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Serata molto evocativa e di grande impatto emotivo per il ritorno a Roma in concerto di Joan Baez, grande interprete e instancabile attivista politica che si è imposta all’attenzione di tutti sulla scena musicale americana a partire dai primi anni Sessanta. Una donna che racchiude in sé quanto si potrebbe leggere su un libro di storia moderna, una persona assolutamente incapace di invecchiare, animata come è da quell’anelito di libertà e di giustizia sociale che le dona ogni giorno nuova linfa ed energia.
Joan Baez non incide dischi da diversi anni ormai, forse ne farà uno nei prossimi mesi, ma non è tanto questo che le interessa. Lei vuole soltanto far confluire verso di sé i suoni del mondo, dalle work songs del primo Novecento alla country music, dalla tradizione ebraica a motivi tipici della musica araba o anche della musica latina del Centro America, senza apparenti distinzioni di sorta. Unico denominatore comune il fatto che dietro quei suoni ci sia un’anima, una storia da raccontare che poi lei trasforma puntualmente nella forma canzone. La sua voce da usignolo rimane un dono, anche oggi, malgrado abbia superato i settanta anni d’età. Nessun cedimento, nessuna flessione e Joan tiene la scena con grande disinvoltura, grazie al suo infinito sorriso e ad un innegabile carisma che le permette anche una serata come questa in cui - al di là di qualsiasi snobismo culturale - si offre interamente al pubblico e rispolvera con grande mestiere successi degli anni Sessanta.
Mrs Baez, in versione acustica, attinge a piene pani dal suo repertorio ma anche da quello dei suoi compagni di strada, primo fra tutti Mr. Bob Dylan e ci regala un live act denso di ricordi e piacevoli emozioni. Riascoltare le sue versioni di There But For Fortune di Phil Ochs del 1963, di Long Black Veil, un brano del 1959 portato al successo da Johhny Cash, di Imagine di John Lennon o ancora di un country western tradizionale come Cornbread, è senz’altro un’esperienza unica, che ti mette di fronte alle radici della musica, americana e non.
Bellissima l’apertura con God Is God, tantissime le citazione dylaniane, che vanno da Farewell Angelina a It’s All Over Now, Seven Curses e Blowing In The Wind eseguita nel finale. Impareggiabile l’esecuzione di Lily Of The West, una vecchia folk song che ha come protagonista Flora, una donna contesa da due uomini, che alla fine muoiono entrambi, lasciandola finalmente libera. Joan dedica l’intramontabile Joe Hill ai rappresentanti del movimento No Tav della Val di Susa presenti in sala e procede spedita anche con una serie di piacevoli concessioni al pubblico italiano come Un mondo d’amore e C’era un ragazzo, vecchi brani di Gianni Morandi negli anni Sessanta.
Ma c’è sempre un filo conduttore nelle varie interpretazioni scelte per la scaletta di questa sera: l’amore, la rivolta sociale, la teologia della liberazione, l’uguaglianza fra i popoli, l’autodeterminazione delle donne. Non potevano mancare classici come Diamonds And Rust e la cover di The House Of The Rising Sun degli Animals di Eric Burdon, sorprendono invece le esecuzioni in rapida successione di Donna Donna, un brano che appartiene alla tradizione ebraica e Jari Ya Hamouda, che invece è una vecchia ballata tunisina. Ebbene Joan Baez è a suo agio in entrambi i casi, la sua è musica senza confini, con lei rivivono i sogni degli anni Sessanta anche se la realtà odierna sembra averli quasi spazzati via.
Sul finale possiamo ascoltare ancora la riproposta di The Boxer di Simon & Garfunkel e l’interpretazione corale di Here’s To You Nicola and Bart, il brano scritto da Ennio Morricone per il film su Sacco e Vanzetti, i due anarchici italiani condannati a morte nel 1927 in America per un omicidio che non avevano mai commesso.
SETLIST:
God Is God Farewell Angelina There But For Fortune Lily Of The West It’s All Over Now Ghetto Joe Hill Un Mondo d’Amore Jerusalem Just The way You Are Diamonds And Rust Swing Low Sweet Chariot Donna Donna Jari Ya Hamouda Seven Curses Cornbread Imagine The House Of The Rising Sun Long Black Veil Gracias a la Vida
Encore C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e I Rolling Stones Here’s to You Nicola and Bart Blowing In The Wind The Boxer
Articolo del
11/03/2015 -
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