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Il Soul dell’era moderna, un techno pop raffinato e godibile che assicura un intrattenimento di classe. Estrema sintesi questa dell’esibizione che ci hanno offerto i Lamb al Qube di Roma, locale dove la band inglese è stata dirottata a causa dei lavori di strutturazione in corso al Circolo degli Artisti.
Dopo aver recentemente concluso - riscuotendo un grande successo - un tour in Inghilterra, Lou Rhodes, voce solista, e Andy Barlow, percussionista, arrangiatore e songwriter, sono sbarcati in Italia e si presentano puntuali sul palco intorno alle 22,45 poco dopo l’opening act riservato ai Ramona Flowers (che già avevamo ascoltato prima dei Kaiser Chiefs appena un mese fa). Il duo inglese è coadiuvato dal vivo da Jon Thorne, al basso, malgrado il musicista sia reduce da un brutto inconveniente che gli ha procurato il distacco del tendine d’Achille. Infatti Jon sale sul palco con le stampelle, ma non si danna più del dovuto e offre il suo contributo entusiasta ad una band che sembra non risentire del trascorrere del tempo e che presenta al pubblico brani tratti da 'Backspace Unwind', il nuovo album, il sesto per la precisione.
L’esecuzione di We Fall In Love, il nuovo singolo, è davvero pregevole e sintetizza bene quello che è lo stile, il marchio di fabbrica dei Lamb: ballate sontuose, arrangiate alla perfezione, con un beat insistente ma non invadente che accompagna la voce melodiosa e sognante di Lou Rhodes, 50 anni, madre di tre figli, incantevole come sempre, forse di più. Il dialogo con il pubblico è immediato, senza troppi convenevoli: “Ma che ci fate qui?”, chiede sorpresa Lou, “Siete in tanti ed è martedì sera, non è mica il weekend!”, aggiunge sorridendo la vocalist dei Lamb, abituata al rigore di stampo puritano di certo pubblico inglese che mette il naso fuori di casa solo il venerdì e il sabato sera.
I primi brani in scaletta seguono la scansione dell’ultimo album, ad eccezione di Butterfly Effect che risale invece a '5', il disco del 2011. Gran parte del successo dei Lamb dipende dal fatto che hanno sempre saputo aggiornare l’impostazione trip-hop delle origini, una influenza che rimane forte, ma che adesso si traduce in un qualcosa di estremamente moderno, al passo con i tempi, comunque godibile. Dopo essersi sciolti nel 2003, i Lamb sono tornati insieme nel 2009, ma sia Andy che Lou vivono l’esperienza in parallelo e coltivano altri progetti solisti: Andy Bartlow con i LOWB, Lou Rhodes invece con i suoi album solo, di matrice folk. Questo fatto ha donato nuova linfa vitale al gruppo che si ritrova di tanto in tanto, scopre la voglia di sperimentare qualcosa di nuovo e di registrarlo insieme. Andy è innamoratissimo della sua Lou e ne tesse le lodi sul palco elogiando la sua sensualità; lei non si nasconde affatto e sta al gioco tirando in ballo anche il pubblico numeroso del Qube, “Finalmente vedo dei volti gioiosi e sereni” dice Lou, “Contenti di stare qui. Non come ieri sera al “New Age” di Roncade, dove erano tutti ubriachi e vomitavano sotto palco”.
Sublime l’esecuzione di Doves & Ravens, una ballata così rarefatta e sospesa che permette alla voce di Lou di levarsi in alto, in una versione quasi a cappella, emozionante. Non potevano mancare all’interno della scaletta prevista per questo concerto old numbers come Gabriel, What Sound e Gorecki che vengono accolti con entusiasmo dal pubblico in una serata di pregio che ha mescolato l’elettronica con una sorta di techno dance morbida e raffinata, dagli esiti talvolta imprevedibili, che rimane fluida e regala momenti musicali frutti di un crescendo piacevolmente andante.
SETLIST;
In Binary We Fall in Love Butterfly Effect Little Things As Satellites Go By Backspace Unwind What Makes Us Human Doves & Ravens Strong The Root Gabriel Nobody Else B-Line Seven Sails
Encore: What Sound Górecki Trans Fatty Acid
(La foto di Lou Rhodes e Andy Barlow al Qube è di Giancarlo De Chirico)
Articolo del
22/11/2014 -
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