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C’è molta gente ad accogliere il ritorno di Josè Gonzalez, musicista svedese di origini argentine, che ci presenta dal vivo brani tratti da 'Vestiges & Claws' il suo ultimo album, uscito a Febbraio di quest’anno. Era molto tempo che Gonzalez non pubblicava dischi come solista, un po’ perché non gli è mai interessato più di tanto tenere il passo con i ritmi consueti dello showbiz (un disco, un tour in media ogni due anni), un po’ perché molto impegnato anche con i Junip, la band da lui stesso formata che fin qui non ha sbagliato un colpo, grazie a due album davvero belli come 'Fields' del 2010 e 'Junip' del 2013. Più recentemente Gonzalez ed i Junip hanno lavorato insieme anche alla colonna sonora di 'The Secret Life of Walter Mitty' su precisa richiesta del ben noto attore e regista americano Ben Stiller, che ha voluto corredare il suo remake con il pop folk raffinato ed elegante dell’artista svedese.
Il concerto inizia con un certo ritardo, ma non appena Gonzalez sale sul palco (dopo le 22,30) e comincia a mettere mano al suo repertorio, viene subito perdonato. Le prime canzoni le esegue in perfetta solitudine, dopo entra in scena la sua tour band e la serata acquista in ritmo e gradevolezza. Brani nuovi come The Forest, Leaf Off /The Cave, What Will e Every Age si alternano a classici decisamente più noti come Crosses, come Hand On Your Heart, una cover del brano omonimo di Kylie Minogue, oppure come la deliziosa Heartbeats, intelligente ed indovinata cover di una canzone dei Knife.
Gonzalez riesce subito a creare un’atmosfera distesa e un rapporto davvero intimo e delicato con il pubblico: non c’è una nota fuori posto nel suo fingerpicking raffinato ed elegante, la sua voce poi non va mai oltre il consentito, neanche quando raggiunge tonalità più alte. C’è una sorta di leggerezza nelle sue canzoni che però non va mai a discapito della profondità delle liriche o degli arrangiamenti musicali di volta in volta prescelti. Il suo accostamento al folk è quanto mai classico, ma è la chiave melodica pop che gli permette di far fare alle sue composizioni un gran bel salto di qualità. Il pubblico viene intrattenuto con gusto e si resta davvero affascinati da tanta bravura, tanta classe abbinata ad una naturale discrezione, a una genuina signorilità nei confronti di chi ascolta, di chi suona con lui, di quanti hanno permesso l’evento. I problemi del mondo, drammatici e sempre più gravi, sembrano per una volta distanti, quasi come se le sue canzoni avessero un potere taumaturgico, in grado di guarire gli animi più alterati.
Sono passati diversi anni dal suo esordio, per un certo periodo abbiamo perso notizie di lui, ma la musica di Gonzalez in effetti non è mai cambiata. Si è evoluta nel ritmo e negli arrangiamenti, decisamente più sofisticati, ma è rimasta fedele a se stessa, a quel folk basico ed essenziale che trova riscontro sia nelle melodie americane di fine anni Sessanta, sia nella musica popolare argentina dello stesso periodo. La chiave psichedelica diventa più marcata quando si esibisce con i Junip, ma trova un certo spazio anche questa sera, verso la fine del concerto, quando un crescendo ritmico travolgente fa alzare il pubblico dalle sedie e lo trascina fin sotto il palco. Un folk minimale per certi versi classico, o pastorale, se così si può dire, ma che sa essere sempre deliziosamente sognante, Una ventata di aria nuova per la scena indie pop che ha sempre più bisogno di artisti del genere. Una serata deliziosa per un concerto a dir poco incantevole.
(La foto di Gonzalez sul palco è stata scattata da Viviana Di Leo)
Articolo del
30/06/2015 -
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