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Dopo un opening act squisitamente elettronico e molto sperimentale proposto da Sam Prekop, leader di una band nota con il nome di The Sea and Cake, ma qui in versione solista, incominciano i preparativi per sistemare il palco dei Tortoise. Vengono da Chicago e sono musicalmente attivi dalla prima metà degli anni Novanta. Pubblicano dischi una volta ogni tanto e ancora più raramente vengono in tour in Europa. Ecco perché non si trovava più un biglietto da acquistare al Monk, locale che ospita il loro atteso concerto. Il nome Tortoise è originariamente legato a quell’etichetta di “post rock” che accomunò tanti gruppi di quel periodo, band di difficile collocazione perché discendenti dal rock, ma decisamente più oscure e sperimentali. Ebbene, adesso possiamo dirvelo, il collettivo musicale guidato da John McEntire, alle tastiere e alla batteria, è andato ben oltre quella definizione, adatta forse soltanto per il periodo che va da album come 'Millions Now Living Will Never Die' del 1996 fino a 'Standards' del 2001. Adesso musicalmente sono un meraviglioso ibrido di un mucchio di cose, dal rock al jazz, dalla fusion al drum‘n’bass, passando per la musica elettronica, il dub, il funky, citazioni dalla musica minimale e perfino attraverso certo morbido esotismo tipico della lounge music o ancora suggestioni cinematiche alla Ennio Morricone.
Accanto al sopra citato McEntire troviamo Jeff Parker, alla chitarra elettrica, Doug McCombs, al basso, John Herndon, alla batteria e alle tastiere e Dan Bitney, alle percussioni. I Tortoise presentano dal vivo composizioni come Shake Hands With Danger, Tesseract e Ox Duke presenti su 'The Catastrophist', il loro nuovo album, un disco davvero eccellente. Ma non mancano citazioni dal loro importante passato, che si mescola con naturalezza al nuovo approccio musicale.
E’ un live act solo strumentale, centrato su sonorità molto percussive, supportate da cadenze ritmiche molto alte, a tratti fragorose. Spesso troviamo i due batteristi, John McEntire e John Herndon, uno di fronte all’altro, al centro della scena, impegnati a supportare le chiavi melodiche interne alle diverse composizioni. Una sorta di groove dinamico e folle, molto cerebrale che ricorda a tratti certi esibizioni di Herbie Hancock. La linea del basso di Doug McCombs è iperattiva e onnipresente. Mentre gli interventi della chitarra di Jeff Parker disegnano linee di orizzonte lontane; come se non bastasse, ai due batteristi, si aggiunge spesso e volentieri Dan Bitney alle percussioni e il set dei Tortoise diventa esplosivo. E’ un po’ come accendere la miccia accanto a del materiale altamente infiammabile: la musica di questo quintetto di polistrumentisti da Chicago si trasforma ben presto in un qualcosa di assolutamente originale.
Sonorità fantastiche, ora distorte ora accecanti, frutto di percussioni controtempo, di una chitarra graffiante, e del suono di tastiere sempre molto seduttive al cui interno è un piacere perdersi con la mente, viaggiare lontano.
SETLIST:
1. The Catastrophist 2. Tesseract 3. Eros 4. Ox Duke 5. Blackjack 6. The Taut and Tame 7. The Clearing Fills 8. Shake Hands With Danger 9. Glass Museum 10. Gesceap 11. Hot Coffee 12. Yonder Blue 13. At Odds With Logic 14. Ten-Day Interval 15. Crest 16. Seneca
(La foto dei Tortoise al Monk è di Giancarlo De Chirico)
Articolo del
22/02/2016 -
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