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Una aliena sbarcata sulla Terra con la sua personale attrezzatura di suoni, talvolta minacciosi oppure ispirati ad una pop dance elettronica di ottima fattura. Questa in sintesi l’esibizione di Annie Clark, più conosciuta come St. Vincent, talentuosa songwriter ed interprete americana originaria di Tulsa, Oklahoma, ma da qualche tempo residente a New York.
Questa sera ci ha presentato dal vivo in concerto brani tratti da 'St Vincent' il suo omonimo quarto album solista. Ispirata dalle poesie di Dylan Thomas, dalla musica di Nick Cave e collaboratrice in passato sia di Sufjan Stevens che di Beck, di Bon Iver che di David Byrne, leader dei Talking Heads, Annie Clark ha messo in scena uno spettacolo all’insegna di un Art Rock quanto mai sfrontato, elettrico e strabordante. St. Vincent, alla chitarra elettrica e voce, è accompagnata sul palco da Toko Yasuda, bassista giapponese (le due giovani donne sono entrambe strette in tutine spaziali di pelle nera ultra sexy, in perfetto stile “la Donna che cadde sulla Terra”), da Daniel Mintseris alle tastiere e da Matt Johnson, alla batteria. Il concerto si apre con l’esecuzione in rapida successione di Birth In Reverse e di Rattlesnake, due fra i brani più rappresentativi del nuovo disco e si capisce subito quale sia l’intento di questa giovane artista, già così affermata: raccontare un mondo al contrario, infrangere le regole, dare voce e forma alle possibilità, sperimentare sempre, anche al costo di aggredire il pubblico con assoli di chitarra tanto stridenti quanto ossessivi.
A metà strada fra spettacolo teatrale e concerto rock, uno show di St.Vincent non lascia indifferenti: genera irritazione e disgusto oppure suscita una adesione totale, nel corpo e nella mente! Un live act ricco di ingredienti diversi, che vanno dal funky all’elettronica, passando dall’acid rock alla musica psichedelica. Seguirla in tutti i suoi passaggi non è impresa facile: residui armonici compaiono su Cruel per esempio, e in poche altre occasioni. Il resto è un viaggio nell’allucinazione sonora più vera, luogo in cui talvolta è piacevole lasciarsi andare. Ho come l’impressione che lei cerchi di portare all’estremo un discorso iniziato oltre trenta anni fa dai Talking Heads, che voglia coniare il verbo di una pop dance futuribile. In un’intervista St Vincent ha osato definire le canzoni che scrive come “musica da party che però può essere suonata anche ad un funerale” e soltanto adesso capiamo cosa intendesse dire.
E’ puro intrattenimento, è vero, ci si diverte, i movimenti in sincrono che Annie disegna sul palco insieme a Toko Yasuda sono molto indovinati e in certe occasioni ricordano molto i burattini alieni di 'Blade Runner' o la donna venuta da un altro mondo di 'Under My Skin'. Ma talvolta il pop sintetico e decisamente raffinato di St Vincent diventa oscuro e volutamente indigesto, quasi come se cercasse il riscatto da quegli accenni dance appena ascoltati.
Divertente ed ironico il finale quando - al momento di salutare il pubblico - Annie e Toko tengono per mano uno striscione che reca la scritta “Marry us!”, parafrasi di quel “Marry Me” che nel 2007 segnò l’esordio di St Vincent come artista solista.
SETLIST:
Birth In Reverse Rattlesnake Surgeon Actor Out Of Work Laughing With A Mouth Of Blood Chloe In The Afternoon Sparrow Marrow Cheerleader Prince Johnny Every Tear Disappears Regret Cruel Digital Witness Bring Me Your Loves Huey Newton
Encore: I Prefer Your Love Your Lips Are Red
La foto di St.Vincent a Villa Ada è di Giancarlo De Chirico)
Articolo del
11/07/2015 -
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