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Dopo il bagno di folla per l’apertura di questa edizione del Pistoia Blues con i Mumford And Sons (serata praticamente sold out con quasi 8000 partecipanti), la situazione per il concerto dei Counting Crows, come prevedibile - ma non giustificabile - è molto più intima e rilassata, per non dire meno affollata, ma sicuramente più partecipe.
Il gruppo californiano, dopo essere recentemente passato per la nostra penisola lo scorso autunno con due date a Padova e Milano, torna per un bis estivo di tre date, tra cui, ovviamente la tappa in Piazza del Duomo a Pistoia. Per i più i Counting Crows sono “il-gruppo-di-Accidentally-In-Love”, brano contenuto nella colonna sonora del film di animazione 'Shrek 2' e nominato all’Oscar come Miglior Canzone Originale nel 2005, ma ad indicare che ridurre la carriera della band, attiva dai primi anni ’90, a una sola canzone non ha senso, Accidentally In Love non è neppure in scaletta, e del resto tra il pubblico nessuno la vuole veramente sentire, perché c’è molto di più!
L’atmosfera sin dall’inizio è divertita e rilassata, amichevole e ricca di emozioni. Adam Duritz conquista con la forza di una voce che non sembra aver subito il passare del tempo: mani in tasca e sentimenti alla mano, passeggia sul palco con i suoi distintivi capelli rasta e lo sguardo divertito, coinvolgendo il pubblico sin dalle prime canzoni, incantandolo e guidandolo con una semplicità istintiva e disarmante, probabilmente affinata in anni di pratica, ma non per questo meno vera.
Si parte con un tuffo nel passato con Rain King, dal loro primo album, per poi perdersi nell’allegria di Mrs Potter’s Lullaby e Mr Jones, e farsi di nuovo sommergere da un’onda di malinconia con John Appleseed’s Lament - dal loro ultimo lavoro, 'Somewhere Under The Wonderland', uscito nel 2014 – e dalla toccante Colorblind da 'This Desert Life' del 1999. Duritz e compagni stanno su palco come starebbero in un salotto con degli amici, non ci sono momenti morti, non ci sono cali emotivi, del resto non ci sono neppure effetti speciali, c’è solo un continuo scambio di sensazioni, battute, parole, e soprattutto c’è la musica, quella che con precisione chirurgica non ha bisogno di fuochi d’artificio per essere spettacolare e per entrarti nella testa. Molte delle canzoni dei Counting Crows sono in un certo senso malinconiche, ma mai tristi; hanno un po’ quel colore seppia degli amori passati, dei ricordi andati, che si perdono in un passato ammantato di malinconia proprio in quanto passato.
In un’atmosfera rilassata sfilano via Start Again e la dylaniana You Ain’t Going Nowhere da 'Hard Candy', la magia di Omaha da 'August And Everything After', Washington Square da 'Saturday Night And Sunday Morning' e poi ancora Big Yellow Taxi, cover della nota canzone di Joni Mitchell, A Long December da 'Recovering The Satellite', per poi tornare al loro ultimo lavoro con Earthquake Driver, Palisades Park, e di nuovo a 'This Desert Life' con Hangin’ Around in un crescendo che porta al gran finale con la dolcezza di Holiday In Spain.
Un concerto tutto da vivere sulla propria pelle, cantando, piangendo, scherzando, ridendo, guardando magari un po’ nostalgicamente indietro agli Anni Novanta, ma pensando: “Sono esattamente dove voglio essere, in mezzo ad amici, tra birre e sorrisi, in piazza in una calda serata di luglio ascoltando buona musica!”.
Articolo del
15/07/2015 -
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