freddezza della cantautrice di Twickenham, fino a renderlo totalmente assorto, al punto che su pezzi come Sing To Me è possibile sentire solo il rumore dei click delle macchine fotografiche. Le atmosfere fiabesche scandite da ritmi blandi e sonorità soffuse si alternano e si compensano anche con delle vere e proprie tempeste sonore. Una speciale menzione va fatta per il pezzo Cry, una perla assoluta per come si sposano parole e musica, condotte sino al climax chitarristico che somiglia nella sua rumoristica proprio allo struggente lamento descritto nel testo.
Gli amanti degli effetti per chitarra non sono rimasti delusi dalla selezione di nuovi brani tratti dall’ultima release di Anna Calvi (One Breathe), in particolare su Love Of My Life, in cui il tempestoso assolo ricorda i momenti chitarristicamente migliori di Matthew Bellamy con i Muse ai tempi di Origin Of Symmetry, così come per l’onirica Carry Me Over, in cui Anna abbandona le sue solite Fender in favore di una nuova Gretch.
Il finale è un crescendo scandito dai pezzi più famosi, da Desire a Blackout ed il classico pezzo di chiusura della Calvi, Jezabel, cover di Frankie Laine, che ha dato il via alla splendida carriera della musicista britannica, ma di chiare origini italiane. Prima di Jezabel però c’è stato spazio per un’altra cover prestigiosa, Fire direttamente dalla produzione del Boss Bruce Springsteen, reinterpretata e resa in un’affascinante e personalissima versione. L’esibizione scorre alternandosi tra virtuosismi chitarristici e celestiali vocalizzi della Calvi, ben supportati dai suoi strumentisti, in particolare la fedelissima Mally Harpaz.
La performance si sarebbe conclusa con Jezabel, come da scaletta, ma la standing ovation della Sala Sinopoli, sommata all’incessante applauso, hanno fatto sì che la Calvi tornasse sul palco per eseguire due ulteriori pezzi. Il primo è No More Words, tratto dal primo, fortunato, omonimo album di Anna Calvi. Il secondo bis è a tutti gli effetti “a richiesta”, perché la bionda inglese chiede al pubblico di proporle dei pezzi che gradissero ascoltare. A giudicare dalla ricercatezza dei titoli urlati si intende che quest’artista non è mai davvero passata inosservata, come giusto che sia, fin dal suo esordio, ma tra chi invoca Moulinette, Baby It’s You e The Devil, la spunta un’altra cover, quella di Foxy Lady di Jimi Hendrix ed è un trionfo. Per quanto sia benaugurante e lecito ingrandire le proprie prospettive, parallelamente con la graduale crescita del successo di un’artista meritevole come Anna Calvi, la dimensione dello spettacolo gioca comunque un ruolo fondamentale, specialmente per concerti che si fondano molto sull’atmosfera. Nonostante le perplessità iniziali l’Auditorium si è rivelato adatto alla situazione, non facendo perdere nulla a livello di intensità alla miglior interprete femminile di questi anni e, con ogni probabilità, anche dei prossimi.
Twitter: @MrNickMatt
Articolo del
25/02/2014 -
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