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Non è poi passato così tanto tempo dall'ultimo incontro tra l'l'Italia e Carlos Santana, era infatti il 2011 quando il suo ultimo tour regalava ben tre tappe nel nostro paese, eppure sembra che non ci si incontri da una vita ... Già da mesi anticipato come uno dei concerti dell'anno il live di Santana al Pistoia Blues risulta essere più di un concerto, bensì un vero e proprio evento. Piazza Duomo, centro del palco del Pistoia Blues di ogni anno, risulta essere una delle tipiche location preferite del chitarrista, che spesso sceglie proprio borghi storici o arene per esibirsi in live la maggior parte estivi, la quale, insieme a tutto il centro, si veste letteralmente di "Santana". È infatti piacevolissimo oltre che emozionante, passeggiare nel centro storico ed incontrare chi é venuto apposta dalla Grecia, i fans decennali addobbati di tutto punto di gadget, la mostra Fender Vintage di chitarre rigorosamente a tema (sembra fatta apposta) o notare provenire dalle viuzze parallele le note di una chitarra di chi ispirato, sulla soglia di un negozietto d'epoca, smorza l'attesa. Tutto sa di lui e la chitarra e l'elemento protagonista dell'intera città ... ben nove quelle ad attenderlo sul palco, tra Fender e la sua devota Gibson, ma saranno solo due in fondo quelle che userà personalmente.
Puntualissimo sale sul palco alle 21.30 precise, non anticipato da nessun gruppo, forte di un pubblico già acclamante e quasi di già stretto nel perimetro della piazza oltre che di qualunque fascia di età. Silenzioso indossa una mise scura con rigoroso jilet stile mexican, gomma da masticare in bocca e rimane in silenzio per i primi tre/quattro pezzi solo musicali inaugurati da “Soul Sacrifice”. Ma é quando abbraccia una bellissima Gibson rossa che riconosciamo Santana, anche se per poco ... Ad accompagnarlo in pezzi famosi come Corázon Espinado e Maria Maria, poco distanti nella scaletta, due cantanti di colore che irrompono sul palco e nel concerto successivamente, dandogli immediatamente un'impronta, scopriremo più tardi, forse un po troppo afro/latina che marchierà lo spettacolo rimanente di una personalità decisamente ingombrante. Sul grande schermo compaiono così immagini di tribù, paesaggi geografici che si fondono perfettamente alle percussioni che prendono il sopravvento e si allungano di cinque minuti in cinque minuti (Jin-go-lo-ba).
Tutto si veste di qualcosa che scorre per conto proprio e che non rende partecipe. Interagisce poco col pubblico Santana e si fa indietro per offrire la prima scena ai suoi musicisti che insieme a lui spaziano anche tra un medley di cover. Tuttavia però, le molte grandi assenti non fanno altro che dare spazio ad uno spettacolo che in fondo, sembra lasci un pò di amaro in bocca ... per non dire vuoto. Entusiasti i fan, poco meno chi lo vede la prima volta che apprezza qualche virtuosismo protagonista soprattutto in Europa (Earth's cry, heaven's smile) ma che si aspettava qualche brivido in più. Preferiamo pensare di aver scoperto un chitarrista di fama mondiale un pò troppo timido, forse, che lascia poco da dire in un live che, attingendo da quarant'anni di carriera avrebbe potuto raccontarci e trasmetterci molto ma molto di più e rappresentare un bel ritorno che invece, rimanendo intrappolato in aggettivi quali distaccato e poco idolatrante, é segnato da una sorta di silenzio che lo rende solo dei protagonisti del palco.
Articolo del
31/07/2015 -
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