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Gli sono bastati pochi minuti per incendiare la platea e per far alzare il pubblico dalle sedie. Sì perché lui li vuole lì, tutti intorno, a celebrare quello che è un rito, una vera festa. Dopo aver venduto milioni di copie dei suoi dischi e aver vinto due Grammy sia come migliore vocalist di R&B sia per un disco come 'Voodoo', uscito nel 2000, Michael Eugene Archer , da Richmond, Virginia, in arte D’Angelo aveva conosciuto un lungo periodo di crisi ed era sparito un po’ dalla scena musicale internazionale. Si temeva anche per la sua salute dato che dagli U.S.A. ci arrivavano notizie su di lui poco tranquillizzanti. L’anno scorso però - dopo quindici anni d’attesa - siamo stati testimoni del suo grande ed improvviso ritorno grazie ad un album davvero bello come 'Black Messiah' e questa sera ce lo ritroviamo dal vivo alla Cavea dell’Auditorium, per una delle sue due date italiane in tour con i suoi Vanguard, una sorta di supergruppo che vede al suo interno musicisti come Pino Palladino al basso, Jesse Johnson alla chitarra, Chris Dave alla batteria e last but not least Kendra Foster, grandissima vocalist nonché autrice di gran parte dei testi del nuovo album.
Il concerto si annuncia fra quelli da non perdere e infatti D’Angelo ci mette meno di un attimo a conquistare la scena per merito di un live act caldo e molto coinvolgente che ci ricorda molto l’epoca degli artisti Motown nei primi anni Sessanta, quando le gesta dei Temptations, di Marvin Gaye e di Smokey Robinson & The Miracles cominciarono ad ammaliare il grande pubblico. Più recentemente abbiamo ascoltato e ammirato Prince, il genio di Minneapolis e personalmente - nell’ambito della black music - ho amato il soul molto tirato dei Tv On The Radio. Ecco, D’Angelo è una miscela ben riuscita di tutti questi ingredienti, un discepolo della musica Soul, un vero animale da palco, con quel fisico poderoso che ricorda Mike Tyson da cui esce quello che non ti aspetti: un sorprendente falsetto, incredibilmente melodico e armonioso. D’Angelo è considerato a buona ragione il nome di punta del Neo Soul e poco importa che gli elementi portanti della sua musica non siano del tutto originali perché lui si dimostra sempre all’altezza del suo repertorio, sia quando si esibisce in ballate quanto mai raffinate ed eleganti come Betray My Heart e The Charade, sia quando spinge sull’acceleratore, su Ain’t That Easy per esempio, ed il suo Groove contaminato e ribelle comincia a “puzzare“ di funky.
D’Angelo canta d’amore e di buoni sentimenti, ma non rinuncia alla denuncia sociale quando si sofferma a criticare la “police brutality” a Ferguson nel Missouri e a Baltimora. E’ lui il nuovo Black Messiah, per quanto ridondante il soprannome possa sembrare, è lui il nuovo predicatore della Musica Nera, che invita la sua gente a battersi ancora per i diritti, perché la lotta non è finita.
Sul finale D’Angelo ci regala il momento più bello dell’intera serata: l’esecuzione di Untitled, una sontuosa slow ballad tratta da 'Voodoo', un brano fin troppo morbido e vellutato, ma comunque capace di trasmettere emozioni profonde con quel suo “What does it mean /How does it feel?” che risuona all’infinito e tocca corde importanti in quanti ascoltano. Una canzone in linea con la tradizione Soul che D’Angelo ha rivisitato con intelligenza e con grande abilità per la gioia di tutti noi.
SETLIST:
Drone Ain’t That Easy Vanguard Theme Betray My Heart Spanish Joint Claire Fisher Interlude Really Love The Charade Brown Sugar Sugah Daddy
Encore Untitled (How Does It Feel?)
(Foto e video di D'Angelo alla Cavea dell'Auditorium sono di Giancarlo De Chirico)
Articolo del
08/07/2015 -
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