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L’appuntamento in realtà era all’Angelo Mai, ma a causa degli spiacevoli eventi dei giorni precedenti (intervento delle forze dell’ordine per lo sgombero contemporaneamente ad altre occupazioni abitative a Centocelle e Anagnina) all’ultimo momento, dopo una comunicazione ufficiale che informava dell’annullamento del concerto, si trova una location alternativa per non perdere questa occasione di sentire Piers Faccini, in tour dopo l’uscita del suo ultimo album Between Dogs And Wolves. Così ci troviamo (quasi) tutti li, al Localino, un po’ stipati ma tutto sommato il numero giusto per un vero e proprio showcase dall’atmosfera intima e amichevole.
Alle 22,45 circa apre il live Gnut (al secolo Claudio Domestico) che presenta alcune sue canzoni tra cui Passione e Solo una carezza, e anticipa l’uscita del suo nuovo album ad aprile. Neanche un quarto d’ora e al suo posto sale Piers, con aria timida e sorridente, saluta tutti e prende la chitarra acustica. Da qui in poi ci ha fatto allontanare dal trambusto, dalla confusione, dalla routine, per immergerci in un mondo di suoni piacevoli e calorosi, quasi come un sogno ad occhi aperti. Davvero sublime la sua voce e il suo fingerpicking sia sull’acustica che sull’elettrica che imbraccerà dopo pochi brani, e l’accompagnamento con l’armonica.
Stiamo parlando di un cantautore con origini per metà italiane che in dieci anni ha partorito ben cinque album, l’ultimo alla fine dello scorso anno, che spaziano tra il blues, il folk, l’etnico, tutti carenati con testi di grande impatto, dove chitarra acustica e voce rendono una esecuzione semplice un qualcosa di sostanzialmente impegnato e ricco. In particolare, la primissima parte di questo concerto, eseguita con la chitarra acustica (Wait By The Water /Like Water Like Stone/ Black Rose), ha davvero reso l’atmosfera paradisiaca. Un susseguirsi di arpeggi e accordi delicati (Missing Words /Reste la maree /Broken Mirror), e la voce quasi a sussurrare le parole per non farne perdere il peso e la sensualità. Gran parte della serata è stata all’insegna dei brani dell’ultimo lavoro in studio, ma c’è stato spazio per tornare indietro ai suoi successi precedenti (The Beggar And The Thief/ A Storm Is Gonna Come/ Two Grains Of Sand/ If I) e per un po’ di blues qua e là. Per la chiusura ci ha fatto ascoltare Come The Harvest (su richiesta del pubblico) e A Home Away From Home.
In questo disco, come dicevamo, l’artista si concentra sulla composizione e confeziona una raccolta di brani davvero poetici ed emozionanti. Qui, e maggiormente l’esibizione dal vivo, consacra a verità l’accostamento a Nick Drake, ma anche a Leonard Cohen, da lui citato fra una canzone e l’altra (mentre ritocca l’accordatura della chitarra) il quale gli avrebbe detto che non aveva ancora mai composto canzoni troppo tristi; ed è per questo che si è ritrovato a fare questo disco che lo sta portando in tour da circa sei mesi e che evidentemente gli sta regalando molte soddisfazioni.
Una bella scoperta, un artista degno di questo nome che sa toccare le corde emozionali più profonde ma lo fa con i guanti di velluto.
(La foto e il video di Piers Faccini a Roma sono di MG Umbro)
Articolo del
23/03/2014 -
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