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In un momento storico come questo, in cui la difficoltà a comunicare si sta accentuando in modo iperbolico e lo spazio dedicato alla sostanza si assottiglia sempre di più, assistere ad un concerto di Mark Lanegan rappresenta quasi un atto rivoluzionario, un'iniezione di emozioni profonde e contrastanti in grado di stravolgere la fastidiosa superficialità quotidiana.
All'arrivo troviamo già sul palco il fedele Duke Garwood - storico collaboratore e amico fidato del Nostro - che si dimena negli arpeggi di Disco Lights e Heavy Love, tra i suoi pezzi più conosciuti. Alle 21,45, senza inutili attese, Mark Lanegan arriva sul palco con la sua camminata barcollante e con i sessionmen che da qualche anno lo accompagnano. Fin dal primo pezzo (When Your Number Isn't Up) Mark catalizza l'attenzione del pubblico: immobile, attaccato all'asta del microfono (resterà così per quasi due ore di concerto), riesce ad essere comunque magnetico e a far quasi scomparire i musicisti che lo accompagnano, intimoriti da quel gigante dall'aspetto asciutto e tenebroso. Avvolto da luci al led rosse e blu, specchio della lotta bene/male oggetto della sua poetica, quasi non riusciamo a vederlo in volto il nostro contemporaneo poeta maledetto, mentre consacra, con la sua tipica voce baritonale (per l'occasione particolarmente roca e aggressiva), molti dei successi della sua più che ventennale carriera solista, estrapolati da 'Blues Funeral', da 'Bubblegum', da 'Field Songs' fino ad arrivare a 'Phantom Radio', da cui trae la maggioranza dei pezzi in scaletta.
Nonostante la strategica vicinanza al mixer, dispiace notare l'acustica non all'altezza dell'evento e, in particolare, la tastiera e la seconda chitarra praticamente inesistenti, quando invece, soprattutto in Riot In My House e The Gravedigger's Song, l'assolo avrebbe dovuto emergere per tutta la durata dei pezzi. Mark non appare né provato né freddo, anzi, ci regala anche qualche sorriso senza mai perdere la calma, neanche quando sbaglia l'attacco a metà di Floor Of The Ocean.
Finiti gli encore, con Metamphetamine Blues e The Killing Season in pole position, l'oscuro e ineffabile Lanegan, sinceramente compiaciuto dell'affetto del pubblico, si lascia anche andare ad un "I love you and...you love me!", esternazione a dir poco sorprendente, vista la sua proverbiale natura ineffabile. Una frase che, comunque, senza tanti giri di parole, racchiude al meglio il senso complessivo di questo concerto bolognese: l'amore intenso, reciproco tra Lanegan e il pubblico che lo segue da anni, custodito per sempre in una memoria profonda e collettiva.
SETLIST:
When Your Number Isn't Up Judgement Time Low No Bells On Sunday The Gravedigger's Song Harvest Home Quiver Syndrome One Way Street Gray Goes Black The Deepest Shade Hit the City Ode To Sad Disco Riot In My House Harborview Hospital Floor of the Ocean Torn Red Heart Black Rose Way (Screaming Trees) Sleep With Me Death Trip to Tulsa
Methamphetamine Blues Revival (Soulsavers) I Am The Wolf The Killing Season
Articolo del
05/03/2015 -
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