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Un concerto per pochi intimi ha accolto il ritorno a Roma, dopo sei anni di assenza, di Thalia Zedek, da Boston, chitarrista e songwriter di indubbio pregio, pioniera dell’indie rock americano, prima negli anni Novanta con i Come di Chris Brokaw e poi, negli ultimi dieci anni, come artista solista. La Zedek presenta dal vivo gli ultimi suoi lavori discografici: “Via” un album che risale allo scorso anno e “Six” un Ep che è appena stato pubblicato dalla Thrill Jockey. La storia artistica di Thalia fin qui è stata tale da meritare maggiore attenzione, e rispetto, da un pubblico che purtroppo invece è troppo fagocitato dalle mode culturali e da tutto ciò che viene fatto passare come “nuovo”, ma che in realtà è soltanto fenomeno passeggero, inconsistente. E’ vero il rock blues della Zedek , che alterna partiture acustiche a momenti decisamente più elettrici, è qualcosa di già sentito sulla scena musicale “indie”, ma la profondità del songwriting e l’intensità delle sue interpretazioni sono gli elementi che fanno la differenza. Purtroppo non la pensa allo stesso modo il popolo dei concerti e c’era molta meno gente all’INIT Club questa sera rispetto a quando Thalia venne qui nel 2008, a presentare i brani di “Liars And Prayers”. Le nuove canzoni sono decisamente all’altezza dei brani più conosciuti, raccontano storie amare, di sofferenza e disillusione, ma la rabbia della Zedek è autentica ed il suo blues non è altro che una testimonianza sonora di un passato burrascoso, fatto di autolesionismo, abuso di droghe e vissuto ai margini dello show biz. Brani come Fell So Hard, Walk Away e la bellissima Go Home sono costruiti intorno a strutture armoniche semplici , ma scavano dentro e suscitano intense emozioni. Un po’ Marianne Faithfull, un po’ Patti Smith, Thalia Zedek racchiude in sé il meglio delle influenze del rock blues dei primi anni Settanta e del rock decadente americano che aprì le porte al punk. L’inserimento di un violinista all’interno della sua band permette ai singoli brani di trovare una alternativa melodica al suono delle chitarre. Il crescendo di Get Way denota contorni noise e psichedelici, la sua energia non conosce pause, mentre l’interpretazione di Julie Said nel finale è davvero toccante. Un carattere schivo e una forte preclusione verso forme di notorietà per lei assolutamente indigeste, non le permettono di raggiungere un pubblico più vasto, almeno qui da noi, provincia del Rock. Ma forse questo a Thalia non interessa, e neanche lo vuole.
SET LIST 1. Fell So Hard 2. Walk Away 3. Wining Hand 4. Green And Blue 5. Dreamalie 6. Go Home 7. Get away 8. Bus Stop 9. Brother 10. Afloat 11. Julie Said
Articolo del
28/03/2014 -
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