Rover Rover live @ Monk Club – Roma, 10 febbraio 2016 Roma  10/02/2016 di Valerio Di Marco

Se state cercando la reincarnazione di Jeff Buckley, probabilmente la troverete in questo omone trentottenne francese il cui carico di espressività è proporzionale alla sua mole. Quattro anni fa incantò il mondo con il suo album d'esordio omonimo, seguito lo scorso novembre da ”Let It Glow”, ed entrambi ce li ripropone nelle parti salienti sul palco del Monk Club in un'ora e venti di spettacolo che fila via come il vento.
Timothée Regnier, in arte Rover, è diverso dalla gran parte dei cantautori contemporanei, a partire dal fatto che tutto sembra meno che un rocker. Semmai lo vedrei meglio come protagonista di un'opera teatrale di Dumas, con quel viso buffo e ammiccante che ricorda vagamente Gerard Depardieu.
E poi è strana anche la sua parabola di vita, con il trasferimento a New York, dove ha condiviso il liceo con membri degli Strokes, e poi in Libano, prima di tornare in Francia. Ma tutto ha senso solo alla luce del talento, e il suo gli si accende intorno come un'aura luminosa non appena appare dalle retrovie entrando in scena sulle note dell'iniziale Along.
Niente preamboli nè pomposità nè barocchismi. Il songwriting di questo straordinario compositore va dritto al nocciolo e i brani fanno centro al primo affondo susseguendosi a ritmo vorticoso tra una battuta e l'altra. Sì perché lui è pure simpatico, il che non guasta.
Però quando si tratta di suonare la prende tremendamente sul serio, attorcigliandosi sulla sua sei-corde come un ossesso e dando fiato a mondi sonori decadenti che odorano di muschio, squarciati qua e là da quel falsetto che devasta i cuori per poi improvvisamente cambiare registro e diventare ora implorazione, ora imprecazione. Buckley, Yorke e soci hanno fatto scuola.
Il tutto poi è sorretto da una band che ci dà dentro alla grande creando un muro di suono impressionante tra rock, folk, glam e lampi dark-wave alla Interpol e Placebo. Per l'affiatamento che tutti e cinque dimostrano sul palco, ci si direbbe più al cospetto di una band che di un artista solista.
Tra i brani eseguiti - una quindicina, inclusi tre bis - ci sono gran parte di quelli del nuovo album e alcune perle del primo, tra cui ovviamente Acqualast, che è già un classico, e le bellissime Full Grace, Rembember e Champagne...per brindare a un incontro che sicuramente non dimenticheremo.
Articolo del  11/02/2016 -  ©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati