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Un gran numero di persone ha accolto la scorsa settimana The Aristocrats al Planet di Roma, occasione ghiotta per gli amanti del virtuosismo musicale e del medley di vari stili, dal prog rock al blues. Un vero e proprio super gruppo quello composto da Guthrie Govan (chitarra) Marco Minnemann (batteria) e Bryan Beller (basso), formatosi nel 2011 in occasione del NAMM, la fiera musicale americana fra le più grandi al mondo, e visto il clima fra il pubblico eterogeneo accorso, la loro venuta a Roma era quanto mai attesa da molti.
L’avvio della serata è alle 22, puntuali (la band riprenderà subito il viaggio per proseguire il tour mondiale) e l’accoglienza è davvero calda. Prendono posto sul palco da sinistra Govan, al centro Minnemann e a destra Beller. Tutto molto semplice, nessuna scenografia, solo strumenti e amplificatori, tutto abbastanza raccolto attorno ad una batteria per niente mastodontica ma tutt’altro che scarna. I tre sembrano molto contenti ed entrano subito in sintonia col pubblico. Quando leggerete la scaletta non potrete fare a meno di notare che sono “solo” undici pezzi compreso il bis, ma questo non deve trarvi in inganno. Il live, godibilissimo e divertente, è durato due ore piene. Parliamo di pezzi strumentali di durata superiore alla media, inframezzati da lunghi racconti di aneddoti legati alla scrittura del pezzo o alle circostanze che hanno ispirato la sua realizzazione, protagonista e narratore ognuno di loro di volta in volta. Nell’esecuzione si sono dimostrati dei veri e propri virtuosi del proprio strumento. Lunghi assoli di chitarra accompagnati da parti ritmiche incisive e sferzanti. Da parte mia, non essendo un’esperta di chitarre, ho apprezzato di più il lungo e articolato assolo di batteria di Minnemann (in particolare quello su Desert Tornado) che oltre ai colpi e rullate rapidi e decisi, si è concesso il lusso di giocare un po’ con le bacchette, alternando anche colpi ai piatti con le dita, e usando anche alcuni giocattoli sonori di gomma (avete presente il maiale che grugnisce o il tacchino che gloglotta? Ecco), giocattoli che sono stati protagonisti anche del finale, dove i loro suoni sono stati inseriti nell’arrangiamento della canzone, riprendendo il riff di 'The Wall' e concedendo a Minnemann l’opportunità di una battuta: poter imitare i Pink Floyd di 'Animals' mimando la scenografia con il maiale che vola sulla sua batteria…
Insomma, buona musica, ma anche divertimento con tre personaggi dall’aria comune che si sono espressi con grande generosità, parlando molto con il pubblico (anche con qualche parola in italiano) e chiedendo la sua partecipazione. In platea ho visto tanti giovani (musicisti anche) e persone di età un po’ più avanzata accompagnate da giovanissimi, questo per dimostrare che in questo caso è la qualità del prodotto ad attirare le persone ad un concerto e non l’epoca alla quale appartengono i musicisti o la loro età anagrafica. Torneranno sicuramente (così hanno annunciato) perché sanno che qui hanno un gran numero di fan, e questo non potrà che farci piacere.
SETLIST:
Stupid 7 Jack's Back Texas Crazypants Pressure relief Louisville Stomp Culture Clash Pig's day off Desert Tornado Smuggler's Corridor The Kentucky Meat Shower
Encore Get it Like That
(La foto degli Aristocrats al Planet è di MG Umbro)
Articolo del
23/02/2016 -
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