Arcade Fire Arcade Fire live @ Postepay Rock in Roma, Ippodromo delle Capannelle – Roma, 23 giugno 2014 Roma  23/06/2014 di Valerio Di Marco

La domanda che ci siamo fatti al cospetto degli Arcade Fire in questa data romana del tour 2014 è la stessa di quando ascoltammo Reflektor appena uscì: vanno bene i balli di gruppo, la voodoo-dance, Michael Jackson e l’elettronica vintage; vanno bene l’afro-funk, Haity e David Byrne…..ma le canzoni, dove sono le canzoni ?

Se in una cosa gli Arcade Fire erano maestri era nel saper creare dal vivo momenti praticamente perfetti, epici, indimenticabili. Ma l’epica è nulla senza le canzoni. E se una band non porta in tour buone canzoni la benzina finisce presto, hai voglia di inzeppare lo spettacolo di coriandoli e spettacoli pirotecnici.

La mania di Muse e Killers di affidarsi agli effetti speciali per coprire le magagne in fase di composizione sembra aver attanagliato anche la band di Win Butler, fino a poco tempo fa capace come pochi di scrivere pezzi che ti entravano nel cuore e nell’anima con la facilità di uno schiocco di dita e oggi ridotto mestamente a pallida copia di se stesso.

Perché l’unione nello spirito e nella carne suggellata da anni di ascolti dei loro dischi e visibilio ai loro concerti rischia di venir meno non appena la band mette piede sul palco presentandosi in una veste mai così tracotante ed autoreferenziale, col proposito minaccioso di mettere subito in mostra i nuovi “gioielli” di famiglia (leggasi i nuovi pezzi) come se tutto gli fosse permesso per il solo fatto di chiamarsi Arcade Fire.

Lo show è un copione già visto, diviso per compartimenti stagni come un varietà televisivo. La sacralità lascia spazio al trash. Da una parte i brani di Reflektor, dove non resta che ballare ma solo per far passare il tempo più velocemente, e dall’altra quelli più datati (se datati si possono chiamare brani che hanno fatto la storia del rock degli ultimi dieci anni), proposti più per dovere di rappresentanza che altro e dove il pathos di una volta è solo un lontano ricordo. Così come la genuinità.

Certo non è tutto da buttare. La commistione tra suoni e immagini è quanto mai azzeccata, e se è vero che un concerto dal vivo deve saper coinvolgere tutti i sensi allora questo degli Arcade Fire è uno spettacolo quantomeno godibile.

Ma la band che conoscevamo fino a pochi anni fa non c’è più, quella squadra dai meccanismi perfettamente oliati dove i giocatori si aiutavano a vicenda e dove ogni singolo tocco era posto al servizio del bene comune è solo un cimelio che riposa nel camposanto del rock. Oggi hanno dimenticato le loro origini e giocano a fare le star. Una volta non c’erano protagonisti, nessuno oscurava gli altri, erano un collettivo nel senso vero del termine, nel solco della tradizione indie canadese di Godspeed You! Black Emperor e Broken Social Scene, e con la benedizione di mostri sacri del rock come Springsteen, Bowie e gli U2.
Perché il rock è sì reinvenzione ma anche ossequio, omaggio, rispetto. E umiltà. Quella che agli Arcade Fire oggi manca di brutto.

SETLIST:

Normal Person
Reflektor
Flashbulb Eyes
Power Out
Rebellion Lies
Joan Of Arc
Month of May
The Suburbs
Ready To Start
Laika
No Cars Go
We Exist
My Body Is a Cage / Afterlife
It’s Never Over (Oh Orpheus!)
Sprawl II
Here Comes The Night Time
Keep The Car Running
Wake Up Articolo del  25/06/2014 -  ©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati